Oggi, 17 agosto, la Chiesa ricorda Beato Alberto. Chiatina è il luogo di nascita del Beato Alberto, che lì vide la luce nel 1135 all’interno di un castello medievale situato nelle Crete Senesi. Sconosciuti i nomi dei genitori: attraverso le biografie si sa soltanto che facevano parte della piccola nobiltà locale. Per le qualità che mostrò sin da piccolo, Alberto non venne indirizzato alle pratiche cavalleresche, bensì allo studio e al ministero sacerdotale, per i quali aveva manifestato una certa propensione. Allo studio affiancò, sin da subito, la pratica della preghiera e della meditazione, in particolare nelle ore notturne. Divenne sacerdote a 28 anni e gli fu affidata una pieve non lontano da Chiatina, quella di S. Maria in Pava. Non impiegò molto a conquistare l’affetto dei fedeli, ma allo stesso tempo divenne inviso al signorotto del luogo che cominciò a ostacolarlo nell’adempimento del ministero sacerdotale. Alberto si vide così costretto a rinunciare alla pieve e decise di trasferirsi a Siena, dove gli venne affidata nel 1175 la chiesa di S. Andrea.
Due anni più tardi, papa Alessandro III lo nominò all’età di 42 anni arciprete: una nomina importante, poiché l’Arcipretura dipendeva direttamente dal Pontefice. Gli arcipreti, che giuravano fedeltà esclusivamente alla Chiesa Romana, avevano l’autorità di consacrare cappelle e chiese, formulare scomuniche e promulgare editti. L’arcipretura di Alberto nella pieve a Elsa durò appena cinque anni, dopodiché si ricoprì di piaghe. L’intero corpo era cosparso di putredine che fuoriusciva soprattutto in estate; soltanto la testa rimase libera dalle piaghe e così poté continuare sdraiato nel proprio letto l’esercizio del ministero sacerdotale. Non si lamentò mai per ciò che dovette patire, ritenendo che il supplizio gli fosse stato inflitto da Dio per espiare i suoi peccati. E la sua serena capacità di sopportazione estese la sua fama ben oltre la Toscana, tanto da raggiungere la Curia Romana e così ebbe inizio il pellegrinaggio al suo capezzale di molti cardinali, vescovi e abati, sia per vedere con i loro occhi la virtù dell’arciprete che per chiedere l’intercessione tramite la sua preghiera.
Nel 1185 la malattia non l’aveva abbandonato, e raggiunti i 50 anni di età Alberto chiese al Papa di essere esonerato dalla sua missione ed essere sostituito: la richiesta fu prima respinta, poi accettata nel 1191. Era un periodo di guerre e attacchi fra opposte città che si fronteggiavano, e in particolare Gracciano, dove risiedeva Alberto, era teatro di scontri sanguinosi. Per questo l’arciprete spostò la sede della pieve da Elsa a Colle, e fu seguito da gran parte della popolazione che così fu tratta in salvo, dando vita a un nuovo comune nel 1195. Negli anni seguenti Alberto si dedicò completamente alla meditazione e all’orazione, venerando inoltre il S. Chiodo, reliquia preziosa che non voleva toccare se non utilizzando un paio di guanti, i quali ancora oggi sono conservati intatti.
Alberto da Chiatina morì il 17 agosto del 1202 a 67 anni, dopo ben 25 di sofferenze ininterrotte. Il primo miracolo avvenne immediatamente dopo la sua morte: il corpo, fino ad allora afflitto da numerose piaghe maleodoranti, apparve ai presenti sano e integro, allo stato in cui si trovava prima della malattia. La salma fu esposta nella pieve del SS. Salvatore e divenne immediatamente una meta per le folle di fedeli che chiedevano la sua intercessione, e presero a tagliuzzare le sue vesti.
Le grazie da lui concesse, secondo quanto si può leggere nei documenti dell’epoca, furono numerose: un sordo riacquistò l’udito dopo aver fatto visita al feretro, una bimba di otto anni venne liberata dal demonio e un altro bimbo venne guarito dalla sua infermità, scampando alla morte. Il corpo del Santo venne poi sepolto e le spoglie conservate nella chiesa sulla quale in seguito sorse la cattedrale; la testa, invece, fu conservata all’interno di un reliquiario.
Con il passare dei decenni si perse il punto esatto in cui il corpo venne sepolto, ma nel 1618 questo fu ritrovato dentro l’altare situato nella chiesa del S. Chiodo. Il primo luglio del 1620 le reliquie del Beato Alberto e del S. Chiodo furono trasferite, con una funzione solenne, nella cattedrale di nuova costruzione e sistemate dentro appositi tabernacoli. Dopo qualche tempo la salma venne nuovamente spostata nella Sacrestia Capitolare, per poi trovare finalmente sistemazione nella cappella di S. Alberto nel 1890: il corpo è custodito all’interno di un’urna, dove è stato prima ricomposto e poi vestito con abiti sacerdotali.