C’è grande attesa per il faccia a faccia che Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, avrà domani con il pm Letizia Ruggeri. Dopo aver evitato di rispondere nei precedenti interrogatori, stavolta è stato lo stesso muratore di Mapello a chiedere di essere ascoltato. Bossetti sostiene da sempre di non essere colpevole ed è intenzionato a dimostrare ancora una volta la sua innocenza. “Io non ho mai visto Yara”, ha detto ai suoi legali Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni. Nonostante le dichiarazioni, Bossetti dovrà comunque spiegare tutti quegli indizi che lo collegano alla scena del crimine e alla tredicenne, a cominciare dal suo Dna ritrovato sul corpo della vittima. Secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa, l’uomo sarebbe in grado di fornire una spiegazione riguardo le lampade abbronzanti che andava a farsi al centro estetico (pochissime secondo la sua versione, almeno tre a settimana secondo il titolare) e le assenze dal cantiere (diverse secondo i coleghi, in rarissime occasioni secondo l’indagato). Domani tutto sarà più chiaro.



I pro e contro il caso di Massimo Bossetti. In questa fase iniziale nonostante i pesanti indizi contro il presunto killer, tutto è assai lontano da una incriminazione chiara. L’accusa si basa essenzialmente su prove scientifiche, come quella del dna, la difesa ribatte che non ci sono prove concrete contro di lui. Il Corriere della sera ha provato a ricostruire i pro e contro Bossetti, vediamo di cosa si tratta. Per quanto riguarda il dna, la prova scientifica è certa praticamente al 100%, ma la difesa sostiene che essa va rifatta con l’esame di esperti che non siano soltanto della procura come fatto fino a oggi. Sempre secondo l’accusa, l’esame del dna è prova che può reggere un processo mentre per la difesa essa è solo un indizio, non una prova. La presenza del dna di Bossetti sui resti di Yara Gambirasio è per l’accusa un approva schiacciante, ma la difesa sembra avere una spiegazione tenuta nascosta del perché il dna del Bossetti, ammesso che sia veramente il suo, sia finito sugli slip e gli indumenti della ragazzina. Nei bronchi di Yara era presente polvere di calce: per l’accusa Bossetti ne era ricoperto in quanto lavora in cantieri edili, ma la difesa risponde che in quella zona d’Italia sono migliaia le persone che fanno lo stesso lavoro. Passiamo al cellulare. Bossetti ha fatto la sua ultima telefonata alle ore 17 e 45, poi il telefono è rimasto spenti fino alle ore 7 e 34: Yara è stata uccisa proprio in quelle ore. La difesa ribatte che il telefonino era scarico ed era stato messo sotto carica.



In attesa dell’interrogatorio di martedì prossimo, i legali di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, hanno annunciato di voler chiedere che sia ripetuto l’esame del Dna per verificare la compatibilità tra le tracce ritrovate sugli indumenti della tredicenne e il codice genetico di Bossetti. In tutti i casi, “se anche venisse confermato che è lo stesso di Bossetti, si tratta di un indizio e non di una prova”, ha spiegato la difesa, ricordando che “siamo in uno stato di diritto dove vale la presunzione d’innocenza”. Gli stessi avvocati hanno anche fatto sapere che Ester Arzuffi, madre di Bossetti, andrà nei prossimi giorni a trovare il figlio nel carcere di Bergamo dove è detenuto dal 16 giugno scorso: “Conosco mio figlio – ha detto la donna – e non può aver fatto ciò di cui è accusato”.



Massimo Bossetti è in carcere ormai da tre settimane e quando pochi giorni fa gli è stato permesso di leggere i giornali e guardare la televisione, si è reso conto che il suo silenzio – interrotto solamente quando si proclamava innocente rispetto alla vicenda che ha visto una ragazzina tredicenne rapita, seviziata e poi uccisa nel novembre del 2010 – doveva essere concluso. Se non altro, serviva fare sentire un’altra voce, una diversa, la sua appunto, che esprimesse la sua versione dei fatti: fino adesso si è scavato a fondo nella vicenda di Yara Gambirasio, chiunque può aver seguito tutte le indagini della polizia e ha potuto apprendere dai giornali e della televisione i dettagli, anche più privati, della vita del presunto omicida, sia prima dello stato di fermo, che dentro al carcere. Insomma, Bossetti ha capito che la sua versione dei fatti è stata girata e rigirata e ha deciso di tornare a parlare, e chiarire tutto ciò che è in grado di chiarire. Le sue parole sono indirizzate specialmente a giustificare la sua presenza a Chignolo d’Isola, dove il corpo di Yara è stato ritrovato “Il campo di Chignolo d’Isola dove hanno trovato Yara? Ci sono passato, una sola volta con mia moglie, deviando il percorso per un’altra destinazione. Ma chi, della zona, non c’è andato?”, ma il presunto omicida si pronuncia anche a proposito delle sue presente serate nel locale di Brignano Gera d’Adda “Quel locale dove dicono andassi a ballare? Non ci ho mai messo piede, hanno sbagliato persona” e anche rispetto alla sua assidua frequentazione del centro estetico, «un dettaglio a cui non ho dato importanza». L’incontro con il pm Letizia Ruggeri è fissato per martedì 8 luglio 2014, durante il quale Bossetti probabilmente ribadirà la sua innocenza, come ha sempre fatto, limitandosi a fornire la sua versione rispetto ai dettagli della vita che conduce: si cercherà anche di chiarire perché  nel suo computer ci siano tracce di clic sulle notizie dell’omicidio di Yara. “Sono frutto solamente della curiosità per il caso”, ha dichiarato Bossetti.