Nell’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Massimo Bossetti che come si sa è stata rigettata dai giudici, è presente anche una delle conclusioni delle indagini dei Ris di Parma. Una conclusione alquanto sorprendente in quanto in sostanza si dice che non si può del tutto essere certi che il dna trovato sui vestiti di Yara appartenga a Massimo Bossetti. Cosa che come si sa  invece costruisce la fondamenta dell’impianto accusatorio. Ecco un esempio di quanto è stato detto: “Appare quantomeno discutibile come ad una eventuale degradazione proteica della traccia non sia corrisposta una analoga degradazione del Dna”. Il fatto poi che il corpo della ragazza sia stato in un campo all’aperto per tre mesi ha certamente deteriorato le tracce biologiche, si legge ancora, riducendone la quantità e compromettendone la conservazione. 



Massimo Giuseppe Bossetti ha consultato siti porno, ma mai video con minori. Lo ha detto lui stesso, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver rapito e ucciso Yara Gambirasio, come riportato dai verbali dell’interrogatorio pubblicati oggi da Repubblica. “Può essere che io e mia moglie abbiamo guardato dei siti porno, tipo Youporn, questo sì, ma video con minori, mai”, ha detto al pm il carpentiere di Mapello, nonostante dalle perizie effettuate sul suo computer poco più di un mese fa siano emersi tentativi di accesso a siti pedopornografici e ricerche della parola chiave “tredicenni”. Lui invece ha sempre negato, spiegando di non aver mai cercato niente con oggetto “sesso con tredicenni”. “Dottoressa, non ho niente da confessare perché non ho fatto niente”, ha detto Bossetti al pm.



Nuova svolta nel caso di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra (Bergamo) rapita e uccisa il 26 novembre 2010. Un uomo si è presentato venerdì mattina negli uffici della Procura per far sapere ai magistrati che nei giorni successivi alla scomparsa della giovane non c’era nessun corpo in quel campo di Chignolo d’Isola dove il cadavere di Yara venne ritrovato esattamente tre mesi dopo. Questo porterebbe dunque a pensare che la ragazzina non sia morta nel luogo del ritrovamento, come invece si è creduto fino ad ora. Il testimone, esperto di volo e volontario della Protezione civile, ha chiaramente detto di aver sorvolato più volte il campo ma di non aver mai visto il corpo di Yara: anzi, il 12 febbraio 2011 avvistò dall’alto un oggetto nero che poi si rivelò essere solamente un sacco della spazzatura. Questo conferma che, se il corpo ci fosse stato, il testimone lo avrebbe potuto vedere senza problemi. Prende dunque piede l’ipotesi che Yara sia stata uccisa in un altro luogo e che solo più tardi il suo corpo sia stato portato nel campo di Chignolo d’Isola.

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