Un allarme globale che come previsto non rimane circoscritto nella sola Francia, ancora sconvolta dopo gli attentati di Parigi di cui vi stiamo raccontando da giorni. Ora è la Cia, i servizi di intelligence americani, che rilanciano l’allarme attentati dell’Isis anche in America. «Vorrei anticipare che quella di Parigi non è l’unica operazione che lo Stato Islamico ha in cantiere», ad affermarlo è il direttore della Central Intelligence Agency parlando al Center for Strategic & International Studies Global Security Forum di Washington. Sembra infatti che l’Isis non solo nei comunicati annunci l’attacco anche ad America, Londra e Roma ma che dalle parole possa passare e breve anche ai fatti, come appena successo a Parigi. Tranquilli non si può stare insomma e il rischio è alto, e se a dirlo è la Cia qualche preoccupazione sorge spontanea in tante aree del mondo occidentale. A dimostrazione di questo il Pentagono ha dato l’ordine ai suoi militari e al personale americano in Europa di non andare a Parigi durante il tempo libero, e anche uno stato apparentemente non dentro alle logiche Isis, come la Serbia, annuncia particolari misure di sicurezza aggiuntive dopo le stragi della Francia anche se non cambierà, dice il premier Vukic, la politica di accoglienza dei migranti e dei profughi sul territorio. Intanto neibltiz in Belgio di ieri sono stati liberati cinque su sette uomini, tra culi terzo fratello Abdeslam che non c’entra nulla con la strage come invece i due fratelli Ibrahim, kamikaze, e Salah, super latitante cercato da mezza Europa.
Un Presidente molto netto, un discorso roboante che mira ad un punto: «dopo gli attentati di Parigi, la Francia è in guerra», così Francois Hollande davanti al Parlamento francese. La Francia intera entra in guerra e per volontà esterna, per l’Isis che ha voluto attaccare in maniera ignobile il centro della Francia e ora «dovrà aspettarsi una reazione importante, aumenteremo gli attacchi in Siria così come ho fatto ieri sera quando ho ordinato di sganciare 20 bombe su Raqqa». Durissimo, una terminologia davvero militare e una serie di decisioni prese e annunciate che fanno venire i brividi per la gravitò del momento: Hollande vuole per prima cosa cambiare la Costituzione nel suo articolo 36, per avere maggiori poteri e affrontare crisi del genere. «Non dobbiamo contenere questa organizzazione, dobbiamo distruggerla»: stato emergenza non può durare solo 12 giorni per legge, va esteso e l’allargata per tre mesi, afferma ancora Hollande. Poi annuncia come incontrerà Putin e Obama nei prossimi giorni per pianificare una risposta unita internazionale e in seguito annuncia anche 5mila posti di lavoro supplementari per polizia e germanderia che saranno creati nei prossimi due anni. da ultimo un duro attacco anche contro i cosiddetti foreign fighters e un irrigidimento delle maglie dopo i disastri degli scorsi giorni. «Dobbiamo espellere più rapidamente gli stranieri che rappresentano una minaccia di particolare gravità per la nostra sicurezza», e «poter impedire a una persona con doppia nazionalità di rientrare sul nostro territorio se costituisce un rischio terrorista». Duro l’attacco, dura dovrà essere la risposta secondo il presidente francese applaudito al termine del discorso poco prima del canto della Marsigliese.
