Il ministero dell’Economia il 30 giugno ha pubblicato il modello per la dichiarazione Imu (e Tasi) degli enti non commerciali (Enc). È l’ultimo atto – per il momento – di una vicenda che da anni preoccupa il mondo non profit.

Agitando la bandiera della lotta ai privilegi, diversi mass media e alcune forze politiche, con la sponda della burocrazia europea, hanno cercato con ogni mezzo di azzerare le agevolazioni previste dalla normativa Imu per gli immobili utilizzati dalle tante organizzazioni non profit (non solo dagli enti ecclesiastici). Il decreto legge 174/2012 e il DM 200/2012 hanno previsto una riforma delle esenzioni Imu, al fine di riservarle solo agli Enc che operano in settori di interesse generale “con modalità non commerciali”. I funzionari europei avevano contestato, tra le altre, le agevolazioni Imu riconosciute alle scuole paritarie gestite da Enc perché, non godendo di finanziamenti pubblici, tali scuole economicamente si devono reggere sulle rette delle famiglie e per questo, secondo tali burocrati, non dovrebbero avere vantaggi fiscali.



Si è passati così dalla lotta ai privilegi al ritorno dell’ideologia per cui o c’è lo Stato o c’è il mercato (tertium non datur). Un’ideologia lontana dall’esperienza italiana, ricca di realtà sociali protagoniste del bene comune. Ma, quel che più conta, un’ideologia in assoluto contrasto con le prospettive sussidiarie di un welfare plurale, le uniche in grado di reggere la sfida del futuro in Italia e tutta l’Europa.



Entro il 30 settembre prossimo gli Enc proprietari di immobili dovranno presentare la dichiarazione Imu relativa agli anni 2012/2013, secondo il modello e le indicazioni pubblicate in questi giorni. Potranno mantenere il diritto alla esenzione Imu gli enti che, operando in ambito assistenziale e sanitario, sono accreditati o praticano corrispettivi inferiori alla metà dei corrispettivi medi del settore. Lo stesso principio (corrispettivi inferiori alla metà della media del settore) vale anche per gli Enc che operano in campo ricettivo, culturale, ricreativo e sportivo.

Per il settore scuola le indicazioni allegate alla dichiarazione Imu contengono una importante precisazione. I locali occupati da scuole paritarie gestite da Enc non sono soggetti all’Imu se le rette pagate dalle famiglie sono inferiori al costo medio di un alunno di scuola statale. A tal fine il ministero dell’Istruzione ha ufficialmente pubblicato, per la prima volta, i costi degli alunni di scuola statale, articolati per grado scolastico. Dal sito Miur risultano così i costi annuali degli alunni della scuola statale: 5.739,17 euro per la scuola dell’infanzia; 6.634,15 euro per la scuola primaria, 6.835,85 euro per la scuola media e 6.914,31 euro per la scuola superiore (per un dato medio di 6.882,78 ad alunno).



Per individuare il requisito della attività svolta “con modalità non commerciali”, il Mef ed il Miur hanno introdotto un parametro sicuramente innovativo.

Viene indirettamente riconosciuto il grande valore che le scuole paritarie rappresentano per tutta la comunità, anche sotto il profilo economico: a fronte di un costo medio per studente di scuola statale pari a euro 6.882,78 (cui devono aggiungersi gli oneri sostenuti dagli enti locali), alle paritarie, che accolgono più di un milione di studenti, lo Stato destina annualmente meno di 500 euro ad alunno.

È bene comunque fare altri passi avanti su questa strada. Nell’ambito dell’annunciata riforma del terzo settore il Governo abbia il coraggio di fare scelte radicali prevedendo che l’attività svolta dagli enti non profit in settori di interesse generale ( assistenza, istruzione, cultura…) non è commerciale ai fini fiscali, proprio per il valore pubblico che tale attività persegue. Con riferimento all’Imu (e alla connessa Tasi) il Parlamento estenda l’esenzione oggi prevista per gli Enc a tutti i soggetti che non hanno scopo di lucro (cooperative sociali onlus in primis). I Comuni da parte loro prevedano sin da ora per tutte le Onlus le esenzioni Imu/Tasi previste dalla normativa nazionale per gli Enc. Sostenere le realtà sociali che svolgono un servizio pubblico, anche con significative agevolazioni fiscali, è infatti una strada fondamentale per il welfare del futuro in Italia e in Europa.