Sono ben 33 giorni che Massimo Bossetti, sospettato dell’omicidio di Yara Gambirasio, tredicenne di Brembate, si trova in carcere: dal 16 giugno del 2014. Nulla, in confronto ai 22 anni che don Fausto Resmini ha passato dicendo messa per tutti i detenuti che sono in cella, lì a Bergamo. E non solo, ogni giorno ascolta testimonianze, ascolta voci di assassini, di stupratori e di persone che hanno commesso ogni genere di crimine. Lui stesso, però, ammette che “E’ consapevole di andare incontro ad un uomo, prima che ad un indagato per omicidio, detenuto in cella” e si è dimostrato in grado di tenere fede a questa considerazione quando ha ammesso di aver incontrato il detenuto Bossetti. Ogni giorno, da quando gli è stato concesso, fa visita al presunto killer di Yara Gambirasio, e insieme parlano. “Del resto si coglie chiaramente che per lui il nostro non è solo un appuntamento di fede e di preghiera. La visita quotidiana attenua e spezza la sua situazione. Aiuta forse a guardare oltre.” afferma il parroco e ammette che la solitudine di Bossetti, giustificata forse dalla cella di isolamento in cui deve stare e dalle visite della famiglia con cadenza settimanale, lo spingono a cercare la sua compagnia e il suo ascolto.   



Nella puntata di ieri, venerdì 18 luglio, del programma tv Segreti e delitti, condotto da Gianluigi Nuzzo e Alessandra Viero, trasmesso su Rai 3, sono emerse delle novità interessanti per quanto riguarda il caso di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto omicida di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra che è scomparsa il 26 novembre del 2010. Durante la trasmissione, i due conduttori hanno avuto modo di mostrare un video, ad opera dell’inviata di Mediaset Gabriella Simoni, in cui appare un fermo immagine che ritrae un uomo che sembra essere lo stesso Bossetti, che ormai è in carcere con accusa da omicidio. La cosa curiosa del video è proprio la data: 26 febbraio 2011, ovvero il giorno in cui il corpo della ragazzina veniva ritrovato dalle autorità. La reporter di Mediaset stava girando un servizio proprio intorno a mezzanotte di quella data e alle sue spalle sembra proprio che il fermo dell’immagine riveli la presenza sul luogo di Bossetti, che dietro alle telecamere cammina e parla al telefono. In studio, inoltre, si pensa alla possibilità che Yara avesse conosciuto Bossetti prima della terribile vicenda, altrimenti non avrebbe dato fiducia ad un estraneo e non si sarebbe lasciata avvicinare: naturalmente questa rimane un’ipotesi, che in ogni caso può essere utile considerare.



Immagini pornografiche sono state trovate nel computer di Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo in carcere da oltre un mese con l’accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio. La notizia, riportata dall’Eco di Bergamo, non sarebbe comunque rilevante dal punto di vista investigativo: le immagini trovate sul pc fisso del muratore di Mapello non riguarderebbero infatti minori ed è anche possibile che siano state salvate da qualcun altro. Il computer, infatti, è assemblato con altre parti che appartengono ad altri computer, di conseguenza non si esclude che le immagini siano rimaste in memoria dopo la navigazione in internet effettuata da altri. Il consulente informatico del pm Letizia Ruggeri sta lavorando per cercare ogni traccia utile alle indagini. Intanto Bossetti si sfoga con i suoi avvocati e commenta: “Non troveranno niente”.



Torna a essere valutata la pista del secondo uomo, che avrebbe agito insieme al presunto killer Massimo Bossetti. Anche questa non è una pista nuova, in passato si era parlato addirittura di un uomo e una donna, poi di tre uomini. Adesso però evidentemente sono spuntati elementi nuovi che rendono plausibile indagare in questo senso. Dunque un secondo uomo del quale però non è chiaro il ruolo, se cioè abbia partecipato alle violenze e all’omicidio o se abbia solo aiutato Bossetti a nascondere il corpo della ragazzina. Parlando invece con il sussidiario.net, il criminologo Luca Steffenoni ha delineato quello che per lui è il ritratto del presunto killer, ritratto fino a oggi come un buon padre di famiglia e onesto lavoratore. “L’immagine pubblica è sempre uno specchietto per le allodole ,non vuol dire niente. Quante volte quando c’è un omicidio il vicino di casa definisce il killer descrivendolo come una così gran brava persona. Non ci si può fermare a questo. Non esiste un killer profile preciso tranne che per esempio se il Bossetti avesse adescato ragazzine o avesse una attività telematica sospetta. Al momento Bossetti non mi dice nulla, che sia colpevole o innocente cioè. In un delitto così anomalo come questo che ha mille spiegazioni. Un delitto che avrebbe potuto fare chiunque, ad esempio non sappiamo se l’uccisione sia stata frutto di un impeto o perché si era visto riconosciuto dalla vittima”.