Oggi, giorno della festività dell’Epifania, l’Arcivescovo di Milano Angelo Scola ha tenuto, in presenza di moltissimi fedeli, l’Omelia durante la celebrazione della Santa Messa nella Basilica del capoluogo lombardo. Una festività ricca di significato, che Scola non esista a ribadire: si tratta di un’occasione, appunto, di festa, di speranza e di gioia. La stessa gioia dei Re Magi nel momento in cui sono giunti davanti Gesù nella culla, quando hanno riconosciuto che “il viaggio della vita umana ha una meta che muove tutta l’esistenza fin nelle più piccole piace della storia della famiglia umana”. Fondamentale rimane la testimonianza cristiana, il farsi presente – così come Dio lo ha fatto nella persona di Gesù Cristo – agli altri: sono cristalline le parole del Cardinale in merito a questo. “La solennità di oggi si presta a un’importante precisazione che può aiutare i cristiani ad assumere in pieno il compito di testimoni, anche all’interno delle società plurali che caratterizzano soprattutto i Paesi nord occidentali” ha affermato, esortando poi ogni credente a presentare “Gesù Cristo come l’unico salvatore e redentore, contemporaneo alla libertà di ogni uomo e di ogni donna”, lasciando da parte la “reticenza, quasi una vergogna” che troppo spesso offuscano le testimonianze stesse.
In occasione dell’ultimo giorno dell’Epifania vissuto in qualità di Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger aveva recitato l’Angelus in Piazza San Pietro insieme a moltissimi fedeli lo scorso 6 gennaio 2013. Ha ricordato il “bambino nato nell’umiltà della grotta Betlemme”, che è “la luce Nel Mondo” e ha spiegato che i Re Magi, come Maria, Giuseppe e i pastori nella giornata del Natale, sono degli autentici esempi di Fede nel Signore che vengono da lontanissimo per adorare un bambino riconosciuto come il Re d’Israele. Sono il simbolo, la rappresentazione dei popoli e della civiltà – ha detto l’attuale Papa Emerito -, che sono “in cammino verso Dio, alla ricerca del Suo Regno di pace, di giustizia, di verità e di libertà”. Il cardinal Ratzinger ha continuato ricordando che è la Fede di Maria, la madre di Gesù, il modello, il primo esempio da seguire per tutti questi popoli e queste culture che si avvicinano al Signore: la “primizia”, e “il nuovo inizio della stessa promessa” quella fatta ad Abramo “dello stesso immutabile disegno di Dio che trova ora il suo pieno compimento in Cristo Gesù”. Qui di seguito, il video con tutte le parole dell’allora Papa Benedetto XVI in occasione dell’Angelus dell’Epifania 2013.
E’ tutto pronto per la diciannovesima edizione della “Cavalcata dei Magi”, rievocazione storica che riprende una antica tradizione fiorentina del XV secolo durante la quale a Firenze una compagnia di laici intitolata ai Santi Re Magi organizzava un grande corteo chiamato “Festa dè Magi”. Anche oggi infatti, martedì 6 gennaio 2014, giorno dell’Epifania, un corteo composto da circa 700 figuranti partirà alle ore 14 da piazza Pitti per attraversare le strade del centro fino ad arrivare in piazza Duomo verso le 15.30. Proprio qui, dopo il saluto dei figuranti e lo scoppio della colubrina, i Re Magi deporranno i loro doni davanti al presepe vivente. Anche il sindaco Dario Nardella parteciperà alla “Cavalcata dei Magi” realizzata in collaborazione con il Comune di Firenze e la partecipazione dei Comuni della provincia.
