“Il Dna di Ignoto 1 corrisponde al signor Bossetti, punto. Ora c’è da capire come è finito là, ma questo non lo può dire il Dna. Qualora ci fosse contaminazione si vede. Su quello non ci sono dubbi, in questo caso non c’è”. A parlare è Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell’Università di Tor Vergata che ha diretto il gruppo che ha mappato e individuato il codice genetico di Ignoto 1, intervenuto ai microfoni di Radio 24. Sul Dna ritrovato non c’è alcuna contaminazione, perché altrimenti “si vedrebbe. E su questo non ci sono dubbi, in questo caso non c’è”. Ovviamente c’è sempre la possibilità “che il Dna di una persona di cui siamo certi possa essere finito su un reperto o in un luogo del crimine”, spiega ancora, “ed è la famosa ipotesi di contaminazione del materiale biologico altrui”. La contaminazione può avvenire in più fasi: “In una fase di trasferimento secondario, durante il repertamento, durante l’analisi, ma voglio dire con certezza che riusciamo sempre a capire quando e come c’è stata una contaminazione. Quindi se c’è questa ipotesi che Bossetti avrebbe riferito”, cioè che gli attrezzi da lavoro si siano macchiati dopo una perdita di sangue dal naso e che siano stati poi rubati, “bisogna dimostrare che il sangue è finito su un attrezzo e che qualcun altro l’ha utilizzato per compiere un crimine. Sul corpo c’è il Dna di più persone, ma quell’unico profilo non è misto, non è contaminato da altri”.
Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, nel corso dell’interrogatorio di ieri ha fatto i nomi di due colleghi che in passato hanno lavorato con lui al cantiere di Palazzago nel periodo in cui la tredicenne è scomparsa. Il carpentiere di Mapello non li ha indicati come colpevoli del delitto, ma perché potrebbero fornire informazioni utili alle indagini. Intanto una nuova svolta, l’ennesima, potrebbe modificare lo scenario: come riportato da Tgcom24, gli inquirenti starebbero visualizzando le immagini riprese da una telecamera di sicurezza che incastrerebbero Bossetti. L’inviato di News Mediaset Enrico Fedocci ha inoltre appreso che l’uomo sarebbe stato visto passare più volte nei pressi dei luoghi frequentati da Yara.
Emergono nuovi dettagli dell’interrogatorio di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio. Durante il colloquio di oltre due ore avuto ieri con il pubblico ministero Letizia Ruggeri, il carpentiere di Mapello ha ribadito la sua innocenza: “Su di me giornali e televisioni stanno raccontando solo falsità – sono le parole di Bossetti riportate da La Stampa – Non ho una doppia vita. Amo la mia famiglia. Non potrei mai aver fatto del male a quella bambina, ha la stessa età di mio figlio”. I suoi avvocati, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti, hanno fatto sapere di aver chiesto la ripetizione del test del Dna, ma è stato lo stesso Bossetti a fornire una spiegazione su come il suo Dna sia finito sui vestiti di Yara: “Ci penso da settimane a questa cosa, posso spiegarlo: lo sanno tutti che perdo spesso sangue dal naso. È capitato che mi macchiassi e che macchiassi i miei attrezzi da lavoro. Già una volta mi sono stati rubati…”.
E’ durato circa tre ore l’interrogatorio del muratore di Mapello, in carcere dal 16 giugno con l’accusa di aver assassinato Yara Gambirasio, tredicenne di Brembate Sopra nel novembre del 2010: ieri Massimo Bossetti ha incontrato il pm Letizia Ruggero e ha fatto due nomi di persone che hanno lavorato con lui nel cantiere di Palazzago e che potrebbero essere a conoscenza di qualche dettaglio per fare luce su cosa sia successo quel 26 novembre in cui la tredicenne è scomparsa. Durante tutto il colloquio, Bossetti, ha continuato a ribadire la sua innocenza e ha cercato di fornire delle spiegazioni, trovate comunque poco consistenti dall’accusa, che giustificassero la presenza del suo dna sugli indumenti e sugli slip di Yara. Il presunto omicida sostiene che la causa potrebbero essere le sue frequenti epistassi, cioè perdite di sangue dal naso, che potrebbero aver sporcato e contaminato qualche attrezzo del cantiere o qualche mezzo presente in esso. Dunque, i due nomi che Bossetti ha fatto ieri, non sono identificabili come sospetti, né tantomeno era questa l’intenzione del presunto killer nel nominarli, ma solamente come due persone che potrebbero ricordare dettagli significativi rispetto a questo intreccio. Se davvero così fosse, il cantiere di Palazzago potrebbe diventare un punto cruciale di indagine per fare luce su questo omicidio: Bossetti ha lavorato lì per conto di suo cognato, e a questo proposito riportiamo le parole di Massimo Maggioni, socio del cognato di Bossetti, a riguardo della reazione del muratore di Mapello durante gli sporadici incontri con il padre di Yara, Fulvio Gambirasio. “Gambirasio era passato a fare le sue misurazioni anche da noi. Credo prima che gli capitasse quella tragedia. Poi era ritornato altre volte, più avanti: a volte c’è da lavorare sulle finiture. E Massimo Bossetti era sempre lì. Mi ricordo che quando Gambirasio arrivava io ero a disagio, cioè mi piangeva il cuore per lui. Ma mi viene anche in mente che Bossetti non batteva ciglio. Non una parola, mai un segnale: era davvero impassibile”. Bossetti ha, in ogni caso, continuato a difendere la sua innocenza durante tutto l’interrogatorio: ha risposto tutte le domande che gli sono state rivolte e ha fatto presente la sua versione di fatti rispetto alle accuse che gli sono rivolte.
Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, continua a dichiararsi innocente. Lo ha fatto anche oggi durante le oltre due ore di interrogatorio in cui è stato ascoltato dal pm Letizia Ruggeri: “Ha ribadito la sua innocenza e dato la sua spiegazione sul perché il suo Dna è stato trovato sugli abiti di Yara”, hanno fatto sapere i due legali del carpentiere di Mapello, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, le cui parole sono riportate dal Corriere della Sera. “Possiamo soltanto dire – hanno aggiunto gli avvocati – che ha risposto a tutte le domande del pm, ha continuato a dichiararsi innocente e a dimostrarsi determinato nella propria difesa, cosa che ci fornisce uno stimolo in più per andare avanti. Bossetti per noi resta innocente, è il classico uomo tutto casa, famiglia e lavoro”. Nel corso dell’interrogatorio, Bossetti “ha anche proposto una risposta alternativa rispetto a quella adombrata dalla procura per la presenza delle sue tracce biologiche sugli indumenti di Yara, ma per il momento la questione è protetta da segreto istruttorio. Per il resto confermiamo che chiederemo la ripetizione dell’esame del Dna e aspettiamo la chiusura dell’indagine per conoscere a nostra volta in modo più approfondito le carte della procura”.
E’ terminato l’interrogatorio di Massimo Bossetti con il pm, fatto su sua esplicita richiesta. Contrariamente a quanto dichiarato dallo stesso Bossetti, il presunto killer non ha fatto il nome di nessuna persona che potrebbe essere coinvolta nel caso. Ha invece ribadito la sua innocenza mentre i suoi avvocati hanno assicurato che verrà ripetuto l’esame del dna. Bossetti ha comunque risposto a tutte le domande che gli sono state fatte dal pm Letizia Ruggeri.
L’interrogatorio richiesto dallo stesso Massimo Bossetti è cominciato stamane verso le ore 11. Come si sa, il presunto killer di Yara Gambirasio ha voluto incontrare il pm titolare dell’inchiesta sul suo caso per dimostrare la sua innocenza. Bossetti si dichiara del tutto estraneo alla vicenda, anche se ci sono diverse prove che lo inchioderebbero, dna a parte. L’uomo infatti è stato filmato aggirarsi davanti alla abitazione della famiglia Gambirasio quella sera del 26 novembre 2010, anche se i filmati devono ancora essere ufficializzati del tutto, e poi le celle del suo cellulare identiche a quelle di Yara quel giorno.
Le indagini sul giallo di Yara Gambirasio potrebbero oggi avere una tappa importante, che aggiungerà elementi nuovi ai tanti al vaglio dei Pd. Massimo Bossetti parlerà e dalle indiscrezioni che circolano sulla stampa si apprende: “ho un nome da fare”. Il famoso complice – che per la procura e molti investigatori è ipotesi piuttosto remota – ? Andiamo con ordine. Una mattinata agitata quella di ieri, lunedì 7 luglio 2014, per il presunto omicida Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, 13 anni: ieri, infatti, ha ripetutamente chiesto di poter parlare con il pm Letizia Ruggeri, nonostante fosse già fissato un incontro tra i due per oggi alle 10.30, sostenendo di avere un secondo nome e conoscere dunque l’identità di una persona che potrebbe essere coinvolta nella vicenda che ha preso luogo nel novembre 2010. Nervoso, ha continuato a chiedere alle guardie penitenziarie di poter parlare con la Ruggeri, che dalla sua parte ha dichiarato di “Che cosa mi aspetto dall’interrogatorio? No comment”. Nonostante l’insistenza, durante la giornata di ieri, nessuno degli inquirenti ha acconsentito ad anticipare l’incontro con Bossetti, che avrà dunque luogo oggi, in mattinata, alle 10.30. C’è chi dice che le parole di Bossetti sia riconducibili ad uno stato di stress e confusione, chi invece crede che la sua rivelazione darà la svolta necessaria alle indagini. Gli avvocati del presunto killer, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, sembrano non sapere nulla a riguardo di ciò che ieri Bossetti continuava a ripetere dal carcere e hanno dichiarato “Ma quali rivalezioni, non scherziamo. Sono state pubblicate notizie sulle quali vuole dire la sua”, riferendosi alla sua frequentazione del centro estetico, alla faccenda del cellulare, alla visita al campo di Chignolo e alle sue, a quanto pare frequenti, assenze dal lavoro, “In più, intende approfondire circostanze sulle quali già il giudice delle indagini preliminari gli aveva posto alcune domande. Risponderà ai quesiti che gli saranno posti”. Oggi, dopo l’interrogatorio, ne sapremo di più.