E’ una sentenza che fa correre il rischio di pagarne le conseguenze proprio a quei minori che invece la legge dovrebbe tutelare. Così si è espresso Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, all’indomani della sentenza che ha riconosciuto il diritto al riconoscimento legale di un bambino nato in Spagna con la fecondazione eterologa da parte di due donne sposate sempre in Spagna (e ora pure divorziate). L’espansione senza fine di certi diritti soggettivi porta a situazioni di grande confusione giuridica e non solo, ha detto l’arcivescovo commentando la sentenza della Corte di appello di Torino che ha ribaltato il parere di un tribunale locale. “La crescita di questo bambino avverrà comunque in una situazione dove si incrociano diverse, obiettive difficoltà, legate in particolare all’assenza di un vero contesto familiare. È augurabile che l’affidamento congiunto alle due ‘mamme’ stimoli il reciproco senso di responsabilità degli adulti in questione” ha aggiunto, facendo notare come la vicenda giudiziaria sia priva di alcuni presupposti, e cioè “l’assenza di figure materne e paterne chiare, riconoscibili e presenti; l’assenza di un contesto sociale, culturale e normativo che metta in esplicito collegamento i diritti degli individui con i doveri dei genitori e dei cittadini”. Nessuna dichiarazione trascritta nei registi come madre A e madre B posrà sostituire la realtà che è nel cuore di un figlio, ha concluso.