Cosa ci faceva Massimo Bossetti il 6 dicembre del 2010 a Chignolo d’Isola? Il suo cellulare avrebbe infatti agganciato le celle telefoniche di una zona compatibile con quella dove è il campo in cui è stato trovato il corpo senza vita di Yara Gambirasio. Il carpentiere però si è difeso: “Non frequentavo quelle zona e quel giorno sono andato lì per comprare materiali per l’edilizia”. La sua versione è stata però smentita, o comunque è stato accertato che non esistono fatture a suo nome rilasciate quel giorno dal magazzino. Questa data è stata evidenziata dagli inquirenti in rosso perché Yara è scomparsa da dieci giorni, due giorni prima i carabinieri arrestassero – con l’accusa di averla rapita – il marocchino Mohammed Fikri (poi rilasciato). Inoltre, è la prima volta che la cella telefonica è agganciata dal cellulare di Bossetti, nella zona del campo di via Bedeschi, zona in cui è stata ritrovata il 26 febbraio 2011 la piccola ginnasta. Il muratore continua a dichiararsi innocente e al gip dirà che non ricorda, ma che era una routine andare a Chignolo, dove si riforniva di materiale per il suo lavoro e che di solito poi si fermava in un bar-pizzeria di via Donizzetti, che si trova in centro. Insomma, dalle celle telefoniche risulterebbe la sua presenza sul luogo del delitto. (Serena Marotta)



“Pregate per i figli di Bossetti”, così dicono la mamma e il papà di Yara in una lettera, pubblicata oggi da “L’eco di Bergamo”. Don Corinno ha telefonato a Fulvio Gambirasio per dirgli che “il vescovo e tutti noi preghiamo per la sua famiglia”. Lui gli ha risposto: “Dì al vescovo e a tutti i brembatesi di pregare per i figli di quell’uomo. Hanno bisogno delle vostre preghiere”. È incredulo il papà di Yara: “Io spero con tutto me stesso che non sia lui l’assassino di Yara. Quando si pensa a uno che commette un atroce delitto, lo si immagina come un disadattato, una persona truce, magari sotto l’effetto della droga. Non riesco a credere che possa essere un papà”. Nonostante ciò rimane in carcere Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo che è stato arrestato lo scorso giugno per l’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa da casa il 26 novembre 2010 e trovata uccisa dopo tre mesi in un campo a Chignolo d’Isola. (Serena Marotta)



Un secondo filmato, realizzato dalla telecamere di sicurezza di una banca, rende sempre più inconsistente la difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, l’assassino di Yara Gambirasio. L’indiscrezione viene riportata da L’Eco di Bergamo: un secondo occhio elettronico, oltre a quello della telecamera di una stazione di servizio nei vicino alla palestra dove si allenava Yara Gambirasio, avrebbe ripreso il furgone bianco del muratore. La sera della scomparsa della ragazzina, le telecamere di fronte alla Città dello Sport di Brembate Sopra erano rotte, mentre erano funzionanti quelle della Banca di Credito Cooperativo di via Rampinelli, di fronte al ristorante Nel video si nota il passaggio di un furgone cassonato, con quattro fari e una striscia scura sulla fiancata. L’Iveco Daily di Massimo Bossetti ha queste caratteristiche: cassonato, striscia rossa. 



Sono in corso le analisi del Ris di Parma sui campioni prelevati nei giorni scorsi dalle due vetture di Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. I test proseguiranno per tutta la giornata di oggi, alla presenza del consulente della difesa, Sarah Gino, e di quello della famiglia Gambirasio, Giorgio Portera, le stesse persone che hanno assistito nei giorni scorsi ai rilievi sulla Volvo grigia e sul furgone Iveco Daily di Bossetti. Gli inquirenti continuano ad analizzare anche le immagini registrate da alcune telecamere di sorveglianza di Brembate, in particolare quella di un distributore che si trova proprio davanti alla palestra da cui la tredicenne sparì la sera del 26 novembre 2010 e che potrebbe aver ripreso il furgone bianco del muratore.

Verranno di nuovo convocati i quattro muratori che lavoravano con Massimo Bossetti a Palazzago. Li ha citati come testimoni Massimo Bossetti ma in realtà erano già stati sentiti dagli inquirenti. Il presunto killer di Yara Gambirasio vuole che si testimoni che subì un furto di alcuni suoi strumenti di lavoro tra cui il taglierino con cui, dice, si tagliò sporcandolo di sangue. Quel taglierino, dice ancora Bossetti, potrebbe essere poi stato usta dall’assassino e questo significherebbe perché sul corpo di Yara ci sia il suo dna. 

Nuove immagini delle telecamere di sorveglianza di una stazione di servizio mostrerebbero Massimo Bossetti vicino alla palestra da cui quella sera del 26 novembre 2010 sarebbe uscita Yara Gambirasio. Nel dettaglio, le telecamere lo filmano alle ore 18 e 01, dunque poco prima che la ragazzina uscisse e poi facesse perdere le tracce. Nelle immagini si vede il furgone del muratore  riconoscibile per un catarifrangente diverso da quelli di serie del mezzo, montato in precedenza dallo stesso Bossetti. Il presunto killer intanto continua a dichiararsi innocente e durante l’ultimo interrogatorio ha dato la sua versione del perché il suo dna era sugli slip di Yara. Dice Bossetti che qualcuno in cantiere gli aveva rubato alcuni dei suoi strumenti di lavoro, tra cui un taglierino quello usato per l’omicidio, taglierino con il quale si era ferito al lavoro lasciandovi del sangue. Questo spiegherebbe secondo lui la presenza del dna sugli indumenti di Yara.