Solo il cielo sa per quanto tempo ancora il cronista dovrà raccontare fatti tragici come la morte assurda di uno studente in gita scolastica. Ancora una volta, infatti, un ragazzo è stato trovato morto dopo una caduta dalla stanza dell’hotel dove alloggiava con i compagni di classe in occasione di una gita all’Expo di Milano. Si tratta di Elia Barbetti, aveva diciassette anni, era di Cecina in provincia di Livorno e il suo corpo senza vita è stato trovato da un vigilante nel cortile adiacente a quello dell’albergo. La prima ipotesi degli inquirenti è che si tratti di caduta accidentale. I compagni di stanza, che dormivano e, anzi, sono stati svegliati solo dall’arrivo della polizia, hanno ammesso di aver fatto uso nella notte di alcol e droghe leggere, ammissione comprovata dal ritrovamento di sostanze del genere nella loro camera. 



La dinamica del terribile evento sembra escludere il suicidio o la spinta da parte di altri. Probabilmente, ipotizzano gli inquirenti, uno stato di alterazione psicofisica dovuta all’assunzione di droga e alcol non ha permesso al giovane di evitare la caduta. Immediatamente gli organi di informazione hanno proposto il fatale parallelo con la morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano deceduto, in circostanze analoghe in modo inquietante, a maggio sempre durante una visita all’Expo, con un lungo strascico di accuse tra avvocati, famiglia, compagni omertosi e scuola e con indagini che continueranno chissà per quanto. 



In realtà esiste una differenza tra i due fatti, e riguarda l’età delle vittime: Domenico era maggiorenne, Elia, anche se per poco, no, il che significa che per legge l’incombenza che gli insegnanti accompagnatori avevano nei suoi confronti peseranno molto di più. Questo lascia prevedere un trascinamento di indagini, accertamenti di responsabilità, accuse ancora più lungo, che familiari, insegnanti e compagni provocheranno o dovranno sopportare assieme al terribile dolore per la morte del ragazzo. 

Difficile commentare l’episodio senza essere ripetitivi: ancora una volta il sistema di educazione-vigilanza sembra spuntato. Da una parte è difficile, quasi impossibile garantire ormai la sicurezza in queste circostanze, così come è insufficiente relegare il tutto ad un problema di vigilanza. Per l’ennesima volta si è costretti a rilevare una frustrazione educativa. Ad esempio che dei ragazzi in gita usino spinelli o alcol è di una gravità inaudita, eppure pare ormai assodato e accettato, salvo poi dover angosciosamente constatare che l’alterazione conseguente porta a tragedie del genere. La notizia che sempre più insegnanti siano restii o rifiutino di accompagnare i loro studenti in gita si fonda proprio sulla percezione di questa paralisi educativa che investe tutti; famiglie, scuola, persino gli inquirenti, che danno l’impressione di lungaggine negli accertamenti e poco realismo e che, con le loro estenuanti cacce al colpevole, sembrano non vedere che colpevole è tutto un sistema di valori incapace ormai di indicare ai più giovani sia il bene che il male.