“Claudia come la vedi una degustazione-aperitivo al teatro Regio di Torino, per presentare la GuidaCritica&Golosa?”. “Ci penso io!”. E Claudia Ferraresi, pittrice, poetessa, prepara duecento confezioni da sei gusci di uova, ognuna delle quali con un ripieno diverso, sfizioso, felice. Bruno Lauzi, allora aveva improvvisato un concerto con la gente seduta sulle scale. E tutti a cercare la sorpresa dentro ai gusci d’uova, che avevano il bagnet verde con la lingua, le acciughe al sugo rosso, la salsa tonnata con straccetti di vitello e chissà cos’altro ancora.



Era così Claudia Ferraresi: una donna buona, un’amica sincera, generosa oltremisura. Era una donna della Langa, che aveva come ricchezza l’arte. Con il figlio Alessandro mandava avanti la cantina Rocche Costamagna, che fa un Barolo eccellente, ma anche un Dolcetto che tante volte mi ha stregato. L’avevo conosciuta venti anni fa, quando mi invitò nella sua casa, la Cà dj’ Amis (la casa degli amici), per farmi una sorpresa: l’attore Mario Brusa, che leggeva dei miei racconti scritti in un libretto dal titolo E il cielo è una coperta sulla campagna stesa.



Li avevo scritti io quei racconti, ma mai m’era capitato di sentirli recitare. Ero confuso, di fianco a ma c’era Giovanna Ruo Berchera, che poi divenne la maestra di cucina del Club di Papillon e poi del libri Adesso, 365 giorni da vivere con gusto. Claudia tesseva dei rapporti buoni, avendo dentro il gusto per l’arte (lei dipingeva) e per la letteratura. Aveva inventato il concorso dei Libri da gustare, che ogni anno andava a premiare 10 titoli diversi. Insomma aveva dentro l’idea che il vino, il Barolo poi, fosse qualcosa che c’entrava coi rapporti, con la vita.



E l’altro giorno se n’è andata all’improvviso, a 71 anni. Donna bellissima e buonissima, aveva scelto la sua strada, lontano dai clamori facili. A fine mese uscirà un film, dedicato ai Barolo Boys, ossia a quelli che volevano fare il vino più buono del mondo. Ci sono riusciti? Chissà, bisognerà vedere il film, che ha dentro lo zampino di Oscar Farinetti, per capirlo.

Ma quante facce ha il Barolo? Il Barolo visto da La Morra, poi, dove c’è Giacomo Oddero che è un gigante, ma c’è anche Giovanni Negri dell’azienda Serradenari, che quest’anno ha fatto il vino più buono della nostra selezione. A La Morra c’è Vladimiro Rambaldi, che il Barolo lo ha provato a fare senza solfiti. C’è Gian Bovio, oste con la passione del Barolo. Di che cosa stiamo parlando? Ogni azienda, ogni vino, ogni bottiglia ha la sua personalità.

Come quella di Claudia, la cui cantina forma l’ultima curva prima di arrivare sotto al belvedere. Posteggi l’auto e ti godi uno dei più bei paesi del Barolo. In centro c’è la Cantina Comunale, dove trovi i vini di tutti i produttori, ma anche un filmato su questo luogo fantastico, che ha due frazioni principali l’Annunziata e Santa Maria, dove d’inverno talvolta mi sono ritirato a scrivere, con la neve immacolata e il silenzio sui sorì, che sono le vigne di Barolo.

Un boccone all’enoteca Gallo (via XX Settembre, 3 • tel. 0173509838)? Oh Claudia, bastava un colpo di telefono e ci si vedeva: all’osteria del Vignaiolo (fraz. Santa Maria, 12 • tel. 017350335), che per me è fantastica, oppure all’Osteria Veglio (fraz. Annunziata, 9 • tel. 0173509341), ricordi? Che cene sontuoso da Gian Bovio, che oggi è li coi suoi ragazzi al Bel Sit ( Via Alba, 17bis • tel.  0173.590303). E il Barolo si sposava col tartufo. L’ultima scoperta di La Morra è stata alla Locanda Fontanazza (tel. 0173 50718), nell’omonima frazione. Mi ci ha portato Vladimiro, e l’auto l’avevo posteggiata proprio dietro casa tua. Perché non ci siamo sentiti in questo ultimo anno? Perché è così: la vita incombe e gli amici sono eterni. Io penso di te questo Claudia: sei eterna, per questo, mentre scrivo, ho cominciato a dialogare come se fossi qui. E invece sei già nell’eternità amica mia.

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