Massimo Bossetti è in carcere da più di un mese, dal 16 giugno 2014, con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra rapita e assassinata il 26 novembre 2010: ora, in seguito alle perquisizioni del suo furgone e della sua auto effettuate dal RIS di Parma, i suoi legali Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni starebbero pensando di presentare una istanza di scarcerazione. Questo è riconducibile al fatto che, secondo fonti della difesa, dentro ai mezzi che il muratore di Mapello utilizzava per spostarsi non sarebbe stata trovata alcuna traccia e alcun materiale biologico appartenente a Yara Gambirasio o che comunque possa collegare Bossetti alla giovane vittima.



Continuano a far discutere le dichiarazioni di Massimo Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, rilasciate durante gli interrogatori di questi giorni: “Certo che passavo da Brembate Sopra. A volte tagliavo anche per via Rampinelli, per evitare il casino alla rotonda o – se mi fermavo al bar per una birretta – per evitare eventuali controlli in via Locatelli, dove si mettevano spesso i vigili”, ha detto il carpentiere di Mapello al pm, come riportato da L’Eco di Bergamo. “Sono cresciuto a Brembate Sopra e ci ho vissuto fino a quando ho fatto le scuole medie, poi ci siamo trasferiti a Terno d’Isola”, ha aggiunto, spiegando che a Brembate Sopra “ci abitano mio fratello e il mio commercialista”. Le parole di Bossetti continuano però a dividere l’opinione pubblica: “Ma il fratello non aveva detto che non lo vedeva mai? E il commercialista che ci andava solo raramente? Mah, non ci si capisce più niente!”, recita il commento di un lettore, che poi si chiede: “In che senso controlli dei vigili? A Brembate fanno controlli particolari? No perchè a Bergamo ti fermano, chiedono i documenti e, tutt’al più, ti fanno aprire il bagagliaio (ma questo quasi mai); e quindi? anche se ti fermano non c’è niente di cui avere paura!”. Immediata la replica di un altro utente: “Per un Artigiano edile, che soprattutto ha famiglia, che tutti i giorni e obbligato a guidare un veicolo quali furgone e auto, la patente equivale allo stipendio. Non ci trovo nulla di strano in quella affermazione anzi! Il mio parere e che sia stato davvero messo in mezzo”. Poi conclude: “Ripeto, Bossetti sarebbe proprio da doppia personalità per commettere una cosa del genere e poi continuare la sua tranquilla vita a un passo dal luogo del delitto. Dovrebbero fargli una perizia psichiatrica, perche credo che qualsisasi investigatore la pensi come me”.



Centinaia, forse migliaia le persone chiamate dai carabinieri per un prelievo di saliva da confrontare con il Dna trovato sugli indumenti di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra rapita e uccisa il 26 novembre 2010. Massimo Giuseppe Bossetti è in carcere da circa un mese e mezzo con l’accusa di essere l’assassino della tredicenne, eppure non venne mai convocato per il test. “Due o tre giorni prima era stato chiamato mio cognato, che in quegli orari a Brembate Sopra passava. Presumo che tramite le celle l’abbiano captato”, ha detto il carpentiere durante un recente interrogatorio. Tantissime infatti le persone che tra il 25 e il 26 novembre di quattro anni fa agganciarono con il proprio telefono una cella di Brembate Sopra oppure di Ponte San Pietro e Mapello: vennero tutte convocate per il prelievo di Dna, ma non Bossetti. Eppure anche il suo cellulare agganciò la cella di Mapello alle 17.45 del 26 novembre, appena un’ora prima che Yara sparisse. Come è possibile? Secondo il Corriere della Sera, il motivo sarebbe da ricercare nella confusione che si venne a creare sui dati delle celle telefoniche, dovuta all’intenso lavoro che vide contemporaneamente protagonisti carabinieri e polizia. Nuove e continue estrapolazioni, spesso su elenchi già analizzati, che hanno generato anche errori ed imprecisioni.



Era già arrivata una smentita, adesso c’è la conferma ufficiale che i peli ritrovati su alcuni degli indumenti di Yara Gambirasio non appartengono al presunto assassino della ragazza, Massimo Bossetti. I risultati sui reperti piliferi escluderebbero il codice genetico del Bossetti che invece come si sa è stato ritrovato su alcune macchioline forse di sangue sui leggins di Yara. Tra l’altro i peli ritrovati essendo vecchi ormai di circa quattro anni sono privi di bulbo pilifero e quindi non è stato possibile fare il cosiddetto match nucleare che solitamente consente di tracciare il ceppo familiare. Altra notizia delle ultime ore è che il cellulare del Bossetti è stato rintracciato la sera stessa del giorno in cui venne trovato il corpo di Yara nel campo, nel febbraio 2011, nella stessa zona. Il che significa che il presunto killer quel giorno si aggirava nei dintorni? Perché voleva sapere se il ritrovamento aveva fornito prove della sua colpevolezza? Come mai si recò subito in zona appena la notizia del ritrovamento venne annunciata? Naturalmente può essere solo una coincidenza.