Il 30 agosto la Chiesa cattolica ricorda i santi Felice e Adatto. Sia la letteratura ufficiale che quella ufficiosa parlano di questi due santi che subirono il martirio all’epoca della violenta persecuzione contro i fedeli cristiani messa in atto dall’imperatore romano Diocleziano, cioè tra il III e il IV secolo d.C: che i due furono entrambi martirizzati, per l’esattezza uno dopo l’altro, ce lo dice la Passio, cioè il testo leggendario che ne racconta per l’appunto le vicende. E’ invece papa Damaso, autore di numerosi carmi per i martiri di Roma, ad averci tramandato qualche informazione aggiuntiva sulla loro vita, menzionandoli in uno dei suoi epigrammi, in cui ci dice in particolare che Felice e Adatto erano due fratelli. Mentre sul nome di Felice non c’è nulla da dire, trattandosi di un nome di origine latina piuttosto diffuso nell’antichità, più curioso appare a prima vista il nome di Adatto. In effetti più che di un nome si tratta di un appellativo che egli non portava dalla nascita ma che gli fu dato proprio al momento del martirio, quando chiese esplicitamente di condividere in tutto e per tutto la sorte di Felice. Ma di quale sorte si trattava? Di certo sappiamo che non fu delle più felici, dato che i due fratelli furono decapitati e poi sepolti nelle catacombe di Commodilla, sull’attuale via delle Sette Chiese, presso la via Ostiense, dove si conserva ancora la loro tomba e dove furono i principali martiri qui sepolti e venerati. Fu così perciò che quel personaggio venuto chissà da dove, emerso all’improvviso tra la folla e di cui non si conosceva neanche il vero nome, fu chiamato per semplicità Adatto (in latino Adauctus), cioè aggiunto, in quanto si era associato al martirio di Felice. Pare infine, sempre secondo le fonti, che quest’ultimo fosse un presbitero e che proprio questa fosse la vera ragione della sua condanna al martirio. Dei due martiri e santi ci resta anche una testimonianza archeologica piuttosto importante. Si tratta di un affresco in cui Felice e Adatto si trovano insieme a San Pietro, raffigurato nell’atto della consegna delle chiavi. Tale dipinto non era collocato in origine all’interno delle catacombe, dunque in prossimità della tomba dei due, bensì su una delle pareti di una cripta della basilica che in un momento successivo vi era stata eretta giusto al di sopra, come luogo di culto e di venerazione connesso in tutto e per tutto al vasto cimitero sotterraneo. La venerazione di Felice e Adatto non è iniziata in tempi moderni ma ebbe origine già nell’Alto Medioevo, quando sappiamo che esistevano in circolazione delle reliquie dei due santi, le quali pare che fossero state concesse in dono all’imperatrice Ermengarda, moglie di Lotario I, da papa Leone IV nel IX secolo. Da allora Felice e Adatto iniziarono ad essere venerati non più solo in Oriente ma anche in tutta Europa.