Sono state arrestate tre maestre a Palma Campania e ne riportiamo testualmente i nomi: Carmela Graziano, Giovanna Donnarumma e Rosa Ambrosio. L’accusa è di maltrattamenti sui bambini che avevano in classe, e sono fondate sulle videoregistrazioni, fatte nell’Istituto comprensivo per l’infanzia “V. Russo” (Napoli) dopo la denuncia di una mamma ai carabinieri: nell’ambito di 15 giorni di intercettazioni, ben 66 sono stati gli episodi rilevati dalle telecamere nascoste.



“Porco, porco, e come puzzi”, “adesso se ne deve andare a fare in culo!” o ancora “ma questo stupido! Ti devi mettere qua”. Sono solo alcune delle frasi-shock estrapolate ma a parole di tale tono spesso venivano associate vere e proprie violenze fisiche, quali pugni, schiaffi, tirate violente di capelli, spintoni; spesso i bambini venivano lasciati a terra oppure soli, isolati nell’angolo.



Roba da non crederci, se i filmati non parlassero chiaro. Roba che non avremmo creduto possibile, se fosse solo riferita da frasi impacciate e frammentarie, riportate dagli alunni.

Eppure è tutto vero.

Beh, verrebbe da dire, fortuna che i Carabinieri hanno creduto ai genitori; no, niente fortuna, è vero invece che delle brave persone che fanno parte dell’Arma dei Carabinieri hanno fatto il loro dovere. Hanno ascoltato delle altre persone, dei genitori, che si sono fatte avanti e hanno parlato, dentro ansie e preoccupazioni, che si sono affidati alle autorità (non è cosa da poco) senza cercare di farsi giustizia o risolverla da sé. Ancora: grazie a queste stesse persone, madri, padri, in grado di ascoltare i loro figli, coglierne i cambiamenti, percepire la verità e capaci di raccogliere piccole testimonianze confuse e dolorose, vergognose.



Certo, perché la violenza di tal fatta, compiuta da individui che impersonano autorità (in questo caso non autorevolezza) e che agiscono usando umiliazioni e derisioni, non è facile da denunciare, da dire. La denigrazione è il modo più vigliacco ma purtroppo spesso il più efficace; “divide et impera” dicevano i latini, che è la stessa leva usata nei grandi genocidi della storia: si possono eliminare, anzi, è tuo dovere favorire l’eliminazione dei parassiti, degli essere inferiori, che siano ebrei, tutsi, armeni, curdi, cristiani, yazidi.

Eppure tali videoregistrazioni pur lasciandoci sgomenti, ci consegnano una meravigliosa notizia: quei bimbi strattonati, percossi, lasciati a terra, appena l’aguzzino girava gli occhi, venivano soccorsi dai compagni. Sono i loro piccoli amici a consolarli, a carezzarli, a cercare di tener loro compagnia.

La solidarietà umana espressa da questi bambini, ancora piccoli, è commovente; scrivo “ancora piccoli” ma non sarebbe meglio l’espressione “perché piccoli”? Non ancora toccati cioè dall’egoismo, dal conformismo, dalle idee malsane… 

Possiamo ancora fidarci dell’innocenza dell’infanzia, cioè della scaturigine di un bene puro, custodito da cuori puri, quella stessa sorgente di bene che viene ricordata nell’espressione “se non ritornerete come bambini”? Beh, parrebbe proprio di sì. 

Che dire però di quella vera e propria associazione a delinquere messa in piedi dalle tre insegnanti: come può essere possibile? In realtà non deve suscitare troppa meraviglia: appena un individuo forte e senza controllo ha mano libera sui più deboli, lì si insinua il male, anch’esso covato nel cuore: purtroppo di episodi simili (penso a manicomi, a ricoveri, a certe sedicenti case di cura) ne sono piene le cronache.

Ma queste sono tre insegnanti, tre maestre, tre donne che dovrebbero essere quasi delle vice-madri… Forse, ma solo forse, potremmo obiettare, l’unione fa la forza.

Al tempo del maestro unico non è che mancassero bacchettate e cappelli d’asino, urla e umiliazioni. Vero è che facevano parte del metodo educativo. Ma un maestro, da solo, mi parrebbe più facile da individuare, da richiamare. Un solo responsabile, uno che deve essere proprio fuori di testa. Ma quanto incide il fatto che siano tre le responsabili, che si siano trovate in tre fuori di testa?

In base a cosa vengono scelti i maestri? Si dà per certo il fatto che collaborano e si integrano bene? Chi ha gli strumenti per “formare i team” chi e in base a cosa li può (se può) disfarli?

Quante volte i genitori, e quindi i bambini, si trovano a fare i conti con educatori diversi che non si accordano minimamente, che non sanno o riescono a creare armonia tra loro, dando luogo a risultati scarsi se non proprio diseducativi. Anche se bravi in tali situazioni gli insegnanti non riescono a lavorare bene; forse si potrebbe rivedere qualcosa nel nostro sistema scolastico, almeno nelle primarie.

In ogni caso non possiamo essere troppo pessimisti; anche in tale terribile vicenda, riluce in barlume di bene: i nostri figli lo hanno saputo trovare.