Se conto i miei anni nel mondo della critica enogastronomica, il 10 dicembre del 2015 faccio 30! Era la vigilia di Natale e su un settimanale nazionale scrissi il mio primo articolo. Luigi Veronelli, che cercai dal mio telefono a muro con duplex, mi disse di dargli del tu, perchè se ero uno che scriveva ero un suo collega. Lusinga indimenticabile. E mi regalò una ricetta, la zuppa di formaggio, che lui avrebbe fatto a Natale, come ogni anno. All’università i compagni di studi mi prendevano in giro perché studiavo sulle dispense marron dell’Associazione Italiana Sommelier per imparare un metodo. Ne io ne loro avremmo mai pensato che il vino, il formaggio, insomma tutto ciò che riguarda il gusto sarebbe potuto centrare con la dignità umana. E invece il bisogno si rispecchia nel bello e nel buono. Ieri l’altro abbiamo portato ad Expo, nel luogo del sociale che è la Cascina Triulza, la Transumanza della pace di Gianni Rigoni Stern. Un’iniziativa che abbiamo sposato, con il Club di Papillon che ha raccolto quest’anno 15 mila euro e che, con il sistema Golosaria che sarà coinvolto, vuole costruire un caseificio a Suceska, nella terra dell’eccidio di 20 anni fa dove Gianni Rigoni Stern, da volontario, ha ricostruito una situazione agricolo-pastorale portando 140 vacche di razza rendena. Gli amici del Grana Padano, a Cascina Triulza hanno un loro caseificio che ogni giorno prepara due forme, la cui vendita andrà a favore dei bambini di Haiti, dopo il disastro di cinque anni fa. E loro si sono subito adoperati per aiutarli. Oggi accolgono la Transumanza della Pace, che ha avuto un percorso virtuoso anche in Italia. Da Franciacorta in Bianco, la bella manifestazione di Castegnato in programma in questo week-end (clicca qui per il sito), a Golosaria, passando per Expo. Franciacorta in Bianco compie 20 anni, come l’eccidio di Srebrenica; Golosaria compie 10 anni, che sono gli anni in cui ci manca Veronelli, la cui mostra sulla sua filosofia è da andare a vedere nel monastero di Altino, sotto Bergamo, dove fino a fine mese è in corso l’evento di Forme. Il gusto e il bisogno si intrecciano, si abbracciano. Lo fa il Grana Padano, lo fanno gli amici della cooperativa Giotto che producono il panettone dentro al carcere di Padova (e saranno a Golosaria), lo fa la comunità di San Patrignano, col vino, i salumi e, ancora, il formaggio. L’Italia è anche questo: il principio di restituzione. Per questo è un delitto – lo ha detto Gianni Fava – assessore regionale all’Agricoltura della Regione Lombardia – perdere le tracce della nostra tradizione, soprattutto in montagna, dove vivono quelle razze bovine resistenti che oggi possono dare speranza a un Paese non tanto lontano da noi. Vediamoci a Franciacorta in Bianco a Castegnato, dove conosceremo come si fa la zuppa di Veronelli. Vediamoci a Golosaria dove abbiamo scoperto quanto il gusto non finisce nell’edonismo e nel consumo stupido, ma è molto di più.



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