Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dal 16 giugno con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, aveva raccontato agli inquirenti che il pomeriggio del 26 novembre 2010 – giorno dell’omicidio della ragazzina – era andato dal meccanico per far riparare il furgone Ma, come riporta il Corriere delle Sera, così no è: il registro delle fatture dell’officina non mente e segnala che il muratore si era recato lì un mese prima. Cade dunque un altro alibi dell’uomo, sempre più alle strette. Gli investigatori stanno ricostruendo quella giornata nella quale Bossetti, secondo il suo racconto, avrebbe lavorato di mattina a Palazzago, per poi andare di pomeriggio dal meccanico, dal falegname, dal commercialista, dal fratello e all’edicola davanti al centro sportivo di Brembate Sopra. Una versione che fa acqua.



Una famiglia serena, un “matrimonio idilliaco” come è stato definito? Pare invece, secondo gli inquirenti che il rapporto tra il presunto killer di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti, e la moglie Marita Comi non fosse un rapporto molto stretto. Almeno se si giudica dalle telefonate. Esaminando infatti i tabulati telefonici della coppia, gli inquirenti hanno notato come tra i due per ben sedici giorni consecutivi non ci sia stata una telefonata e neppure un sms, nel dettaglio nei dieci giorni precedenti la morte di Yara e nei sei giorni seguenti. Significa qualcosa ai fini del caso in questione? Secondo le indiscrezioni che circolano la cosa desterebbe sospetti perché il delitto Gambirasio è un delitto a sfondo sessuale. Tutto da capire cosa significhi, ad esempio se il Bossetti avesse cercato sfogo alla crisi matrimoniale con la piccola Yara.

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