Recentemente ho letto su Lifenews numeri che mi hanno tolto il respiro. Si riferivano alla grande quantità di aborti compiuti negli Usa dai primi anni 70, dalla sentenza Roe vs Wade (sentenza della Corte suprema Usa, 1973) a oggi. 

Si parla di circa 57milioni rappresentanti tanti piccolissimi esseri umani che se lasciati crescere nel grembo materno, oggi sarebbero uomini e donne che ci camminerebbero accanto. Penso che l’aborto procurato sia veramente il grande male dell’umanità, un male che si propaga come il buio che avanza nascondendo tutte le cose straordinarie che esistono nel mondo.



Anni fa ero andata a tenere una conferenza proprio su questi argomenti. Finito l’incontro mi si avvicinò un signore che chiedeva di essere ascoltato.

Era un medico e medico ginecologo non obiettore.

“Riesce lei a immaginare la condizione in cui mi trovo? Pensa, forse, che uccidere un piccolo bimbo sia una cosa di poco conto? Mi sento sempre le mani sporche e non c’è modo di liberarsi da questa situazione. E sa perché continuo a farlo? Non mi avrebbero assunto nell’ospedale dove opero. Io devo portare a casa uno stipendio”.



Credo di avergli solo stretto le mani senza trovare nulla da dire.

Anche le donne che incontro al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli quasi sempre sono “costrette” ad abortire per non perdere il lavoro che, forse, è l’unica entrata di casa. In Italia, infatti, le donne gravide che lavorano come colf o come badanti possono essere licenziate; e poi?

Il nostro direttore di presidio, dottor Tiso, mi disse una volta: “Vai, vai alla ‘194’, ti troverai in una valle di lacrime”.

Ogni tanto mi chiedo se qualcuno ascolti e parli con queste donne. Certo le parole non bastano, ci si deve far carico delle loro difficoltà, ma la società è consapevole di ciò che perde abbandonandole con il loro bambino a un destino infausto?



I ricordi si affollano alla mente. Nell’occasione di una festa per la Vita era stato invitato a parlare un certo medico americano che dopo migliaia di aborti si era deciso a fare obiezione di coscienza. C’era la musica e tanti giovani ballavano; il medico, dal palco, agitava le mani seguendo il ritmo. Rammento di essere stata ipnotizzata da quelle mani che continuavo a guardare quasi con orrore.

Nessuna donna, comunque, è contenta di andare a disfarsi di suo figlio, tanto che più volte le donne scendono addirittura dal lettino della sala operatoria.

Alla Mangiagalli queste signore vengono portate direttamente da noi e sono sempre accolte e ascoltate con grande empatia.

Questi numeri devono entrare nel nostro animo e farci sentire inquieti.

Al Cav ho incontrato tante donne. Molte avevano già il certificato per l’aborto; sono state accolte, ascoltate, hanno ricevuto anche aiuti di tipo materiale e hanno stracciato il certificato, tanto che sono nati 17.585 bambini. Non abbiamo cambiato loro la vita, abbiamo solo condiviso concretamente il loro tunnel buio e hanno visto la luce.