La professoressa Lo Schiavo schiavizza gli allievi. Nomen omen. Si è aggiudicata la palma di docente più severa d’Italia: boccia il 70% dei suoi studenti. Ma non si tratta di timidi e tremebondi bambini di scuola elementare. La professoressa Lo Schiavo è docente di chimica generale e inorganica all’Università di Messina. Dunque insegna a giovani diplomati tra i 19 e i 24 anni, più o meno, uomini donne, formati e avvezzi a qualche provvido ostacolo.



Suona odioso parteggiare per la prof cattiva, ma è necessario e per le stesse ragioni che lei adduce, dopo gli onori (o l’infamia) di un pezzo su un quotidiano nazionale. Dopo le accuse e le richieste di giustificazioni, l’interessata non nega e non si scusa affatto, ammette serenamente la colpa. “E’ vero, sono severa. Preferisco che mi odino, ma escano preparati dai miei corsi”. Prima dell’esame sottopone i suoi ragazzi a un pre-esame: dieci domande e risposte scritte, a tempi stabiliti.



Disastri. E lei, che non ama meno i suoi ragazzi che i delfini e i cavallucci marini, tutt’altro, cerca di rimediare ai guasti di scuole superiori superficiali e lassiste. Irresponsabili, non solo perché sfornano studenti impreparati, ma soprattutto perché li rendono presuntuosi e pretenziosi, convinti di genialità incomprese, creduli che la maturità sia lo scoglio più aspro, e il resto un surfing leggero tra onde morbide. E’ così dappertutto, mica solo a Messina, mica solo a biologia marina. Dopo decenni di permissivismo spinto, di ideologici voti politici di docenti-amici, quando sotto i 27 si scatenavano rivolte di ateneo e di piazza, le maglie si sono strette parecchio e c’è chi ancora se ne stupisce o indigna. Poi ci lamentiamo pure che le statistiche internazionali sull’università ci collochino ai livelli più bassi e importiamo soprattutto per le materie scientifiche ragazzi preparati dai paesi più lontani.



La professoressa Lo Schiavo rivendica orgogliosamente il suo compito senza sconti: d’altronde, non si è obbligati a frequentare l’università e neppure biologia marina, anche se il mare di Sicilia ne avrebbe bisogno, di esperti sul campo. Pur essendo in apprensione per lo stato delle nostre acque, non ne faccio una questione ambientalista, giammai: ci vogliono laureati eccellenti anche in letteratura latina, giurisprudenza o economia aziendale. Se per questo serve superare strettoie più ardue, pazienza. C’è pur qualcuno che viene promosso, dalla prof terribile.

Se poi lei esagera, ed è possibile (il mondo è pieno di insegnanti schizofrenici, egocentrici, frustrati), ascoltando le leggende che fioccano nelle sue ripetute bocciature, il rettore sottoponga i suoi studenti depressi al vaglio di un’altra docente di chimica. Se troverà di fronte dei Nobel in erba, saprà riconoscere l’eccessiva severità della collega, e commendarla, o farla trasferire d’ufficio. Può darsi allora che biologia marina diventi improvvisamente meno ambita e meno interessante. Che fiocchino rimpianti per quella donnina arcigna e inflessibile, che però ti faceva sentire davvero all’altezza, se riuscivi a sfangarla. E come metterla, putacaso, se trapiantata a Genova si mette a comminare voti alti, complimenti e baci accademici? Il confronto rischia di essere penalizzante, e rivangare antichi dissidi nord-sud…

Suggerimento per gli allievi: egregia professoressa, simulazioni d’esame, con votazioni reali e ripetizioni con lei e suoi assistenti per chi proprio non riesce a capirla. Veniamo in Uni apposta, pure fuori orario, e con testimoni. Accetta la sfida? Tra adulti si fa così, non si piagnucola.