Il 28 gennaio si celebra San Tommaso d’Aquino. Nato nel 1225 a Roccasecca e deceduto a Fossanova nel 1274, San Tommaso d’Aquino fu un frate domenicano, oggi venerato sia dalla Chiesa cattolica che luterana. Le sue origini erano elevate, nascendo nel castello di suo padre, conte d’Aquino. Si avvicinò alla vita ecclesiastica non per scelta ma per tradizione. Essendo lui il figlio più giovane infatti fu costretto a ricevere un’educazione religiosa nell’Abbazia di Monte Cassino, in qualità di oblato. Il periodo in cui egli si trovò qui fu di relativa pace, nonostante i continui scontri tra Papa e Imperatore, che si contendevano tale abbazia, nella costante lotta tra potere civile e religioso. Il trattato di San Germano però permise tale periodo di serenità, terminato nel 1236, e così Tommaso fu spedito a Napoli per poter vivere al sicuro, e qui approfondire i propri studi. Nel 1239, quando aveva approssimativamente solo quattordici anni, si iscrisse presso la Federico II. Fu in questa città che egli conobbe i Domenicani, ordine di cui divenne membro solo nel 1244. Tale gesto però avrebbe rovinato i piani familiari, che l’avrebbero voluto in qualche anno abate di Montecassino. A questo punto sua madre costrinse i suoi fratelli a catturarlo e condurlo al suo cospetto, ma ogni tentativo fu vano, e Tommaso fu irrevocabile. I suoi viaggi continuarono, dal momento che i Domenicani lo spedirono a Roma, dove Giovanni Teutonico l portò a Parigi con sé, per poi mandarlo a Colonia. A Parigi fu impegnato nell’insegnamento, e continuò a lungo tale pratica anche in Italia, dove tornò nel 1259 e fino al 1268. Qui ricevette l’incarico di formare giovani domenicani, e iniziò a scrivere la sua Summa Theologiae.
Tornò a Parigi in seguito, per poi lasciarla in maniera definitiva nel 1272, e poco dopo a Roma gli fu affidato l’incarico di realizzare uno Studium di teologia, prendendo parte l’anno seguente al capitolo di Roma, in seguito al quale però subì un notevole cambiamento, rigettando del tutto la scrittura. Smise di scrivere e dettare, spiegando che quando era stato in grado di vedere aveva del tutto surclassato cosa era riuscito a scrivere finora. Nel 1274 si mise in viaggio verso Lione, dove Gregorio X avrebbe tenuto il Concilio. Lungo la strada si fermò a Maenza per far visita a Francesca, sua nipote, ma qui si ammalò gravemente, smettendo quasi del tutto di mangiare. Provò allora a tornare a Roma, dopo alcuni giorni in cui iniziò a sentirsi meglio, ma fu costretto a una nuova sosta a Fossanova, presso un’abbazia. Resistette pochi giorni, ma poi, dopo la professione di fede, arrivò il tempo per lui di ricevere l’unzione che si dava ai malati. Il 7 marzo, 3 giorni dopo il suo arrivo, si spense, poco dopo aver ricevuto il corpo di Cristo. Ad oggi le sue spoglie sono custodite a Tolosa, presso la chiesa dell’ordine Domenicano Les Jacobins. Parte di lui, precisamente la sua mano destra, è sita a Salerno, mentre il cranio è a Priverno. La canonizzazione avvenne nel 1323, e fu a opera di Giovanni XXII. Il 28 gennaio viene celebrato dalla Chiesa cattolica, mentre quella luterana lo ricorda l’8 marzo. Data la sua vita trascorsa all’insegna della fede e lo studio, è oggi il patrono dei teologi, dei librai e degli accademici. Un nuovo titolo gli fu concesso nel 1923 a opera di Pio V che, grazie alla bolla Mirabilis Deus, lo dichiarò il dottore della Chiesa cattolica.