La Chiesa Cattolica celebra, sabato17 ottobre 2015, Sant’Ignazio di Antiochia. Nacque in Siria intorno all’anno 50. Di origini modeste, succedette nella carica di vescovo a San Pietro e ad Evodio. Fu nominato vescovo in una capitale della cultura greca in cui la comunità cristiana risultava divisa fra cristiani di origine giudaica e cristiani che erano stati convertiti dal paganesimo. In questo contesto Sant’Ignazio iniziò a prodigarsi incessantemente per riportare l’intera comunità all’unità. Durante la persecuzione di Traiano, Sant’Ignazio venne tratto in arresto e portato a Roma, incatenato e sotto la vigilanza di un’autorevole scorta militare. La nave sulla quale viaggiava seguiva l’itinerario che costeggiava tutta l’ Asia Minore. I cristiani che vivevano in quella regione poterono così conoscere personalmente questo vescovo, testimone di Cristo. Il vescovo Policarpo e alcune delegazioni di cristiani di Tralli, Magnesia ed Efeso manifestarono al prigioniero la loro totale e completa devozione. In questa occasione Sant’Ignazio prese l’iniziativa di spedire delle lettere ai cristiani che abitavano in quelle città. In una sosta seguente spedì ulteriori tre lettere. Una lettera successiva la spedì ai cristiani di Roma esortandoli, con molta determinazione e fermezza, a desistere da qualsiasi tentativo di evitargli il martirio.
Arrivato a Roma nell’anno 117, fu condotto dopo pochissimo tempo nell’anfiteatro Flavio dove venne esposto alle belve inferocite e in base alla sua volontà, morì martire di Cristo. Le sue reliquie furono portate ad Antiochia dove, verso la metà del V secolo, venne dedicato al Santo il “Tempio della Fortuna”. Nel 637, dopo che i Saraceni ebbero occupato la città turca, le reliquie di Sant’Ignazio furono trasferite a Roma e poi sepolte nella Basilica di San Clemente sono conservate ancora oggi. Le sette lettere del Vescovo di Antiochia arrivate a noi sono molto importanti e ritenute un tesoro d’inestimabile valore. Contro le dispute e le divisioni, Sant’Ignazio incoraggia le comunità cristiane a rimanere unite. Dichiara beata la comunità che vive nella pace ed è legata indissolubilmente al proprio vescovo, il luogo in cui la comunità manifesta appieno la propria unione è la celebrazione eucaristica la quale viene per l’appunto presieduta dal vescovo. Benedetto XVI definì il Vescovo di Antiochia “dottore dell’unità” e esempio di ogni anima buona che sacrifica la propria vita per i suoi fedeli. In lui sono evidenti le influenze di due precise “correnti spirituali”: quella di San Paolo, protesa all’unione con Cristo, e quella di Giovanni, incentrata sulla vita in Lui. Entrambe le correnti confluiscono nell’”imitazione di Cristo” il quale è stato diverse volte citato da Sant’Ignazio come “il mio” e “il nostro Dio”. Una piccola curiosità, nella tradizione popolare questo Santo è ritenuto protettore contro il mal di gola.
, viene festeggiato ogni anno nella Parrocchia a lui dedicata nel quartiere Appio Claudio di Roma, zona residenziale dello Statuario. Dal 14 al 17 ottobre si svolge il consueto “triduo ignaziano” nel corso del quale hanno luogo celebrazioni liturgiche in onore del Santo alternate a veglie di musica, parole ed immagini sempre dedicate al medesimo. Le celebrazioni terminano con la solenne processione nelle vie del quartiere con le reliquie del Santo.
Antiochia è una città della Turchia meridionale la quale sorge sul fiume Oronte e confina con la Siria. Anticamente è stata una grossa metropoli e un vasto centro di scambi commerciali e culturali. Nel 525 d.C. è stata rasa al suolo da un forte terremoto e intorno al 540 venne conquistata dai persiani. Negli anni seguenti fu soggetta ad un lento ed inesorabile declino che portò a un graduale ridimensionamento della sua importanza. Attualmente ha una popolazione di circa 300.000 persone.
Nella stessa giornata, la chiesta festeggia San Fiorenzo di Orange (Vescovo), Santi Catervio, Severina e Basso (Martiri)