Quanto ho amato il mio BlackBerry! I miei BlackBerry. Ne avrò avuti almeno una dozzina. Il primo me lo regalò un amico in visita dall’Italia, tanti anni fa. Ce l’avevo già in testa, ma non in tasca. Era tempo che vedevo arrivare nella casella di posta elettronica messaggi con in fondo quella intrigante dicitura, “Sent from my BlackBerry”, avevo visto foto, sentito racconti, ma non ne avevo mai toccato uno.



Fu amore a prima vista. Ero arrivato in America che ancora internet non si sapeva neanche cosa fosse e i computers erano scatoloni con un monitor nero dove scrivevi parole in verde… l’alba della preistoria! E adesso c’era questo compagno fedele grazie al quale l’email non ti lasciava mai dovunque andassi. Quasi. Ogni tanto nei miei giri per gli States finivo in zone buie dove la connessione non era ancora arrivata. In Alaska e al Grand Canyon avevo avuto dei problemi…



Una marcia trionfale di anni, con modelli che evolvevano continuamente portandoti mirabilie nel palmo della mano. C’era da scrivere qualcosa a qualcuno? C’era da rispondere ad un messaggio urgente (o anche poco urgente)? No problem, ho il BlackBerry! Ne ho avuti tanti: prima o poi finivo per sfasciare qualcosa, un tasto o quell’accidenti di rotellina-mouse che ad un certo punto non si muoveva più. Allora correvo al negozio. Dapprima mi accoglievano con un sorriso e me lo riparavano. Si rompevano, ma la mia fede non ha mai vacillato. Smisero di ripararli e cominciarono ad offrirmi il modello appena uscito, l’ultimo grido. Ogni tanto saltava fuori “il modello appena uscito”. Bisognava adeguarsi un po’, ma il passo avanti diventava presto evidente. 



Fino al 2007, la comparsa dell’IPhone. Non feci una piega, orgoglioso del mio BB. L’iPhone poteva fare tante cose, ma l’email… Su quella il paragone non reggeva e a me interessava soprattutto l’email. Lo sappiamo tutti com’è andata avanti la storia con il susseguirsi forsennato di iPhones sempre piu’ impallinati di applications e sempre più oggetti di culto, la comparsa di Siri…

E il BBerry sempre lì, immobile come il Colosseo. Anche i fedelissimi cominciarono a dubitare. Io no. A me interessava l’email, e poi con le dita che mi ritrovo ho bisogno di tasti. Tasti veri, altroché “touch”, che non riesco mai a touch il punto giusto! 

Ci si misero anche i media a cantare inni funebri per la società canadese. Coloro che fino a qualche mese prima brandivano con orgoglio quel diamante nero come le more di bosco (da cui il nome) ora apparivano alla ricerca di ogni possibile sotterfugio pur di non farsi cogliere in flagrante con un BlackBerry in mano – in un mondo in cui gli iPhones spuntavano come funghi (in quello stesso bosco dove prima c’erano le more). Roba da vergognarsi, peggio che girare con una sigaretta in mano in una classe dell’asilo. Parola del New York Times. 

Venne anche il mio giorno. Avrei voluto che non arrivasse mai, ma arrivò. Dovevo cambiare la batteria del mio BlackBerry, ne avevo squagliata un’altra. 

Entro nella bottega di Verizon qui dietro l’angolo, su Wall Street, BB in mano. Entro e mi sento trafitto dallo sguardo del commesso. Davanti al bancone, con un briciolo di disagio per quello sguardo, faccio per dire che vorrei una nuova batteria per … Non mi fa neanche finire. Scuote la testa, mi guarda con commiserazione, mi prende il “Curve” di mano e mi apostrofa: “Siete rimasti in quattro…”.

Ho un iPhone5S. Si, sono già indietro di un numero, ma la cosa non mi turba. A me interessa l’email.

Solo che adesso è arrivato pure “Passport”, la nuovissima creazione BlackBerry. Nero come gli altri e largo come una padella per fare la piada. Funzionerà?

Cosa faccio? Di passaporti ne ho già due. Prendo anche il terzo?

L’iPhone lo sopporto, il BlackBerry l’ho amato. Ma non è più come una volta. Che sia stata la BlackBerry ad abbandonare me o io ad abbandonare lei, so che di solito le minestre riscaldate non soddisfano nessuno.

Continuerò a sopportare l’iPhone, e mi sa che così faranno tanti di quelli che hanno vissuto questa storia d’amore. Ma se alla BklackBerry invece di fare smartphones si mettono a fare marmellata di more giuro che la compro.