Non deve essere facile per nessuno archiviare giorni come quelli passati in Asia, tanto meno per un cuore che si lascia graffiare e stritolare dalla sofferenza altrui. Francesco riprende gli impegni vaticani, l’agenda fitta di incontri e subito, nell’abbraccio con i fedeli nell’aula Paolo VI, per l’udienza generale, si trova a rivivere la settimana passata dall’altra parte del mondo, a contatto con comunità ecclesiali diversissime e dalle storie sofferte. 



Eppure la prima impressione che evoca e condivide è la gioia. O meglio la gioiosità dell’incontro con paesi che con gradualità e intensità differenti danno testimonianza a Cristo. Che l’impatto con Sri Lanka e soprattutto Filippine fosse stato potente si era capito dalle lacrime che più volte hanno attraversato il viso di Francesco. Ma nel suo resoconto, fornito durante la catechesi del mercoledì, ha mostrato qualcosa di più. 



Un pontefice “edificato”, come ha riferito lui stesso, dai giorni di viaggio in Oriente, un uomo che ha già codificato e assorbito le emozioni per farne materia pastorale. Alla fila ordinata di tappe e istanti della visita ha aggiunto sempre qualche dettaglio, un particolare, una parola, uno sguardo per far capire che il Papa non dimentica o archivia in fretta ciò che ha vissuto. 

La canonizzazione di Padre Vaz, modello di evangelizzatore in un paese, lo Sri Lanka, dove il mosaico delle fedi è complesso e spesso conflittuale oppure l’incontro dominato dai toni del rosso tra i vari leader religiosi a Colombo, sono eventi che hanno dato sostanza ad un termine  “riconciliazione” che spesso, in quei contesti, assume echi retorici. 



Bergoglio ha trattenuto sensazioni ed esperienze forti, da viaggiatore ha cercato l’incontro con i popoli, tentando di penetrare nella quotidianità di cingalesi, tamil, filippini. La giornata di Tacloban, la conversazione con il padre di Krystal, la volontaria filippina, travolta e uccisa da una struttura metallica spazzata dal vento, i 6-7 milioni di fedeli arrivati per la messa finale al Rizal Park di Manila, fanno ormai parte del vissuto del pontefice, memoria che assume anche la canonicità della storia. Ma oltre questo c’è la prospettiva sempre aperta verso temi e questioni che riguardano l’altra parte del mondo. 

E infatti, in una riflessione tutta al passato, il Papa non ha mancato di affondare la lama sulla vicenda che da lunedì sera scatena copiose opinioni, giudizi inappellabili, rigurgiti di antipapismo e reazioni scandalizzate. Ormai è noto, Bergoglio nel volo che da Manila lo riportava a Roma e quindi in Vaticano, ha osato affermare che “i cattolici non sono conigli”. In risposta ad un collega che gli chiedeva delle frizioni tra Chiesa e governo filippino sulle prospettive demografiche nell’arcipelago asiatico e del no alla contraccezione contenuto nell’Humanae Vitae di Paolo VI, il Papa aveva argomentato a lungo sulla “paternità e maternità responsabile”, cercando di far capire che non è dal numero di figli che si determina il livello di cattolicità. 

E’ evidente che nel mirino del pontefice c’erano certe posizioni oltranziste sulla vita a tutti costi, (emblematico il caso della mamma che sfida Dio con l’ottava gravidanza dopo sette cesarei) che ideologizzano, ne più ne meno delle posizioni contrarie, il rapporto tra fede e corporeità. Fatto sta che le sue dichiarazioni hanno scatenato il finimondo e soprattutto provocato perplessità proprio su chi fa della vita una bandiera. Le antenne di Bergoglio hanno captato tutto questo e senza dubbio provocato rammarico per la sofferenza causata a chi, con molti figli e un bel po’ di sacrifici alle spalle, si è sentito “offeso” dall’accostamento all’animaletto simpatico e prolifico. 

Ed ecco allora la precisazione, quasi estranea al racconto, fatta ieri. “Dà consolazione e speranza vedere tante famiglie numerose che accolgono i figli come un vero dono di Dio”. E poi l’aggiunta sull’impossibilità di stabilire una consequenzialità tra famiglie numerose e povertà. Con la ribadita affermazione che la povertà nasce da un sistema economico che ha tolto la persona per mettere al primo posto il dio denaro, e non una mamma e un papà con la loro nidiata di bambini. 

Un chiarimento necessario, forse. Il segnale che abbiamo un Papa che non si lascia scappare nulla. Che osa, forse rischia, come gli piace ripetere, per saggiare e sondare gli umori del suo gregge. Interessante vedere, in previsione del prossimo Sinodo di ottobre sulla famiglia, come porterà avanti la discussione. 

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