In un intervista pubblicata oggi dal sito Vaticaninsider, il Vescovo Sciacca, segretario aggiunto della Segnatura apostolica, mostra il suo disappunto per quello che, dice, è un atteggiamento dello Stato italiano che va contro i Patti stipulati con la Chiesa. Il tema è quello del matrimonio, anzi delle separazioni. Una recente sentenza della Corte di cassazione infatti ha detto che un matrimonio anche se annullato dai tribunali ecclesiastici rimane valido per lo Stato se ci sono stati almeno tre anni di convivenza. Insomma nessun effetto civile se un qualunque tribunale ecclesiastico ha dichiarato la nullità di un matrimonio concordatario, celebrato in chiesa e trascritto nei registi di Stato civile italiano. Un matrimonio che secondo i capi di nullità dell’ordinamento canonico ad esempio incapacità psichica, simulazione, difetto di libertà, impotenza, dolo e altro, resta valido per lo Stato. In questo modo, ha detto ancora il vescovo il cittadino cattolico si trova a essere diviso in due: non è coniugato per la Chiesa ma lo è per lo Stato. Se poi si risposasse in chiesa, risulterebbe avere due coniugi. “Ci chiediamo: chi sposerà più una persona cattolica, celibe o nubile per la Chiesa e coniugata per lo Stato civile? Chi adirà i tribunali ecclesiastici se il loro giudizio per il cittadino italiano cattolico non sarà valido per lo Stato?” dice Sciacca. 



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