Il 28 agosto, la Chiesa cattolica ricorda e celebra Sant’Agostino di Ippona, teologo e filosofo considerato uno dei Padri della Chiesa. Sant’Agostino nacque a Tagaste, nell’attuale Algeria, nell’anno 354. La sua famiglia d’origine, pur essendo benestante, non era nobile. Il padre Patrizio, consigliere municipale di Tagaste, era di religione pagana. La madre di Agostino, Santa Monica, era invece cristiana ed ebbe un ruolo fondamentale nella conversione del marito e del figlio. Agostino era di etnia berbera ma di cultura romana. Nonostante i contrasti tra i genitori, ognuno dei quali voleva educare il figlio secondo i principi della propria religione, Agostino venne alla fine cresciuto con una cultura cristiana. L’eccellente intelletto di Sant’Agostino gli permise di ottenere risultati ottimi alle scuole di Tagaste. Il padre, impressionato dalle qualità del figlio, decise di mandarlo a studiare a Cartagine, la capitale dell’Africa romana, in cui Agostino giunse nell’anno 370, poco più che sedicenne. Nella grande città, totalmente differente dalla piccola Tagaste e lontano dalla tutela della madre Monica, Agostino fu ripetutamente preda delle tentazioni, vivendo in maniera dissoluta per vari anni.
Il giovane, nonostante periodicamente manifestasse il suo desiderio di cambiare stile di vita rinunciando alla sua condotta peccaminosa, si abbandonava sovente ai vizi, giungendo anche ad intrecciare una relazione amorosa con una donna e vivendo con lei nel peccato, facendone la sua concubina per circa quindici anni.
La relazione con la donna – di cui non è noto il nome – diede ad Agostino anche un figlio nato nel 372, Adeodato (letteralmente ‘dono di Dio’), così chiamato per la gioia che provocò il suo concepimento nei genitori. Nel 373 Agostino si avvicinò al Manicheismo, divenendo uno dei massimi esponenti dell’eresia e iniziando ad insegnare grammatica e retorica, con grande dispiacere della madre, preoccupata per lo stile di vita del figlio. Nel 383 Agostino, attratto dall’Italia, scelse di imbarcarsi per recarsi nella Penisola, cuore pulsante dell’Impero Romano. Dopo un soggiorno a Roma, si recò a Milano, chiamato dal prefetto Aurelio Simmaco che lo voleva in città per contrastare Sant’Ambrogio. L’incontro con Ambrogio gli cambiò la vita: affascinato dalla predicazione, Agostino si rese conto che il Manicheismo era pura retorica e decise di abbandonare l’eresia. Pochi mesi dopo però Agostino tornò a cadere nel peccato, avvicinandosi al Neoplatonismo. Nonostante la madre Monica lo avesse raggiunto a Milano e lo avesse obbligato ad interrompere la relazione peccaminosa con la madre di Adeodato, Agostino ricadde poco dopo nel concubinato, iniziando a vivere con un’altra donna. Nel 386, i colloqui con Sant’Ambrogio e con Simpliciano portarono Sant’Agostino alla definitiva conversione. Dopo essersi dimesso dal suo incarico come professore di retorica a Milano si ritirò in campagna, a Cassisiacum, dove iniziò a prepararsi per ricevere il battesimo e divenire definitivamente cristiano. Nella Pasqua del 387, Sant’Agostino ricevette il battesimo dal vescovo di Milano Sant’Ambrogio. Con lui venne battezzato anche l’amato figlio Adeodato, ormai quindicenne. Dopo la conversione, Agostino decise di tornare in Africa; la morte della madre Monica ad Ostia lo gettò in un profondo scoramento e gli fece ritardare la partenza di diversi mesi, in cui si impegnò a confutare l’eresia.
In Africa vendette i suoi beni dando il ricavato ai poveri ed iniziò una vita di penitenza. Ad Ippona, nel 391, venne ordinato sacerdote per la pressione della popolazione locale. Nel 395, quarantaduenne, venne nominato vescovo di Ippona. Rimase alla guida della diocesi sino alla sua morte, nel 430. Ad Ippona, Sant’Agostino si dedicò alla lotta alle eresie Manichea e Donatista, che in quegli anni facevano migliaia di proseliti in tutta l’Africa. Nel 412 Agostino si impegnò contro il Pelagianesimo; nel 426 iniziò quella che fu la sua ultima battaglia contro l’Arianesimo. Agostino, anziano e malato, riuscì a farsi associare Eraclio come vescovo, per risparmiare alla città i tumulti di un’elezione episcopale al momento della sua morte, che sentiva sempre più vicina. L’Africa in quel frangente era travagliata dalla ribellione contro l’imperatore guidata da Bonifacio; pochi anni dopo la provincia venne invasa dai Vandali, cacciati dalla Spagna dalla pressione dei Visigoti. I Vandali, guidati da Genserico, assediarono Ippona. Agostino, anziano e malato, morì poco dopo l’inizio dell’assedio, risparmiandosi così le violenze che gli invasori inflissero alla città una volta che la ebbero conquistata. Le spoglie di Agostino vennero rapidamente trasportate a Cagliari e, nel 718, spostate a Pavia per volontà di Liutprando, re dei Longbardi. Attualmente le reliquie di Agostino si trovano ancora nella “Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro”, a Pavia.