Si riaprono le porte della casa di Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver rapito e ucciso Yara Gambirasio. La procura ha disposto pochi giorni fa il dissequestro dell’immobile di via Piana di Sopra, a Mapello, dove gli inquirenti hanno effettuato diverse perquisizioni sequestrando oggetti di ogni tipo che adesso sono sotto esame. Come riporta “Il Giorno”, a riaprire la casa della famiglia Bossetti è stata la suocera del presunto assassino, la madre della moglie Marita Comi: proprio quest’ultima è andata più volte a trovarlo nel carcere di via Gleno a Bergamo ed è rimasta sempre al suo fianco, mentre si attende ancora la prima visita dei genitori dell’artigiano edile che, a quanto sembra, non è ancora avvenuta per l’aggravarsi delle condizioni di salute del padre anagrafico Giovanni. La suocera di Bossetti, riaprendo la porta dell’abitazione di Mapello, non ha rilasciato alcuna dichiarazione, limitandosi a dire ai giornalisti presenti che la famiglia si sente assediata e che “non ne possiamo più di tutta questa attenzione, vogliamo essere lasciati in pace”. Come detto, sono attualmente al vaglio degli inquirenti gli oggetti recuperati durante l’ultima perquisizione a casa di Bossetti, tra cui anche una lettera scritta da sua moglie Marita per San Valentino, un aspirapolvere, un giubbotto nero, un paio di scarponi da lavoro e soprattutto le fatture che attesterebbero l’acquisto di materiale edile presso alcune ditte di Chignolo. “Massimo Bossetti è cosciente che le accuse a suo carico sono gravi – ha detto in questi giorni uno dei suoi due legali, Silvia Gazzetti – e che la tempistica dell’indagine non sarà breve, ma si mostra comunque sereno e mi ha ripetuto che non teme l’esito delle perquisizioni nella sua abitazione perché non ha nulla da nascondere”.



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