Spesso mi ritrovo da sola e, se non suona il telefono, in silenzio. Non mi pesano questa solitudine e questo silenzio! I pensieri nascono, evolvono, si intrecciano nella mia mente.

Frequentemente mi ritrovo a riflettere su ciò che occupa gran parte della mia quotidianità: la vita, i piccoli bimbi vicini al cuore della mamma; la vita, la donna e la sua libertà; la vita, la fatica dell’esistere; la vita, i progetti di aiuto per le gravidanze; la vita…



In questo mio permanere esistenziale, richiamo alla memoria ciò che, ormai tanto tempo fa, ho sentito descrivere: la storia degli uomini è come un arazzo.

L’arazzo presuppone un grande disegno, uno smisurato progetto tracciato. Il trascendente Architetto, per fini d’Amore che solo lui conosce, ha gettato sull’umanità una serie infinita di segni, righe, punti infinitesimali che comporranno una meravigliosa rappresentazione figurativa.



Le linee e i punti destinati alla composizione del disegno, così, da soli, non bastano. Costituiscono l’ossatura creativa che deve essere riempita di carne. La ricamatrice dell’arazzo deve, usando ago e fili di tutti i colori, cucire tanti minuscoli punti con tinte fosche e vivaci. I piccoli punti faranno del progetto un ricamo prezioso dove ogni figura riveste un’importanza unica e assoluta.

Sul viso di una donna un piccolo punto può segnare una lacrima, un sorriso, una ferita. E sarà l’ago della ricamatrice che darà, con i piccoli punti, il senso della raffigurazione. Infiniti sono i punti, ma se ne manca anche solo uno, il disegno non apparirà in tutta la sua completezza di significato.



Un altro ricordo mi tiene compagnia quando mi lascio andare a questi pensieri: un figlio piccolo.

Stefano allora aveva 4 anni e si era meritato un premio essendo stato bravissimo dal dentista. Gli avevo regalato un puzzle di novanta pezzi. Le tesserine erano piuttosto piccole e, una volta trattenute insieme, rappresentavano un simpaticissimo muso di cane, un bassetoun, dagli occhioni languidi e dalle lunghissime orecchie. Era felice di averlo messo insieme. Malauguratamente, nel suo disordine infantile, una tesserina era andata persa. Non l’avevamo più trovata.

“C’è un buco nell’orecchio del mio cane! E’ diventato brutto. Non lo voglio più!”. La scatola, con tutti quegli ottantanove pezzettini restanti, è rimasta, ineluttabilmente, chiusa nell’armadio dei giochi e mai più aperta.

Associo pensieri, emozioni e ricordi, allo scorrere della vita.

Il Regista della Storia ha buttato semi a piene mani, semi minuscoli come granelli di sabbia ma rigonfi di energia vitale. Quanti saranno sfuggiti al loro destino di vitale esplosione?

Oggi ho sentito raccontare che la madre di un grande protagonista del calcio mondiale, seguito da milioni di ammiratori, aveva pensato di abortire alla notizia di quella gravidanza. Naturalmente la notizia sta facendo il giro di questo villaggio globale che siamo diventati. Senza Cristiano Ronaldo molti gol non segnati, tanta allegria mancata, probabilmente, tanto sapore in meno in questo sport, che sinceramente non conosco, ma che so molto condiviso.

E tutti i bambini non nati? Quotidianamente al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli incontro donne pronte a rinunciare alla vita del proprio figlio come avrebbe voluto, forse, fare la madre di Ronaldo. Ogni tanto mi viene da pensare che tra questi potrebbe esserci chi, se lasciato nascere, sarebbe in grado di scoprire il modo definitivo per sconfiggere il cancro.

Quale il disegno e quale la libertà di mettere nell’arazzo un punto colorato o un punto col filo nero? Dopo vent’anni dal suo aborto, una signora mi ha telefonato per chiedermi dove fosse la tomba dei bambini abortiti. Voleva portarvi un fiore.

Ci si immagina di risolvere il destino della vita con un gesto chirurgico, ma il tutto non è così banale come vogliono farci credere. Purtroppo, capita che il dolore lasciato da questi momenti di debolezza e di fragilità sia paralizzante.

Questi piccoli bimbi invisibili, inascoltabili, impalpabili, non sono considerati semi pieni di energia vitale pronta a esplodere! Lasciano, però, un buco, un buco nella storia di tutti noi. Inventiamo cose di ogni tipo, sembriamo dotati di una fantasia sfrenata, ma ciò che non cade sotto i nostri sensi è considerato inesistente.

I nostri sensi! Sempre oggi, mi hanno raccontato della fotografia di una bimba, purtroppo vissuto solo poco tempo, che sta facendo letteralmente impazzire il mondo del web.

Questa piccina è sopravvissuta solo perché aiutata da numerosissime cannule. Sembra che i genitori abbiano chiesto, a coloro che rimaneggiano sapientemente le fotografie, di riprodurre le immagini di quel faccino, togliendo tutto ciò che di artificiale presentava.

Solo gli occhi sono quelli dati da madre natura e sono bellissimi. Bellissimi, come sarebbero potuti essere i milioni di occhi dei bimbi a cui abbiamo tolto volontariamente la vita.

Che povera umanità!