Nel giorno 2 agosto, la Chiesa Cristiana onora e ricorda  Sant’Eusebio di Vercelli. Un uomo, che ha dedicato la propria esistenza terrena al Signore, diventando tra l’altro il primo storico vescovo dell’Arcidiocesi di Vercelli. Secondo quanto viene riportato in alcuni documenti storici, Sant’Eusebio dovrebbe essere nato in un luogo non precisato dell’isola della Sardegna probabilmente nel corso dell’anno 283, dopo la nascita di Gesù Cristo. Non si conosce praticamente nulla della propria infanzia ed adolescenza, se non che sia nato e cresciuto in una famiglia cristiana. Infatti, il padre di Sant’Eusebio venne ucciso durante le persecuzioni, che ebbero luogo per tutto l’Impero Romano. Dopo questo drammatico fatto, Sant’Eusebio insieme alla madre e alla sorella più piccola, decise di abbandonare la Sardegna per andare a vivere a Roma. Una volta giunto nella città eterna, Sant’Eusebio decise di seguire il percorso di consacrazione, venendo prima consacrato sacerdote e poi in seguito, intorno al 345, quindi in età piuttosto tarda, Vescovo da Papa Giulio I. Come per l’adolescenza, anche per tutto il periodo prima della sua nomina a vescovo, di Sant’Eusebio si conosce molto poco. In una famosa lettera scritta da Sant’Ambrogio, quest’ultimo ebbe modo di lodare grandemente quando stesse facendo Sant’Eusebio nella sua arcidiocesi di Vercelli: in particolare il fatto di aver imposto a tutti gli ecclesiastici, presenti sul territorio, la vita comune naturalmente consacrandola al Signore per diffondere il suo verbo e dare supporto a quanti si trovassero in difficoltà. Sant’Eusebio suo malgrado venne coinvolto in una disputa ideologica tra i sostenitori dell’arianesimo a cui lui si oppose, rispetto ad una visione del cristianesimo classica sostenuta dagli ortodossi orientali a cui lui faceva riferimento. Sant’Eusebio dovette svolgere una importante missione, ossia quella di recarsi presso l’Imperatore Costanzo II per chiedergli la convocazione urgente di un concilio, che per l’appunto potesse porre fine a questo disputa che ormai da diverso tempo si trascinava avanti. Accondiscendo a questa richiesta che Sant’Eusebio aveva riportato a Costanzo II ma che in effetti gli era stata fatta da Papa Liberio, si svolse nel corso dell’anno 355 un concilio nei pressi della città di Milano. Un concilio, che divenne una mezza farsa visto che vi parteciparono un numero di vescovi vicini all’arianesimo di gran lunga superiore a quelli che invece facevano riferimento all’opposta fazione. Il risultato fu una serie di editti, che privilegiavano oltre modo l’arianesimo, e lo stesso Sant’Eusebio si rifiutò di firmare, nonostante le pressioni fatte dall’imperatore Costanzo II. Ne nacque una frattura abbastanza insanabile tra lo stesso imperatore e Sant’Eusebio. Da qui l’esilio di Sant’Eusebio in Terra Santa, che fu mandato nella città di Scitopoli in Palestina. L’esilio fu molto duraturo e vide Sant’Eusebio spostarsi in diverse città, passando per la Cappadocia e per la Tebaide Egizia. Esilio, che si protrasse fino al 361, ossia all’anno in cui sopraggiunse la morte dell’imperatore Costanzo II con il suo successore Giuliano, che consentì a Sant’Eusebio di rientrare in Italia. Naturalmente Sant’Eusebio rientrò nella sua amata terra piemontese, portando con sé anche alcune tradizioni orientali come, ad esempio, la devozione verso la Madonna Nera.



C’è un racconto che fa parte dell’agiografia del santo, secondo il quale Eusebio rientrò in Italia con una raffigurazione della Madonna Nera, che aveva portato con sé durante le persecuzioni ariane nei propri confronti. Secondo la tradizione la raffigurazione portata da Sant’Eusebio venne prima conservata nei pressi di una cittadina piemontese, per poi essere custodita all’interno di quello che diventerà il famoso Santuario di Oropa, situato nelle vicinanze della città di Biella ad un’altitudine circa 1200 metri sul livello del mare. Durante il suo vescovato, Sant’Eusebio venne molto apprezzato dai fedeli per tutto quello che ha fatto tant’è che è diventato patrono della regione Piemonte. Stando ad alcuni documenti storici, uno degli ultimi atti che ha fatto nel corso della sua vita è stato quello di perdonare nel concilio di Alessandria tutti i vescovi ariani, che lo avevano perseguitato negli anni. La sua morte è avvenuta nel 371 dopo Cristo a Vercelli, di cui è anche Patrono.

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