Mia cara Pamela,
ti scrivo perché ho avuto la spiacevole notizia del tuo quarto divorzio, la seconda con lo stesso uomo e dopo qualche mese appena; le tue parole piene di infelicità pubblicate su facebook mi hanno proprio commosso, dunque ecco, vorrei offrirtene qualcuna di consolazione.

Certo ormai sarai abituata a divorziare, penseranno in molti; così come ho già letto alcune malevole supposizioni in merito alla causa di questa precoce rottura, che si riferiscono a una vincita miliardaria da condividere, in quanto con il tuo ex eravate in regime di comunione dei beni. 



Tu però te le vai a cercare certe illazioni, perché scrivi: “Cosa ho fatto? Sapevo che era sbagliato fin dall’inizio… mai sposare un uomo ricco”.

Ma lo sai che la stampa ci va a nozze con certe dichiarazioni; vedere un vip che piange, si pente, si commisera, è roba che fa vendere. In realtà tutto ciò che riguarda una persona famosa fa vedere, lo si sa, soprattutto quando le notizie sono brutte, chessò, la Angiolina Jolie che si droga (c’è un video adesso che circola), l’altra che perde il bambino, quello che si imbottisce di farmaci, l’alcolizzato da ricovero, ma anche soltanto un bello strato di cellulite spalmata sul didietro o le smagliature della ex soldato Jane (lasciata dal marito poco più che ventenne). Tu però hai preso l’iniziativa, tu lo hai lasciato. E lo hai ben chiarito.



Tu, un animale da palcoscenico, non c’è che dire; tu, che hai trasformato un bellissimo seno naturale in una esaltazione di silicone. Tu, che hai dichiarato di essere stata abusata a dodici anni e a sedici stuprata dal tuo fidanzatino con il branco dei suoi amici. Tu che hai collezionato 14 copertine di Play Boy, un record. 

Tu, che sarai sempre per tutti noi la bagnina di Baywatch, il motivo per cui gettarsi nell’oceano, annegare e meritare una respirazione bocca a bocca…

Mia cara Pamela, tu sei buona dentro e fuori: vegetariana da adolescente, ti batti da sempre per i diritti degli animali, il tuo sito di facebook è ripieno di foto da voltastomaco; in effetti dici che sei stata amata solo da loro, e dai tuoi figli, poi (sembri assomigliare alla Bardot, in questo, ma non solo). 



E soffri: nessun uomo ti ama. 

«Mi piace essere innamorata», hai aggiunto, «ma le aspettative rendono impossibile essere felici o soddisfatti. Non c’è un uomo che sa come deve comportarsi con me. L’amore è malsano». 

Hai messo un salmo sulla tua bacheca e dichiari che credi in Dio, il Suo amore vincerà ogni male: “evil” questo il termine, il Male. Scusa, mi sono persa. 

Sto brancolando tra i tuoi pensieri, comincio a comprendere quanto ti possa sentire confusa. Forse hai bisogno anche tu di un massaggio cardiaco, di una scossa defibrillatoria.

Senti, cominciamo daccapo, per quanto si può: parlare d’amore ormai è come infilarsi una tunica d’ortiche.

Il primo consiglio che mi sento di darti è quello di smettere di cercare l’amore, gli amanti.

Mi dirai che lo hai già capito, ami appunto solo gli animali. No, non intendevo quello.

Smetti di cercare l’amore e comincia ad amare te stessa.

Smetti di innamorarti di tutto e di più.

Guardati dentro e comincia a amarti. TU.

Non della serie: cosa mi piace di me (il seno), cosa valorizzare (sempre il seno, d’accordo)…, no.

Comincia a chiederti chi sei, non come sei. 

Eppoi: perché dovrei amarmi?

Oh, mi dirai, ci sono i corsi di auto-aiuto, le sedute di psicanalisi, la meditazione, le tre famose scimmiette-domande: chi sono, dove vado, perché sono…

Giusto, niente moralismi, rischiamo sempre di cascarci.

Eppure, la frase giusta è questa “ama il prossimo tuo come te stesso”, ecco, l’ho detto.

Il “come te stesso”, intendo. Amare chiunque, anche gli animali, presuppone un amore a sé; è imprescindibile.

L’amore, quello sano, parte sempre da una domanda su di sé. E capisce di essere incolmabile.

Hai perfettamente ragione sai: nessun uomo potrà mai colmare la domanda che un essere umano ha su di sé, sui suoi figli, sul suo destino amoroso. Perché noi vogliamo essere amati infinitamente, senza compromessi e senza fine, senza soldi o soddisfazioni.

Allora, perché sposarsi? 

Non lo so. Certi patti o certe scommesse non sono fatti per me. In effetti quello che ho fatto io è sempre più raro e misconosciuto; ho preso un uomo che Dio mi ha dato. GlieLo ho chiesto e Lui me lo ha dato. Solo un uomo, normale; bello però, sai.

Eppoi ogni giorno Gli chiedo di poterlo amare. A volte lo faccio, altri giorni, mesi, sono terribili. Ma poi Lui torna a farmi innamorare, dello stesso uomo, questo mi ha promesso nel Sacramento.

E quando proprio non riesco a sentirmi innamorata, allora torno a me: decido di amarmi, un po’ di più. Mi compro un vestito, mi taglio i capelli, leggo poesie.

Vado a cercare un’eucaristia, cioè un abbraccio di carne. Lo pretendo: dammi da amare anche mio marito. Resuscitami il cuore mio Dio. E Lui lo fa.