Con un post sulla sua pagina Facebook ufficiale, il giornalista e scrittore Antonio Socci torna ad attaccare Papa Francesco. Questa volta il motivo della sua indignazione è un atteggiamento – a suo giudizio – sbagliato di Bergoglio di fronte alla strage avvenuta ieri alla redazione del giornale francese Charlie Hebdo da parte di alcuni terroristi islamici. “Caro papa Bergoglio, quei terroristi sono terroristi islamici, ripeto islamici: le è così difficile dirlo?”, scrive Socci, aggiungendo di non riuscire a capire come mai il Santo Padre non pronunci mai le parole islam, musulmani, islamismi o terroristi islamici quando accadono episodi come quello di Parigi o “i macelli di cristiani in Iraq, in Sudan e altri posti”. Socci invita quindi a rileggere il discorso di Ratisbona di Papa Benedetto XVI in cui, scrive, si chiedeva ai musulmani di rifiutare il nesso tra religione e violenza. A distanza di poche ore è però arrivata la dura replica del sociologo torinese Massimo Introvigne, vice responsabile nazionale di Alleanza Cattolica e coordinatore dell’Osservatorio della libertà religiosa, secondo cui è “folle” strumentalizzare la strage di Parigi per attaccare Papa Francesco. Non fa nomi, Introvigne, ma si scaglia duramente contro i “politicanti estremisti e sciacalli di tutte le risme, i quali sperano di lucrare su queste tragedie per fare i martiri con il sangue degli altri alla ricerca di un miserabile tornaconto elettorale, o per arruolare anche i poveri morti di Parigi in rese dei conti ecclesiastiche che hanno di mira Papa Francesco, accusato di inventare un dialogo con l’Islam che invece già Benedetto XVI in un discorso del 28 novembre 2006 definiva ‘non opzionale’, cioè obbligatorio”. A fronte di ciò, appare chiaro che la “strategia Francesco” che Papa Bergoglio ha più volte proposto di fronte alle stragi dell’Isis “è l’unico modo ragionevole di rispondere alla criminale follia dei terroristi – continua Introvigne -. Non è spegnendo la luce del dialogo e strillando in piazza slogan contro l’Islam che si disinnesca l’ultra-fondamentalismo assassino. Al contrario, lo si alimenta”. Il sociologo torinese conclude spiegando che “è solo trovando interlocutori islamici disposti non a rinnegare la propria storia e la propria identità ma a cercare al loro interno le ragioni per condannare e isolare i terroristi che gli assassini potranno essere davvero sconfitti. È la strategia di Papa Francesco, era la vera strategia di Papa Benedetto. È la strategia più difficile. Ma non ce ne sono altre”.