Dalla Francia al Belgio il passo è stato breve, ma porta con sé tante differenze che è bene sottolineare. Prima, però, una parola sull’Italia. Confusione totale, assoluta e difficile da diradare in un Paese che fino a ieri non ha voluto sentir parlare di jihadismo legato all’estremismo. E nel quale gli esperti di geopolitica nostrani hanno avuto la faccia di bronzo di parlare di “rivoluzioni di libertà” relativamente alle primavere arabe, che avevano messo al potere proprio le élites di quell’estremismo di cui oggi vediamo le propaggini armate, perfettamente infiltrate nella società europea. 



Al Qaeda, Isis, Al Nusra sono nomi che irrompono come uno tsunami in un dibattito pubblico totalmente digiuno di qualsiasi conoscenza del fenomeno jihadista e terrorista nel mondo, figuriamoci in Europa, a due passi da casa nostra, ed è perfettamente comprensibile (ma totalmente inaccettabile) che non si distingua l’uno dall’altro quando colpiscono. Uno degli effetti collaterali delle stragi di Parigi è stato proprio quello di evidenziare l’inadeguatezza dell’occidente di fronte ad un fenomeno che non conosce perché sottovalutato dalle élites intellettuali, spesso animate da ragioni che con l’onestà intellettuale hanno davvero poco a che fare. 



Isis e Al Qaeda coesistono in Europa ma non sono la stessa cosa. A Parigi, in due attentati diversi, si sono già evidenziate strategie e due modi d’azione differenti: i fratelli Kouachi hanno operato più come miliziani addestrati, in possesso di armi di alto livello e capaci di tenere in scacco le forze speciali francesi per quasi tre giorni, potendo fare affidamento con ogni probabilità su una vasta rete di contatti e appoggi. In pieno stile qaedista. Koulibaly invece, nonostante siano stati uccisi due presunti complici, è apparso più come un singolo che ha deciso di aderire all’Isis scegliendo, al contempo, di organizzarsi in maniera piuttosto macchinosa (ad esempio l’esser costretto a prendere un prestito in banca per acquistare delle armi). Nessuna rete strutturata dietro alla sua azione, ma più verosimilmente alcune persone a lui vicine che hanno partecipato all’organizzazione dell’attacco, come la compagna Hayat Boumedienne fuggita nel frattempo in Siria. Isis e Al Qaeda hanno entrambe rivendicato gli attentati, tentando con tutta evidenza di “marcare” il territorio. 



La situazione del Belgio è differente da quella della Francia, a partire dalla organizzazione che a Bruxelles e dintorni le organizzazioni terroristiche da anni ormai si sono date. Il Belgio è a tutti gli effetti il paradiso degli jihadisti europei, capaci di prendere letteralmente possesso, in virtù di un esasperato multiculturalismo e permissivismo, di interi quartieri in cui vige la sharia più radicale e operano tribunali sharitici, le famigerate sharia courts, vere e proprie istituzioni giudiziarie parallele che nessuno mai si è sognato di smantellare per ripristinare un simulacro di stato di diritto. 

Lì esiste un movimento pubblico che non fa mistero dei suoi obiettivi di islamizzare il Belgio e poi l’Europa intera e che è libero di manifestare in piazza e di far eleggere suoi rappresentanti presso municipi o camere di rappresentanza. Gli arresti di questi giorni hanno rivelato una fitta trama jihadista, in cui erano in corso i preparativi per attentati in varie località fra cui Bruxelles, ma non può parlarsi di una novità assoluta, perché il progetto estremista in Europa è noto da tempo. 

Ed è proprio sulla nostra terra che va in scena la gara fra Isis e Al Qaeda per il predominio sul continente e nel mondo. L’esistenza di una strategia di attacchi in serie, alcuni fortunatamente sventati, chiarisce come le vignette di Charlie Hebdo siano state solo il primo atto ma non quello esclusivo. L’obiettivo di Isis e di Al Baghdadi è ridisegnare la mappa dell’islam mondiale, divenendo l’unico movimento estremista e jihadista su piazza, per prendere in mano il progetto di potere della Fratellanza musulmana — egemonizzare l’Europa tramite l’infiltrazione nei gangli vitali della società e della politica — e farlo proprio, estromettendo altri movimenti. 

L’Europa è il campo da gioco del terrorismo, che mentre si sfida per la supremazia tenta di non perdere le posizioni acquisite negli anni, inasprendo la sua azione man mano che la coscienza europea prova a risvegliarsi dal lungo sonno della ragione, padre di tutti i mostri di cui è costellata la storia dell’uomo.