Il 29 gennaio, la Chiesa Cattolica celebra la memoria di due santi omonimi: San Valerio di Treviri e San Valerio di Ravenna. Il primo, protovescovo dell’importante città tedesca di Treviri, visse nel corso del III secolo; del secondo, pastore della diocesi di Ravenna, si hanno notizie storiche certe a cavallo tra l’VIII e il IX secolo. Sempre il 29 gennaio, infine, la città spagnola di Zaragoza celebra la festa di un terzo San Valerio. Costui fu vescovo della città aragonese a cavallo tra il III e il IV secolo: mentre la Chiesa Cattolica ne celebra la memoria il 22 gennaio, Zaragoza lo festeggia il giorno 29. Per quel che riguarda i due San Valerio ricordati dalla Chiesa Cattolica il giorno 29 gennaio, si hanno notizie scarne e frammentarie riguardo entrambi. San Valerio di Treviri, secondo le poche informazioni raccolte e confermate dagli storici, visse nel corso del III secolo. Una leggenda, smentita dalle indagini storiografiche ma comunque ancora diffusa in area germanica, sostiene che San Valerio fosse uno dei discepoli di San Pietro Apostolo, che lo avrebbe inviato in compagnia di San Materno e San Eucario a Treviri per evangelizzare l’area della Gallia e della Germania. Questa leggenda, diffusa con l’evidente scopo di attribuire una ‘patente di apostolicità’ alle chiese tedesche e francesi, si accompagna ai tradizionali miracoli attribuiti agli evangelizzatori: miracoli strepitosi, conversioni di grandi masse di pagani, resurrezioni. Secondo la leggenda, la morte avvenne il 29 gennaio dell’anno 88. Gli studi storici sui documenti (tra cui il Catalogo Episcopale di Treviri) e la presenza di alcune antiche epigrafi, posticipano la data di morte in un periodo compreso tra la fine del terzo e i primi anni del quarto secolo. Le spoglie mortali di San Valerio di Treviri sono conservate all’interno di un pregevole sarcofago in stile tardo-romanico, alloggiato nella chiesa dedicata a San Mattia, nella città tedesca. Per quel che riguarda il secondo San Valerio ricordato dalla Chiesa Cattolica il 29 gennaio, le notizie su questi sono leggermente più certe e confermate. San Valerio di Ravenna, morto il 15 marzo dell’anno 810, avrebbe retto la diocesi ravennate a cavallo tra l’anno 788 e quello della sua morte. In quegli anni, l’Italia era ancora pesantemente provata dalla lunga guerra che aveva opposto per secoli Longobardi e Bizantini, conclusasi solamente nel 774 grazie all’intervento esterno dei Franchi, che avevano sconfitto entrambi i contendenti per installarsi stabilmente nella Penisola, facendo ampie donazioni al Patrimonio di San Pietro a discapito dei precedenti occupanti. Ravenna, antica capitale bizantina d’Italia, continuava a conservare anche dopo la conquista franca fortissimi legami con l’Oriente. San Valerio, probabilmente appartenente ad una famiglia della nobiltà ravennate, era un vescovo forte ed energico, che mal sopportava le ingerenze da parte dei nobili franchi nelle questioni spirituali della sua diocesi. Nell’anno 808, due conti palatini si lamentarono con il pontefice Leone III e con Carlo Magno del comportamento di San Valerio, che non ebbe problemi a criticare pubblicamente le ingerenze di entrambi nelle questioni ravennate. Questo episodio, riportato in una lettera di scuse che papa Leone III inviò a Carlo Magno, testimonia il grande zelo di San Valerio, poco incline ai compromessi. San Valerio di Ravenna venne ricordato per la grande energia nell’evangelizzazione delle aree paludose della sua grande diocesi – che giungeva a controllare un territorio estremamente vasto – e per le ingenti risorse destinate alla costruzione di nuovi edifici religiosi per assicurare la cura delle anime. Sempre nel campo della difesa della Fede, San Valerio stanziò importanti risorse per combattere l’eresia ariana, molto diffusa soprattutto negli ambienti di cultura longobarda. Alcune delle chiese della Romagna vennero decorate splendidamente con le risorse stanziate da San Valerio. Le reliquie di San Valerio vennero solennemente trasferite all’interno della cattedrale di Ravenna il 9 maggio dell’anno 1222, per volere dell’arcivescovo Simeone.?



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