I fatti di Parigi si mescolano alla politica internazionale per via di un unico grande motivo, l’Isis: gli attentati prodotti in Francia dallo Stato Islamico sono un preciso attacco che genera morte, terrore e panico. Ancora in queste ore non si riesce a trovare alcuni terroristi fuggitivi che sono legati o direttamente o indirettamente alla strage ignominiosa di Parigi dello scorso venerdì. In Italia è ricercato un uomo che potrebbe cercare con gli attentati, in Belgio e Francia invece si cerca ancora Abdeslam Salah, il super ricercato della cellula Isis dopo gli attacchi ma anche la politica internazionale, complice l’incontro condiviso del G20 in Turchia. Il messaggio di Barack Obama, presidente degli Stati Uniti d’America, è durissimo, forse il più diretto di tutti in questi giorni post attentati 13 novembre: «l’Isis è il volto del diavolo, dobbiamo distruggerlo con ogni mezzo». Per Obama però si entra anche nei dettagli della ormai futura azione contro lo Stato Islamico: sono escluse le truppe di terra, sarebbero un errore secondo il presidente, mentre verrà intensificata l’azione strategica condivisa e gli attacchi aerei. Decisivo potrebbe essere stato il colloquio a tu per tu ieri con Vladimir Putin che pur rimanendo su posizioni diverse, convergono sul punto di estirpare l’Isis. Intanto la notizia dell’ultim’ora sempre dal G20 è importante e coinvolge eccome il futuro dell’Isis stesso: il principale attore anti Isis ma che ha anche provocato tutta la vicenda è il presidente della Siria Assad, non si ricandiderà alle prossime elezioni.
Un’inquietane notizia arriva dalla Francia e dal servizio di cooperazione internazionale di polizia di Parigi verso l’Italia, ecco il messaggio: «Si prega di voler ricercare una autovettura Seat modello sconosciuto di colore nero, targa GUT 18053 con probabile ingresso a Ventimiglia. Possibile collegamento con gli attentati in Francia». Quindi potrebbero essere arrivati nel nostro territorio alcuni sospetti legati agli attentati di Parigi che sono ricercati dal Belgio alla Francia e per l’appunto in tutta Europa da tre giorni, da quei fatti sanguinosi di venerdì sera che hanno e stanno sconvolgendo il mondo. La Seat Nera potrebbe dunque essere entrata dalla Liguria ma non si sa ancora chi potrebbe essere nell’abitacolo se effettivamente il super ricercato Abdeslam Salah oppure altri legati alle stragi magari in maniera indiretta. Nel frattempo, altra ultim’ora racconta come la polizia belga abbia rilasciato cinque dei sette sospetti arrestati sabato, tra cui Mohamed Abdeslam, ovvero il fratello del kamikaze Ibrahim morto davanti allo Stade de France e ovviamente altro fratello di Salah, scappato e ricercato dall’Europa intera. Lo riporta la stampa belga online, come anche le dichiarazioni dell’avvocato che ovviamente afferma: «il fatto che sia stato rimesso in liberà senza essere incolpato di nulla, dimostra che non ha nulla a che fare con gli attentati di Parigi». Ovviamente le prossime notizie sempre in aggiornamento presso questo canale specifico.
Le notizie che arrivano dal mondo e riguardano gli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre sono più che inquietanti e offrono numerosi spunti in più per comprendere da dove venga l’attacco e dove sia la mente di questi attentati tragici che hanno già compiuto 132 vittime ma che potevano essere molte, molte di più. Un po’ come dopo l’11 settembre 2001, quando si cercava subito dopo chi potesse aver avuto l’idea iniziale, la mente diabolica e lucida dietro agli attentati: allora Al Qaeda, oggi Isis, la matrice del fondamentalismo la stessa: è infatti il Califfo dello Stato Islamico, Al-Baghdadi in persona che dalle rivelazioni dei servizi segreti riportate sui principali giornali europei avrebbe dato il via a tutta l’operazione, servendosi poi della mente operativa sul campo di Abdalhamid Abaaoud in questo momento super ricercato in Francia. Il Califfo ha mandato il via dell’attacco contro la coalizione impegnata negli attacchi in Siria e Iraq con bombe e presa di ostaggi. L’Agenzia Ap riporta poi anche una clamorosa soffiata dai servizi segreti iracheni: negli scorsi giorni avrebbero avvertito i governi occidentali, in particolare la Francia, proprio il giorno prima degli attentati, ovvero giovedì. Un attacco preparato a Raqqa e con 24 componenti della cellula coinvolti, 19 pe gli attacchi e 5 per i compiti logistici. L’intelligence avrebbe avvertito dell’imminente attacco ma non avrebbe ottenuto serie considerazione: un errore fatale anche se va detto che di questi avvisi probabilmente sono uno al mese per i principali stati impegnati nella lotta all’Isis in Siria. Nel frattempo, vi aggiorniamo del blitz di un’ora fa nel quartiere alla periferia di Bruxelles, a Molenbeek in Belgio: è stato arrestato un uomo sospettato, ma non si tratta di Abdeslam Salah, il super ricercato di queste ore dopo gli attentati e fratello di Ibrahim kamikaze davanti allo Stade de France. Il fermato sarebbe collegato alla strage ma non è il fuggitivo del commando iniziale.
