In carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver rapito e ucciso Yara Gambirasio, Massimo Bossetti continua a proclamarsi innocente. “Le hanno provate tutte per farmi confessare. Speravano che prima o poi sarei crollato. Ma non confesso un delitto che non ho commesso. Il killer di Yara non sono io, lo dimostrerò in aula, voglio un processo giusto”, ha detto il carpentiere di Mapello a La Repubblica attraverso il suo avvocato, Claudio Salvagni. “Sono stato dipinto come un mostro, accusato di un reato orribile. Ma io con la morte di quella povera ragazzina non c’entro niente – ha aggiunto – In carcere le rivolgo ogni giorno un pensiero. Spero che al processo venga fuori la verità”. Anche sulla prova del Dna, secondo Bossetti “è stato fatto un errore, io non ho mai conosciuto Yara. Per questo chiederemo con il mio avvocato la ripetizione del test”. Ma contro di lui ci sono anche le registrazioni delle telecamere di sorveglianza che mostrano il suo furgone vicino alla palestra frequentata da Yara la sera della scomparsa: “Quelle immagini non provano niente, ci sono passato spesso davanti per lavoro. Sono pronto a dire tutto ai giudici, al processo. Sono pronto a difendermi, a patto che il processo sia giusto”, conclude Bossetti.