La lebbra schifosa è arrivata al momento del caffè. Eravamo a Milano in uno di quei posti vicino a via Montenapoleone in cui, all’ora di pranzo, prendi una cosa, un’insalata. Il mio amico ha mutato lo sguardo e mi ha parlato di Clemente, suo parente, una persona onesta, che si è rovinato con il blackmailing. Io non ho detto niente perché non c’ho capito niente. E dopo che me l’ha spiegato ho continuato a non capirci niente. Mi colpiva solo che nella nostra società occidentale – per ora avviene soprattutto nelle grandi città – si stesse diffondendo una lebbra perversa molto sottile perché apparentemente immateriale e quindi ancor più pericolosa: il blackmailing, tecnicamente una parafilia, cioè siamo nello psichiatrico. È un feticismo relativo al sesso ma che non coinvolge direttamente l’attività sessuale. Clemente provava piacere nel sentirsi ricattato da una donna – per l’esattezza si chiama mistress – che pretendeva da lui soldi, servizi o altri favori (tutti non sessuali) in cambio della “salvezza” dalla “rovina su internet”.
Clemente è un signore vero, è parente del mio amico, è grassottello e fa l’avvocato. Ha cinquant’anni circa, non è sposato ed è abbastanza ricco. Dava ad Asia – ventiseienne universitaria – cento (100!) euro al giorno perché non diffondesse su Facebook suoi dati sensibili intimi e, diciamolo pure, vergognosi. Un giorno non c’è l’ha più fatta a pagare e la rovina è arrivata: Asia ha distrutto Clemente su Facebook. Detto tra parentesi, Asia è una che con questa attività si è comprata in questi mesi tre appartamenti di lusso in contanti.
Il pin e il PayPal buttano sulla risacca della vita il cadavere dell’amore e ti fanno una domanda: quella di chi è arrivato a leggere fin qui e continua a dirsi che non capisce di cosa stiamo parlando. La questione è: qual è l’oggetto dello scambio? Cioè, Clemente per che cosa paga? Dal momento che è tutto mentale, che non c’è sesso né fisico né virtuale, che cosa compra Clemente? La risposta è pazzesca, per questo non si capisce: Clemente compra di essere dominato. Mentalmente.
Siamo arrivati a questo punto ed è molto pericoloso. Molto. Perché ci sono dentro soprattutto i ricchi. E voi direte: meno male, sono salvo, perché io non ho un euro. E invece no, è un guaio, perché i ricchi sono quelli che dovrebbero far ripartire il paese, investire, creare posti di lavoro, prendersi delle responsabilità. Clemente era un bravo avvocato, poteva essere un medico, un manager, e invece di costruire la sua vita, la sua famiglia, e con essa il paese, trovava che l’unico modo di riempire il buco d’amore della sua esistenza, era il financial domination (sì, il blackmailing ha già anche dei sinonimi).
Insomma ci vanno di mezzo loro ma se loro sono quelli che devono far ripartire noi, ci andiamo di mezzotutti. Perché l’amore, quello di cui il blackmailing con il suo dominio vorrebbe riempire il vuoto, è qualcosa di reale, crea dei rapporti reali, di quelli che fanno bene all’economia del paese. L’amore c’entra colblackmailing perché amare, insegna Ratzinger sull’onda di Pieper, è dire “per me è importante che tu esisti”. E invece l’antitesi dell’amore, il potere – quello per cui Clemente vuole essere dominato da Asia -, è dire “è importante che tu esista per me“.
Sposti il complemento alla fine della frase e cambia tutto. Messa così, la questione suona ancor più vicina, quotidiana. Perché di gente che non ama e non è amata, e che sublima quell’assenza tremenda nel potere, ne conosco tanta. E siccome può essere un fatto puramente mentale, può riguardare chiunque. Avvocati, imprenditori, giornalisti. Anche noi preti. E non c’entra la pedofilia, c’entra il dominio. Io posso godere nel “dominare” chi si confessa con me, chi fa direzione spirituale con me e – cosa ancora peggiore – c’è chi gode nell’essere dominato, dominata, anche solo spiritualmente, mentalmente. Perché almeno in questo modo è certo di vivere nell’universo mentale di qualcuno. Al limite, come nel blackmailing, in quello di chi pago.