Continua la caccia all’uomo in tutta la Francia e il Belgio per trovare i terroristi degli attentati di Parigi, una forza continua che da giorni prosegue nella ricerca dei protagonisti sanguinari appartenenti all’Isis. in questo preciso istante, come riportano tutte le tv all news europee, è in atto un bltiz delle teste di cuoio, le forze di polizia e dei servizi di intelligence che a Molenbeek, il quartiere a rischio terrorismo nella periferia di Bruxelles in Belgio. Tutti lì con le strade bloccate attorno ad una via precisa per cercare una sospettato: alcune voci non confermate parlano di un arresto ma il nome del presunto criminale legati ai fatti di Parigi ancora non si sa. Potrebbe essere sicuramente Abdeslam Salah, fratello di Ibrahim, kamikaze a Parigi, che è il super ricercato in fuga, ma potrebbe anche trattarsi di altri sempre legati alla striscia di sangue provocata venerdì scorso. La Francia e il mondo interno vivono costantemente questi attimi di timore e paura per una vicenda che non accenna a finire, anche se gli uomini in fuga sembrano ora solo due e prima o poi, presumibilmente, verranno stanati. Intanto sta avvenendo una scena completamente opposta con l’intera Francia che si stringe a Parigi con un minuto di assoluto silenzio per le vittime, con in piazza Hollande e Valls a guidare la folla per il silenzio. Ci fermiamo anche noi, un attimo.
Sono passati tre giorni dall’attacco terroristico più vile della storia recente francese con Parigi al centro di numerosi attentati nella notte di venerdì, 132 vittime e 356 feriti con un unico nemico, l’Isis, che ha dichiarato guerra alla Francia e forse anche a qualcosa di più, anzi sicuramente. La decisione del primo ministro Manuel Valls e soprattutto del presidente Francois Hollande è stata in pratica immediata: nella notte di ieri, dopo il G20 dove Obama e Putin assieme agli altri potenti hanno parlato di un unità di intenti contro l’Isis, sono state sganciate almeno 20 bombe su obiettivi strategici a Raqqa in Siria, la capitale dello Stato Islamico. Immediata reazione dicevamo per dichiarare una forte presa di posizione dopo quanto accaduto: la lotta all’Isis deve essere spietata, decisa e forte, hanno ripetuto le massime istituzioni francesi e non solo. Renzi ieri ha provato a dire che non basta una reazione, ma serve una strategia e solo i prossimi giorni dimostreranno quale opzione inciderà più delle altre. Intanto scattati numerosi blitz anti terrorismo in tutta la Francia, da Tolosa e a Grenoble: nelle zone a rischio, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza per 3 mesi in tutta la Francia – fatto che non accadeva dal 1955 – prelevati vari sospetti terroristi o fondamentalisti islamici. Arrestato, tra gli altri, Mohamed Merah, 23enne terrorista che nel marzo 2012 uccise sette persone, ovvero 3 soldati e 4 cittadini ebrei di cui 3 bambini. A mezzogiorno intanto, si fermerà la Francia intera, con un minuto di silenzio e stop in tutte le città, compresi i trasporti pubblici di Parigi.
