Una nuova testimonianza sul caso Yara Gambirasio che in realtà non dovrebbe essere molto utile per decidere se Massimo Bossetti è innocente o colpevole. Gino Crepaldi, autista di 58 anni di Ciserano in provincia di Bergamo, parlando con il settimanale Giallo, ha detto di aver visto una volta Massimo Bossetti che pregava sulla tomba di Yara. Era il 10 o l’11 settembre 2013, ha detto ancora. Dice di averlo riconosciuto solo dopo che il Bossetti era stato arrestato: la foto sui giornali gli ha ricordato quell’uomo che pregava sulla tomba. 



Tre persone hanno aggredito ieri Letizia Laura Bossetti, la sorella gemella del presunto killer di Yara Gambirasio. Se le ipotesi e le prove fino a oggi raccolte risulteranno fondate, anche lei dovrebbe essere figlia di Giuseppe Guerinoni, l’uomo morto nel 1999 dal cui dna si è risaliti appunto al Bossetti. La donna ha trovato tre persone nel garage del condominio dove vivono i genitori: è stata presa a calci e pugni fino a perdere i sensi. E’ stata portata all’ospedale ed è rincasata dopo una visita di accertamento. Sembra sia già la seconda volta, ma ieri l’aggressione è stata decisamente violenta. Motivo dell’aggressione, vendicarsi del fratello evidentemente considerato da queste persone l’assassino di Yara. 



Sarebbero invece le parole del cognato di Massimo Bossetti ad aver fatto decidere il giudice a non concedere la scarcerazione al Bossetti. Secondo quanto riporta oggi l’Eco di Bergamo infatti Angelo Comi in una sua testimonianza avrebbe smentito il cognato. Ed ecco perché il gip Ezia Maccora avrebbe deciso di non concedere la scarcerazione. Angelo Comi avrebbe dunque detto agli inquirenti che il cognato in persona gli avrebbe detto di essere transitato la sera del 26 novembre 2010, quella della scomparsa di Yara, dal luogo del rapimento, notando la presenza delle forze dell’ordine. Bossetti invece ha sempre detto di non essere passato da lì quel giorno e di essere andato subito a casa dopo il lavoro. La circostanza, scrive dunque il giudice, non è compatibile con la ricostruzione dell’indagato. 



La procura di Bergamo nasconde elementi che avrebbero permesso al giudice la scarcerazione di Massimo Bossetti. E’ quanto scrivono gli avvocati del presunto killer di Yara Gambirasio nell’istanza di scarcerazione respinta appunto dal giudice. Secondo alcuni, queste parole significherebbero un attacco dei legali contro la procura stessa, la quale non si starebbe comportando in modo chiaro nei confronti del loro assistito. La domanda che sorge spontanea è ovviamente: di quali elementi parlano gli avvocati? Cosa nasconderebbe il pm Letizia Ruggeri? Non ne viene fatta menzione, ma si legge che l’istanza di scarcerazione è stata presentata in base a una “rilettura degli elementi” in ballo. C’è però un riferimento critico preciso, quello riguardo agli esami del dna: “si confonde la probabilità di una corrispondenza casuale con la probabilità della colpevolezza”. Le tracce biologiche insomma non significherebbero che Bossetti è l’assassino.