Tradizionalmente la Chiesa cattolica dedica la giornata del 6 gennaio alla celebrazione della solennità dell’Epifania del Signore. L’origine di questa festa appare chiara già considerando il suo nome, che deriva dal verbo latino “epifàino”, il quale vuol dire “mi rendo manifesto”: infatti, con l’Epifania si intende celebrare il momento in cui Gesù rivelò al mondo la propria divinità, attraverso la visita e l’adorazione da parte dei Re Magi. Questi ultimi, spesso indicati anche come i tre saggi, erano tre astronomi che da Oriente arrivarono a Betlemme in cerca del re dei giudei, seguendo quella che nel Vangelo di Matteo viene chiamata “la sua stella”, e la provenienza di ciascuno dei tre rappresenta una testimonianza della volontà di Dio di rivelarsi a tutti coloro che, ancora dopo il Diluvio universale, non erano stati toccati dalla sua grazia della sua Parola (dunque al mondo pagano): infatti, se Melchiorre era un semita, Gaspare era invece di appartenenza iafetica, mentre Baldassarre era camitico. Nei Vangeli, come accennato in precedenza, a parlare dell’avvenimento della rivelazione e degli eventi che lo precedettero è l’evangelista Matteo (anche se nel suo vangelo non viene indicato il numero preciso dei Magi), secondo il quale i tre saggi si presentarono al re Erode non appena furono giunti a Gerusalemme, chiedendogli informazioni riguardanti “il re che era nato”, del quale avevano saputo vedendo in cielo “la sua stella”. Erode, allora, fingendo di non essere a conoscenza dell’evento già profetizzato nell’Antico Testamento, esortò i tre astronomi a rivelargli il nome del posto in cui il re sarebbe venuto al mondo e, dopo aver saputo che il luogo in questione era Betlemme, li incaricò di andare lì per poi poter riferire a lui come trovare il Messia, in maniera tale da consentirgli di arrivare lì per adorarlo. Una volta giunti presso la grotta in cui si trovava Gesù, essi si prostrarono per adorarlo e poi lo omaggiarono con alcuni doni: Melchiorre portò dell’oro, simbolo della regalità di Gesù, Baldassarre si presentò con della mirra, emblema di umanità e di espiazione delle colpe per mezzo della morte (tale sostanza veniva infatti usata per preparare i corpi dei defunti alla sepoltura), mentre Gaspare arrivò con dell’incenso, simbolo di divinità. Avvisati da un sogno che non avrebbero dovuto assolutamente svelare a Erode il posto in cui avevano trovato Gesù, i Magi decisero di fare ritorno nelle loro terre evitando la dimora del re, che però, dopo aver appreso che gli astronomi non avevano voluto dargli l’informazione che aveva chiesto, decise di dare luogo alla Strage degli innocenti. Nonostante ciò, Gesù riuscì a salvarsi grazie ad un sogno che aveva tempestivamente avvisato Giuseppe del pericolo e che indusse quest’ultimo, Gesù e Maria a raggiungere l’Egitto. Esistono diverse testimonianze riguardanti il luogo in cui i Magi trovarono sepoltura: se, infatti, Marco Polo sostenne di aver visto le loro tombe nella città di Saba verso l’anno 1270, anche Milano è stata indicata quale luogo in cui le spoglie dei tre saggi trovarono ospitalità, precisamente all’interno del transetto della basilica di sant’Eustorgio, dove c’è un ambiente conosciuto come “la cappella dei Magi”. Quando poi, nel 1162, Federico Barbarossa decise di radere al suolo la chiesa, entrò in possesso delle spoglie dei tre che, due anni più tardi, arrivarono alla cattedrale di Colonia per mano di Rainaldo di Dassel, arcivescovo della città tedesca dove ancora sarebbero custodite. Si dice anche che successivamente la città italiana tentò di rientrare in possesso delle reliquie ma senza risultato, nonostante l’impegno di alcuni grandi personaggi storici, come ad esempio, tra gli altri, Alessandro VI, Ludovico il Moro, Federico Borromeo, Papa Gregorio XIII e Papa Pio IV. Solo nel 1904 la città lombarda riebbe indietro parte di ciò che le era stato sottratto, quando monsignor Fischer, arcivescovo di Colonia, consegnò al cardinal Ferrari una vertebra, una tibia e due fibule delle reliquie dei Magi. Al contrario di quanto avviene secondo la tradizione della Chiesa latina, la Chiesa ortodossa considera il 6 gennaio come Teofania, giorno cioè in cui si celebra il battesimo di Gesù nelle acque del fiume Giordano, mentre l’Epifania viene fatta coincidere con il giorno in cui si festeggia la Natività (7 gennaio). L’episodio della Rivelazione ha ispirato numerosi pittori, come ad esempio Masaccio, Sandro Botticelli, Leonardo Da Vinci, Pontormo, Hieronymus Bosch e Albrecht Dürer.