Tra coloro che sono celebrati dalla Chiesa cattolica nella ricorrenza del 18 luglio, va ricordato anche Sant’Arnolfo. Nato a Lay-Saint-Cristophe il 13 agosto del 582, fu vescovo di Metz oltre che consigliere spirituale di alcuni sovrani. La sua nascita è ancora circondata da molte incertezze. In base ad alcune fonti si tratterebbe di un appartenente a una famiglia dell’antica nobilità cavalleresca, mentre altre lo indicano in qualità di figlio del margravio della Schelda e vescovo di Metz, Arnoaldo. Un esperto di genealogia, lo storico transalpino Chrstian Settipani, lo fa discendere a sua volta da Bodogiselo, un nobile dell’Austrasia, ovvero della regione che oltre a Metz comprendeva una parte del Belgio, la Lorena e l’Alsazia. Più sicure le notizie sui suoi studi, prima di convolare a nozze con una aristocratica, Doda, dalla quale avrebbe avuto due figli. Entrato al servizio del re dell’Austrasia, Teodeberto II, nel 612 fu all’improvviso eletto a vescovo di Metz, nonostante il fatto di non essere neanche sacerdote. La sconfitta dello stesso sovrano, avvenuta un anno dopo da parte del fratello di Teodorico II di Borgogna e seguita dalla sua uccisione rimescolò però le carte, come del resto consuetudine in una epoca che vedeva la Gallia in mano ai Franchi dividersi in una lunga serie di lotte intestine portate avanti con modalità estremamente sanguinose.Alla morte di Teodorico II, avvenuta anch’essa nel 613, l’Austrasia fu quindi unita alla Neustria, ovvero la parte occidentale della Gallia, e alla Borgogna e affidata a Sigeberto II. Fu in questo quadro che avvenne la dcisione da parte di Arnolfo di porsi a guida della rivolta congiunta di clero e nobilità contro una situazione giudicata ormai intollerabile, I rivoltosi si affidarono a Clotario II, sovrano della Neustria, rifiutandosi di combattere contro di lui nella battaglia decisiva avvenuta presso l’Aisne. Lo stesso Clotario II, dopo aver posto fine alla reggenza autoritaria di Brunechilde, uccidendola ancora una volta in modo efferato, prese la guida della nuova entità territoriale. Una delle sue prime decisioni fu proprio quella di affidarsi ad Arnolfo in qualità di suo consigliere, dandogli allo stesso tempo il compito di seguire l’educazione di Dagoberto, il figlio, da svolgere insieme a Pipino di Linden, anche lui in seguito proclamato santo. Un compito assolto con grande acume, se solo si pensa che proprio Dagoberto riuscirà infine a morire nel suo letto, senza abbandonarsi agli atti di crudeltà che avevano per lungo tempo distinto i suoi predecessori.



Nel 614 lo stesso Arnolfo fu quindi nominato vescovo di Metz, riuscendo però a confermare gli incarichi ricoperti all’interno della corte. Andrebbe peraltro specificato che non si tratta dell’unico padre di famiglia chiamato all’epoca ad assumere il ministero, in quanto il celibato ecclesiastico non era ancora entrato a far parte della disciplina ecclesiale e non vedeva quindi una sua applicazione rigorosa. Sempre in funzione di capo della diocesi lo stesso Arnolfo partecipò in seguito ai concili ecclesiastici organizzati prima a Clichy e poi a Reims. Proprio questi due concili rappresentano una sorta di cesura nella sua vita, in quanto negli anni successivi decise di abbandonare sia gli incarichi detenuti a corte che il vescovado, sino a sparire letteralmente da Metz, nel corso del 627. Una scomparsa approvata del resto da Dagoberto e seguita dal ritiro in un monastero fondato da Romarico, altro esponente di spicco della vita di corte e delle strutture ecclesiastiche, che aveva deciso di staccare con la sua vita precedente. I due decisero infatti di concentrarsi su questioni più attinenti alla spiritualità presso Remiremont, riuscendo infine a raggiungere una serenità mai goduta nel periodo precedente.



Proprio a Remiremont, nel 641, si spense ormai in odore di santità, tanto da spingere autorità e fedeli a traslare i suoi resti mortali nella basilica di Metz a lui stesso intitolata, nella città che lo avrebbe poi proclamato patrono. Una serie di onori dovuti in particolare al grande equilibrio con il quale esercitò il suo incarico e anche dall’impressione suscitata dalla decisione presa di ritirarsi in monastero per seguire la regola di San Colombano. Va infine ricordato che proprio Arnolfo è considerato il capostipite della dinastia carolingia, per effetto del matrimonio contratto dal figlio Ansegiso con la figlia di Pipino di Landen, Begga, dal quale sarebbe nato il bisnonno di Carlo Magno, Pipino di Herstal.

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