Il 2 settembre, la Chiesa Cattolica celebra la memoria di Sant’Elpidio, monaco ed eremita vissuto nei primi anni dell’Era Cristiana. Le notizie su Sant’Elpidio sono scarne e frammentarie. Secondo la leggenda, Elpidio era originario della regione della Cappadocia. La sua famiglia d’origine, pur non appartenente alle classi dirigenti, era comunque abbastanza benestante e permise al giovane Elpidio di ricevere una certa educazione. Quel che è certo è che questi, fortemente influenzato dal nuovo fervore religioso che andava affermandosi nel corso del III secolo nel Vicino Oriente e che aveva comportato la nascita delle prime comunità monastiche, che condividevano una vita di preghiera in alcuni conventi divisi in celle individuali. Nel III secolo, con la nascita dei primi cenobi, molti uomini e donne animati da fervore religioso, volontà di purificazione e desiderio di espiare i loro peccati avevano iniziato a praticare queste prime forme di vita conventuale, ispirati da San Pacomio, attivo nella zona della Tebaide, in Egitto lungo le rive del Nilo. Secondo la tradizione, anche Sant’Elpidio venne pervaso da tale fervore religioso e iniziò una vita cenobitica, vendendo i suoi beni per dare gli averi ai poveri e dedicandosi alla preghiera. In quegli anni, l’Impero Romano stava attraversando una fortissima crisi. I cristiani venivano periodicamente perseguitati ma alle brevi e cruente fasi di sofferenza si alternavano lunghi periodi in cui venivano tacitamente tollerati e potevano, di conseguenza, fare proseliti e predicare la parola del Salvatore.Questa atmosfera propiziò la successiva affermazione del Cristianesimo nel corso del IV-V secolo, con Costantino che promulgò il celebre Editto che diede ai Cristiani la libertà di culto.
Sant’Elpidio, dopo aver trascorso alcuni anni in un convento in Cappadocia, attraversò un periodo di profonda crisi mistica e decise di abbandonare la vita cenobitica per recarsi nel deserto e vivere come asceta, alla ricerca di importanti risposte teologiche. Sant’Elpidio si stabilì quindi nei pressi di Gerico, a una certa distanza dalla città per non essere disturbato nei suoi esercizi spirituali e di meditazione.Dopo alcuni anni di vita austera e ascetica, Sant’Elpidio decise di trasferirsi in Italia, più vicino alla capitale dell’Impero Romano, per poter fare nuovi proseliti e diffondere la vera Fede anche nell’Europa Occidentale. Elpidio approdò sulle coste delle Marche, scegliendo poi di stabilirsi nel Piceno, un’area a quei tempi ancora prevalentemente agricola e scarsamente urbanizzata, dove il Cristianesimo non era ancora penetrato.Nel Piceno, Sant’Elpidio stabilì una piccola comunità monastica, raccogliendo attorno a sé alcuni religiosi ed iniziando a fare apostolato presso la popolazione locale, in gran parte pagana e devota agli idoli. La grande opera di cristianizzazione di Sant’Elpidio e la sua grande religiosità fecero sì che già mentre era ancora in vita nascesse una forma di profonda devozione popolare verso la sua persona.Alla sua morte, Sant’Elpidio iniziò ad essere venerato spontaneamente dalla popolazione. Ancora oggi, la presenza di molti toponimi che portano il suo nome nelle Marche centro-meridionali è emblematica della grande devozione popolare che ha il santo nell’area: Sant’Elpidio al Mare, Sant’Elpidio Morico, Porto Sant’Elpidio (tutti e tre in provincia di Fermo).