Più di mille persone, forse duemila asserragliati dentro e fuori Notre-Dame a Parigi per la messa a suffragio delle vittime degli attentati di venerdì scorso che hanno segnato forse per sempre questa città della Francia, il cuore pulsante dell’Europa. La strage perpetrata da un commando organizzato di terroristi dell’Isis ha compiuto 132 vittime e circa 350 feriti tra cui un centinaio ancora molto gravi e sopratutto hanno gettato nel panico una città intera, una nazione e forse una concezione di mondo occidentale. Nella messa celebrata dal Cardinale e Arcivescovo di Parigi, Andrè Vingt-Trois, molti devoti e persone semplici parigine hanno seguito il tutto anche fuori sulla piazza con il proprio cellulare, spazio dentro proprio non vi era. «Siamo qui per per condividere il dolore dei parenti delle vittime, degli amici e pregare per loro, per la nostra città e il nostro Paese», le prime parole dell’Arcivescovo visibilmente commosso ieri durante la celebrazione in suffragio di tutte le vittime degli attentati. Ha ripreso il messaggio alla città mandato in questi giorni in cui invitava tutti in maniera ferma e nello stesso tempo sofferente a «non farsi trascinare in una guerra di religione. Io ho cercato Dio in questi giorni, gli ho chiesto di dare a noi francesi la consapevolezza che Lui c’è, che l’uomo non è solo neanche quando si trova davanti alla catastrofe e questa non sembra offrirgli alcun scampo». L’Arcivescovo ha poi ammonito come non si debba minimamente cedere alla tentazione dell’odio, ripetendo che Dio c’è, Cristo c’è ed è solo rifacendosi a Lui che è possibile non rimanere nella logica dell’odio. Affondo finale è chiaro e semplicissimo e rivolto al fondamentalismo islamico che non potrà trionfare alla fine: «Non è con decapitando che si può mostrare la grandezza di Dio».
Il panico sembra essere finito tra le vie centrali di Parigi che dopo gli attentati di venerdì sera hanno passato altri attimi di terrore per degli spari avvertiti vicino al Museo del Louvre, tra rue de Rivoli e Place de Republique, il centro della commemorazione per le vittime degli attentati di venerdì che hanno sconvolto il mondo e la Francia. Mentre stava apprestandosi la città ad una altra fiumana di fiori portati in ricordo dei morti e feriti, sono state avvertite delle esplosioni e degli spari che non si comprendevano nella natura e nella fonte. Panico tra le strade cime vi abbiamo raccontato qui sotto, ma per fortuna in questo momento tutto è rientrato nella norma. Ma cosa è successo? In sostanza è stato fermato un sospetto proprio vicino al Louvre e la polizia assieme all’esercito si sono precipitati in massa per paura di un altro eventuale attentato. Il fermo è stato confermato e il sospetto è stato prelevato e portato via: attimi di panico e folla in tensione continua, comprensibile dato quanto sta accadendo di incredibile che solo tra qualche giorno potremo renderci conto per l’intera portata della vicenda. Ecco il video delle scene di panico appena avvenute in Parigi, vicino al museo del Louvre e Place de Republique.
Il caos regna sovrano a Parigi in questo momento con le notizie di alcuni spari che a sarebbero arrivati in alcune vie centrali della capitale con vari giornalisti internazionali e anche italiani che riportano la notizia di gente in fuga in preda al panico per via della presunta, ripetiamo, esplosione di colpi avvenuta tra Palce de Republique e rue de Rivoli. Ma una agenzia internazionale russa, Sputnik, riporta poco fa una notizia inquietante: il loro corrispondente a Parigi riferisce di un uomo ferito in Rue de Saint Martin, vicino ad alcuni ristoranti che avrebbero già i vetri in frantumi per via di queste presunte sparatorie. Purtroppo non esistono al momento commenti e dichiarazioni ufficiali dalla Francia e il terrore regna davvero sempre più sovrano nella capitale parigina. Angelo Macchiavello, collegato e inviato a Rete 4, riferisce che i militari sono arrivati ora davanti al Bataclan e le sirene impazzano verso Place de Republique. L’ipotesi che vira in questo momento è di un possibile arresto in quelle zone e che avrebbe generato questo caos improvviso: notizie sempre in aggiornamento.
