Anche don Julián Carrón è arrivato a Rimini per partecipare alla XXXV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, oltre ad aver vistato la mostra su Charles Péguy, ha assistito all’incontro “Nella storia, la compagnia del destino all’uomo”, a cui hanno partecipato Giorgio Buccellati e Ignacio Carbajosa Pérez. Riportiamo di seguito in esclusiva web l’intervista rilasciata al Quotidiano Meeting e il video in esclusiva dell’intervento in versione integrale al TgMeeting 



«Ci conviene seguire il Papa, altrimenti penseremo di aver conosciuto Gesù ma invece non avremo conosciuto niente». Don Julián Carrón, dai padiglioni della Fiera, lancia questo appello al popolo del Meeting. Arrivato ieri mattina, ha seguito l’incontro con Buccellati e Carbajosa Pérez. Prima di pranzo ha visitato la mostra su Péguy e nel pomeriggio quelle su Tolstoj, il Majdan e il gruppo Swap.



Il Papa ci invita ad andare nelle periferie. Perché è necessario? Non ci basta quello che già abbiamo?

Incontrare le periferie è la modalità attraverso cui noi incontriamo Gesù. Mi ha sempre colpito tanto una frase di don Giussani: «Noi abbiamo tutto nell’incontro con Gesù, ma cosa sia questo tutto lo capiamo solo nell’incontro e nello scontro con le circostanze». A volte abbiamo la percezione che le periferie siano un’aggiunta, qualcosa che ci distrae, ma in realtà senza la verifica di Cristo in ogni periferia noi non capiremo mai che cosa stiamo seguendo.

Francesco ci ha anche suggerito di guardare all’essenziale e alla verità come uniche armi con cui affrontare questo cammino.



L’essenziale è quella presenza talmente importante che senza di essa la realtà non ha significato. Ed è ciò che ci consente di entrare in qualsiasi aspetto della vita. È perché abbiamo scoperto l’essenziale che possiamo affrontare ogni periferia, ogni buio. Mi viene sempre in mente questo: che cosa deve vivere un’infermiera, che cosa di essenziale deve essergli accaduto per poter entrare in una stanza dove c’è un malato terminale? Che cosa devono aver incontrato quei cristiani che decidono di continuare a vivere in Siria? Deve essere successo qualcosa grazie al quale nessun aspetto del reale perde valore, anzi, tutto acquista dignità in funzione di esso. A volte a noi sembra che affermare l’essenziale è contro la realtà, o che affermare la realtà è contro l’essenziale. Ma non è così, basta vedere com’è il cristianesimo raccontato nei vangeli. Per Gesù l’affermare il rapporto col Padre non era una distrazione dal reale, ma era ciò che lo faceva interessare a ogni uomo. Diciamo la verità, senza essenziale noi ce ne fregheremmo della realtà perché non siamo in grado di stargli davanti.

Il Meeting documenta che la compagnia di Dio è una costante nella storia dell’umanità. Che cosa vuol dire per lei?

Benedetto XVI aveva detto che Dio non è mai sconfitto, lui riparte sempre prendendo nuove iniziative. Tutti i fatti della storia sono delle nuove iniziative con cui Dio cerca in modo diverso gli uomini. E questo succede ancora adesso. Dio non dipende dalle vittorie, non dipende dal risultato, il suo punto sorgivo è diverso. Dio parte da un amore sconfinato verso l’uomo e malgrado l’uomo non risponda in maniera adeguata o si dimentichi, il Signore non smette mai di cercarlo. Come tu non smetteresti mai di cercare tuo figlio qualsiasi stupidaggine abbia fatto.

 

Che cosa di quello che le hanno raccontato o di quello che ha visto al Meeting le fa capire che siamo sulla strada giusta?

Purtroppo sono riuscito a vedere poco. Mi ha colpito molto sentir parlare padre Pizzaballa, veder guardare la realtà mediorientale con quello che lui ha definito uno sguardo redento. È un grande dono avere amici come lui che ci educano a uno sguardo così, non determinati da schieramenti chiusi. Questo mi dà la certezza che possiamo stare di fronte alle sfide di oggi dando un contributo per tutti.

 

(Niccolò De Carolis)

 

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