A dieci giorni dal blitz nella clinica milanese, avvenuto all’indomani della pubblicazione delle motivazioni con le quali la Corte costituzionale ha definito incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa, i carabinieri del Nas hanno effettuato una nuova ispezione in un centro romano che si occupa di procreazione medicalmente assistita. I militari si sono infatti presentati presso il Servizio di Medicina e Biologia della Riproduzione dell’European Hospital della capitale per chiedere ai responsabili del centro se erano già state richieste delle procedure e se si era iniziato a lavorare in tal senso. Ermanno Greco, direttore del centro contattato da “Il Velino”, ha detto che la situazione che si sta creando rischia di generare “confusione”. Il ministro Lorenzin “dovrebbe mandare un comunicato per chiarire pubblicamente se a suo parere la fecondazione eterologa ad oggi non si può fare. A noi sembra che la sentenza della Corte Costituzionale abbia chiarito che la pratica si può fare da subito. Ma se così non è, è bene che lo si sappia pubblicamente: lo sappiano i centri, lo sappiano i pazienti e così sappiamo tutti come muoverci”.
I figli nati da fecondazione eterologa potranno conoscere l’identità dei veri padri solo dopo aver compiuto il venticinquesimo anno di età. Lo ha fatto sapere il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervistata da Il Fatto Quotidiano: “Il principio al quale ci siamo attenuti – ha spiegato – è quello del diritto a conoscere la propria identità biologica che, dopo lunghe discussioni e liti giudiziarie, è stato riconosciuto in quasi tutti i Paesi più avanzati. Inoltre va osservato che la stessa sentenza 162 del 2014 della Consulta, dopo aver richiamato la disciplina sull’anonimato nella donazione di cellule e tessuti, fa un rinvio alla precedente giurisprudenza e a quella internazionale: in entrambe il diritto a conoscere le proprie origini trova sempre più spazio”. La possibilità di risalire al proprio donatore, garantendo l’anonimato, “è utile per esigenze mediche e sanitarie – ha aggiunto il ministro – In quel caso sarà il Servizio Sanitario Nazionale ad intervenire risalendo al donatore tramite il registro e non il singolo nato o un suo familiare, a tutela proprio dell’anonimato del donatore”. Non sarà invece possibile scegliere le caratteristiche del donatore: “Non potranno sapere nulla se non che il donatore è sano. E quindi non potranno scegliere, come accade in altri Paesi, le caratteristiche genetiche del nascituro”.
La fecondazione eterologa sarà a carico del Servizio sanitario nazionale. Lo ha assicurato il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo in audizione in commissione Affari sociali alla Camera. “La Pma eterologa – ha detto la responsabile del dicastero – sarà inserita nei livelli essenziali di assistenza che sono in fase di aggiornamento. Nell’attesa, occorre immediatamente vincolare una quota del Fondo Sanitario nazionale per permettere la procreazione assistita eterologa nei centri pubblici”. L’obiettivo, ha precisato il ministro, “è mettere le Regioni e i centri nelle condizioni di partire con l’eterologa”. Nella giornata di ieri è stato presentato lo schema base del decreto legge sulla fecondazione eterologa. Sono nove i punti cardine del testo, a cominciare dalla donazione dei gameti che deve essere “volontaria e gratuita: permessi lavorativi, costi vivi ed eventuali rimborsi saranno in analogia a quanto già avviene per donatori di midollo osseo”. Sarà possibile inoltre “la doppia eterologa”, cioè anche nel caso in cui entrambi i componenti della coppia siano sterili. E’ prevista poi un’età minima e massima differenziata per donatori e donatrici: potranno donare uomini di età compresa fra 18 e 40 anni e donne fra 20 e 35 anni. “All’aumentare dell’età dei donatori – ha detto Lorenzin – aumentano infatti i fattori di rischio di tipo genetico, e, in particolare per le donne, diminuisce significativamente la fertilità; l’età minima differenziata è dovuta a un differente sviluppo dell’apparato sessuale”. Infine il numero massimo di nati da uno stesso donatore è 10 a livello nazionale, “con deroga se una famiglia con figli già nati da eterologa chiede un altro figlio con stesso donatore”, mentre l’accesso ai dati clinici del donatore o al donatore stesso avverrà “per comprovati problemi di salute del nato, su richiesta di struttura del Ssn”.