“La nostra cultura è intrisa di pedofobia, ovvero di odio nei confronto dei bambini. Eppure i bambini li celebriamo e li osanniamo nel cinema e nella pubblicità, scriviamo carte a loro difesa, ma poi, quando dobbiamo decidere se schierarci dalla loro parte o da quella di un adulto, soprattutto se familiare, scegliamo quest’ultimo”. A dirlo è lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet sulla sua pagina Facebook, dove ha postato un articolo del sito “thechronicle.it” in cui sono riportate le sue dichiarazioni. Riferendosi agli ultimi casi di cronaca, Crepet spiega che “troviamo naturale che sulla morte di un bambino si possa mentire perfino di più rispetto a qualsiasi altro delitto. Li chiamiamo minori, quasi fosse un lapsus, proprio perché godono di minori diritti. I bambini si possono picchiare, violentare, perfino uccidere e il più delle volte non succede niente, anzi scatta il pregiudizio positivo e buonista sulla famiglia, sulla mamma, sul papà, sul parente, sulla comunità. Non si crede ai bambini in tribunali e non si crede ai bambini nemmeno da morti, facciamo solo fiaccolate”. Basti pensare al caso di Avetrana, aggiunge lo psichiatra, “ennesimo esempio di un’infanzia e un’adolescenza lasciata sola -dico affettivamente sola- senza padri, senza madri, magari vestiti alla moda, con l’ultimo zainetto o cintura firmata, ma terribilmente soli. E non si arrabbino sempre i sindaci, pronti subito a difendere comunità di omertosi, dove non ci sono uomini e donne disposti a dire cosa sanno di una piccola vittima”. Crepet quindi si chiede: “A cosa servono le Autorità regionali per l’infanzia? A partecipare a inaugurazioni e dibattiti televisivi? A cosa servono le Carte di Treviso e tutte le altre? A difendere chi? I bambini soli nel paese di adulti distratti e conniventi. Se tornasse la Montessori inorridirebbe”.



Tre periti parteciperanno alla difesa di Veronica Panarello per tentare di dimostrare la sua innocenza. Lo ha fatto sapere Francesco Villardita, avvocato della donna accusata di aver ucciso suo figlio, Loris Stival, sottolineando che i tre esperti, i quali lavoreranno a titolo gratuito, sono docenti universitari: in particolare, ha aggiunto il legale, si tratta di specialisti in neuropsicologia forense, medicina legale e lettura delle immagini. A loro si aggiungeranno due videoforensi ai quali “è stato versato un rimborso spese – ha detto Villardita – E abbiamo avuto diverse offerte di professionisti disposti a lavorare senza retribuzione al caso per fare emergere la verità”.



Veronica Panarello sa cosa è accaduto la mattina del 29 novembre, “magari era lì e probabilmente copre qualcuno”. Ne è convinta Antonella, sorella della donna attualmente in carcere con l’accusa di aver ucciso suo figlio di otto anni, Loris Stival, a Santa Croce camerina (Ragusa). La zia del piccolo è tornata a parlare, stavolta ai microfoni di Domenica Live da Barbara D’Urso: “È stata lei la causa della separazione tra i miei genitori – ha raccontato Antonella Panarello – Un giorno, mia madre era al telefono, non so con chi, ma accanto c’era mia nonna, poteva essere chiunque, anche uno di noi, io stessa. Veronica andò da mio padre a dirgli che mia madre aveva l’amante. E i miei si sono separati. Non era vero: mia madre non aveva alcun amante”. Nonostante i pessimi rapporti con sua madre, “con Loris avevano gli ombelichi attaccati, come si suol dire. Veronica viveva per suo figlio”, ha spiegato la donna in studio che ha poi voluto scusarsi per aver attaccato la sorella poco dopo la notizia dell’uccisione di Loris: “Ho pensato fosse stata lei nel momento in cui ha detto che non aveva fratelli né sorelle. Penso che lei qualcosina sappia, magari era lì. Mia madre è distrutta. Veronica la verità sa, lei la sa. Sta coprendo qualcuno. Lei può avere paura, mi viene da pensare stia coprendo un uomo”.

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