Nel giorno 6 agosto, la Chiesa Cristiana onora e ricorda Sant’Ormisda. Sant’Ormisda è stato il 52° pontefice della storia della Chiesa cattolica. Egli nacque a Frosinone in un anno imprecisato, in una famiglia molto rispettata e di condizioni economiche agiate. Le notizie biografiche antecedenti al suo papato sono abbastanza scarse, ma si sa che, quando decise di prendere gli ordini, Ormisda aveva già un matrimonio alle spalle, e che da queste nozze era nato anche un figlio: anche lui destinato a divenire pontefice con il nome di Silverio, tra il 536 e il 537. Ormisda ricoprì il ruolo di diacono al tempo di papa Simmaco, rimanendo fedele a quest’ultimo nello scontro che lo vide contrapposto all’antipapa Laurenzio. Mentre nel 502 ebbe l’incarico di “notaro”, nel corso del sinodo che si svolse a San Pietro: proprio durante quest’evento, il santo ricevette da Ennodio di Pavia una profezia riguardante il suo futuro da papa. Infatti, Ormisda venne eletto il 20 luglio del 514 e una delle prime cose a cui pensò fu la rimozione delle ultime tracce di quello che era stato lo scisma laurenziano. Quindi riammise all’interno della Chiesa coloro che non avevano ancora avuto modo di godere di una riconciliazione. Successivamente, si dedicò con grande slancio ad eliminare gli effetti dello scisma acaciano, che a partire dal 484 aveva visto contrapporsi chiese orientali e occidentali a causa del monofisismo. Dopo varie controversie, egli riuscì a raggiungere una pacificazione tra oriente e occidente con la cosiddetta Formula di Ormisda, nuova confessione di fede emanata nel 519.
Ormisda dovette poi affrontare un’altra questione, legata a quella che venne definita controversia teopaschita, che prese origine dalla formula “Uno della Trinità fu crocifisso”, pronunciata da Giovanni Massenzio e da altri scizi in quel di Costantinopoli, nell’anno 519. Inizialmente, il santo dichiarò che tale affermazione, pur non potendo essere definita poco veritiera, sarebbe stata da evitare perché avrebbe potuto essere presa in prestito dagli eretici, fino a quando, nel 521, dovette pronunciarsi apertamente contro la frase, contrapponendo ad essa la formula “Una delle tre Divine Persone ha patito secondo la carne”. Ormisda diede mandato a Dionigi Il Piccolo di occuparsi della traduzione dei canoni della chiesa orientale in latino, e volle anche pubblicare un’edizione nuova del “Decretum de recipiendis” , testo risalente a Papa Gelasio I. Osmida morì a Roma il 6 agosto del 523 e la sua tomba venne inizialmente collocata al di sotto della pavimentazione dell’entrata della Basilica di San Pietro, anche se in seguito di essa si perse ogni traccia. Sant’Ormisda è divenuto il protettore degli stallieri e dei palafrenieri, e solitamente viene ritratto accompagnato da un cammello. Proprio il 20 luglio scorso, le Poste hanno messo in circolazione un francobollo recante la sua effigie per celebrare i millecinquecento anni dalla sua salita al trono di Pietro.