Nel giorno 11 settembre, la Chiesa Cristiana onora e ricorda i Santi Proto e Giacinto. I due Santi sono vissuti molto probabilmente nei primissimi secoli del primo millennio dopo Cristo e la conferma storica della loro esistenza è riscontrabile all’inserimento dei loro nomi nel Depositio Martyrum di Roma ed in altri documenti di natura religiosa e che sono accettati come prove storiche a tutte gli effetti. Per quanto concerne la storia della vita di San Proto e Giacinto, non ci sono documenti storici che possano confermarne gli accadimenti e la biografia può essere ricavata seguendo alcuni antichi racconti che tuttavia vengono considerati a chiari tratti leggendari. Stando a questi racconti si dice che Proto e Giacinto fossero due schiavi nativi probabilmente dell’Egitto, anche se non ci sono conferme in tal senso. Sembra che i due schiavi fossero al servizio di una certa Eugenia, figlia di un nobile e potente patrizio romano di nome Filippo, che a quel tempo assolve l’importante ruolo di prefetto della città di Alessandria d’Egitto, che all’epoca era un po’ la capitale della provincia romana in terra d’Egitto. Proto e Giacinto non solo erano schiavi ma erano stati resi eunuchi, ossia privati dei propri organi genitali. Proto e Giacinto erano diventati due giovani credenti della religione cristiana ed ebbero la capacità di convincere la stessa Eugenia nella conversione alla religione cattolica tant’è che la fecero entrare in un dei monasteri presenti sul territorio egiziano. Stando alla leggenda, accaddero una serie di situazioni e vicende piuttosto romanzate che ebbero come risultato finale quello di portare alla definitiva conversione non solo della stessa Eugenia ma di tutta la propria famiglia compreso lo stesso prefetto Filippo. In seguito a questa conversione, Eugenia ebbe una vera e propria vocazione al punto che decise di tornare a Roma per espletare una funzione di apostolato al fine di diffondere il più possibile la voce del Signore. Prima di partire alla volta di Roma, Eugenia volle lasciare in Egitto sia Proto che Giacinto e per la precisione li lasciò al servizio dell’amica Bassilia, che era desiderosa di capire molto di più della religione cristiana. Eugenia lasciò Proto e Giacinto a Bassilia proprio perché i due potessero mettere in atto la medesima opera apostolica svolta nei propri riguardi e così portare alla conversione la stessa Bassilia. La conversione della donna non tardò ad arrivare ma questo fu un episodio che costò carissimo alla stessa Bassilia che venne denunciata dal proprio fidanzato all’autorità romana, destino condiviso con gli stessi Proto e Giacinto. Dopo un processo abbastanza sommario tutti i tre furono condannati a morte perché credenti, cosa che neppure in punto di morte sconfessarono.
I corpi di Proto e Giacinto in seguito furono sepolti all’interno della Basilica che venne consacrata in memoria di Santa Bassilia, intorno al quarto secolo dopo la nascita di Cristo per espresso volere dell’allora Papa Damaso. Sulla tomba dei due santi, il Papa fece inserire una lastra di marmo con una scritta che ne ricordava la fede e la devozione nel Signore. A partire dall’ottavo secolo, le spoglie dei due santi martiri furono spostati dalla basilica nella quale riposavano da quattro secoli, per essere portati nella città di Roma. Una pratica molto comune in quel periodo che serviva a rendere Roma sempre di più il centro di gravità del Cristianesimo. Nel 1845 in una situazione alquanto fortuita si apprese che le spoglie di San Giacinto non erano presenti all’interno della città di Roma bensì riposavano nel cimitero di Sant’Ermete. La tomba di Proto, invece, è stato scoperto che si trova a San Giovanni dei Fiorentini. Per quanto riguarda la tomba di San Giacinto, presentava una lastra piuttosto semplice che ha portato gli storici a pensare che sia stata realizzata in gran segreto e velocità durante il periodo in cui nell’Impero Romano erano in atto la persecuzione nei confronti dei fedeli della religione cristiana. Per cui la tomba dovrebbe risalire all’epoca in cui era imperatore Valeriano.