Si avvicina il Sinodo dei Vescovi e si riparte con lo specchietto per le allodole della comunione ai divorziati risposati. È un problema, ma non è il primo dei problemi. Basta fare un calcolo.
Prendi il mondo – perché la Chiesa, Papa Francesco non fa altro che ripeterlo, ha occhi su tutto il mondo – e togli la frazione dei cattolici. Tra i cattolici prendi gli sposati. Tra gli sposati prendi i divorziati e, buon ultimo ma non meno importante, tra i divorziati cattolici prendi quelli che vorrebbero fare la comunione ma non possono. Ce ne sono, per carità, non lo nego, ne conosciamo tutti, ma non è il problema dei problemi.
Il primo problema è proprio la famiglia. Tutto il mondo la vuole, anche se non siamo tutti d’accordo nel dire come debba essere fatta. Ma essere sé stessi e sentirsi a casa, sì, lo vogliamo tutti, e famiglia è questo. E, molto molto collegato con l’essere sé stessi ed essere a casa, è il poter avere figli: ecco il primo problema. E lì, c’è il problema dei problemi: cioè che le politiche familiari vere le hanno fatte in Scandinavia, in Francia, negli Stati Uniti, i paesi cattivi, laicisti, quelli con diversi tipi di famiglia. E l’Italia e la Spagna, cioè i paesi cattolici, stanno indietro.
È vero, conosco qualche sposato divorziato che frigge perché non può fare la comunione, ma conosco un mare di coppie che sono estenuate dal non poter avere figli per mancanza di tempo, di soldi, di cultura civile, di solidarietà sociale. E se la Chiesa cattolica ti dice solo che sei poco generoso, poco aperto alla volontà di Dio, e che forse devi pregare di più, ecco, quello è il problema che il Sinodo deve affrontare.
Perché i paesi più lontani dalla Chiesa cattolica sono quelli che meglio pensano alla famiglia? Una Chiesa che gira solo sui valori non negoziabili, diventa una chiesa autoreferenziale. Mi viene il dubbio che una Chiesa così arroccata, a certi giornalisti, vada proprio bene. Ho un amico che dice: “Se hai una battaglia da fare, cerchi un nemico. Se hai un sogno da realizzare, hai bisogno di un popolo con cui condividerlo”(@brunomastro).
Questi giornalisti si stupiscono che Müller dica che se diamo la comunione ai divorziati risposati mettiamo in crisi l’indissolubilità del matrimonio e che Kasper gli risponda: sì, ma quelli che sono finiti nella buca del divorzio come li tiro fuori? E che problema c’è? La Chiesa è viva e non ha un pensiero unico. Di unico ha solo Dio.
Tra l’altro, un popolo deve avere quelli di destra e quelli di sinistra, quelli alti e quelli bassi, quelli belli e quelli brutti. Un popolo raduna in sé tutte le categorie, non è un esercito. Che tra i cardinali ci siano quelli di qua e quelli di là, che problema è?
Il fatto che in un momento come questo sembra sfuggire, è che né Kasper né Müller devono dare la soluzione. E neppure Papa Francesco. Ma Dio. È lui: hasthag Dio (#Dio). Se i cardinali sono d’accordo sul fatto che per trovare l’hasthag giusto devono parlarsi tra di loro, a me va bene. E poi – dico una cosa ovvia – lo sapete vero che il Sinodo non dura dal 5 al 19 ottobre, ma per due anni? che questo è quello straordinario e che poi ci sarà quello ordinario? e che “sinodo” vuol dire camminare insieme (syn-odós) e che non è la commissione per le riforme istituzionali?