In questo momento spari in corso a Parigi e ritorna la tensione di venerdì sera: non si hanno accertamenti ma dagli inviati di Mediaset e Studio Aperto abbiamo ricevuto la notizia di alcuni spari nella zona centralissima tra Rue de Rivoli e Place de Republique con Parigi di nuovo sotto terrore. La polizia avrebbe sbarrato il quartiere e diretta verso quelle due strade armati con pistole e fucili: al momento non si hanno altre notizie ma ovviamente vi terremo aggiornati secondo gli accertamenti in corso dalla Francia. I sospetti in questi giorni e i falsi allarmi si sono moltiplicati ma certamente la situazione è di nuovo in allarme: speriamo non si tratti di nulla di importante, ma di certo sono stati avvertiti spari e botti presso Piazza della Repubblica, sede della commemorazione di queste ore per le vittime degli attentati di venerdì scorso. Paura in massa con la folla che sta correndo da ogni parte, in aggiornamento.
Gli attentati di Parigi, come era necessariamente auspicabile, sono diventati e diventeranno il centro delle discussioni politiche internazionali al G20 di oggi (casuale questi attentati alla vigilia del incontro con i 20 potenti del mondo?). Dall’immigrazione ora il centro si sposta, a continua ovviamente a interessare la medesima radice del problema, sul terrorismo islamico fondamentalista. 129 morti stanno sconvolgendo l’Europa e il mondo e la firma dell’Isis intimorisce tutto il mondo di fronte a questa lucida folle ideazione di terrore generalizzato. Si sono incontrati per una faccia a faccia intensissimo e di un’oretta circa Barack Obama e Vladimir Putin, i due presidenti di America e Russia, che giocoforza dovranno ora cercare di capire come affrontare in maniera una volta per tutta definita nei confronti dell’Isis. Guerra unitaria? Raid con droni? Gli sviluppi ovviamente non li sappiamo ma di certo interessante è capire come si organizzeranno le due superpotenze e in coda anche l’Europa. Il messaggio degli Usa intanto è molto chiaro e arriva dal consigliere di Obama, Ben Rhodes: vanno intensificati da subito i raid contro l’Isis in Iraq e Siria, come primo immediato provvedimento a sostengo della Francia che da tempo sta mandando missili contro il sedicente Stato Islamico. Resta da capire come andrà gestita la quesitone Assad in Siria, che è il vero punto di partenza di tutta questa fase del terrorismo islamico fondamentalista.
Gli attentati di Parigi hanno risvegliato qualcosa in Europa, una paura di certo ma anche qualcos’altro, forse: dopo la terribile strage che ha colpito il centro della Francia, il cuore dell’Europa, parla oggi Papa Francesco nell’Angelus più atteso da quando è Pontefice e la replica, se così si può chiamare, ai fatti di Parigi non si lascia attendere. «Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto la Francia e il mondo intero: utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia». Durissimo l’affondo di Jorge Mario Bergoglio contro gli attentatori che hanno mandato un messaggio al mondo intero con la strage di Parigi: in diretta dalla piazza di San Pietro per l’Angelus, il Papa affida alla misericordia di Dio le inermi vittime di questa tragedia. Ecco come chiude il suo messaggio: «Dinanzi a tali atti intollerabili, non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità». Qualcosa dovrà cambiare da questi fatti e i segni chiari li indica Papa Francesco: un coro unanime contro la barbarie, ma senza capirne le vere ragione si rischia di non risolvere proprio nulla.
Salgono purtroppo il numero delle vittime negli attentati di Parigi con le novità che arrivano in aggiornamento costante dalla capitale della Francia: 130 le vittime, e questa la ricordiamo particolarmente perché si tratterebbe della nostra connazionale Valeria Solesin che sarebbe morta nello scontro a fuoco dentro al teatro Bataclan negli ultimi momenti prima della liberazione delle teste di cuoio. La conferma ufficiale ancora non c’è ma il padre del fidanzato dall’Italia lo annuncia sommessamente: nello stesso momento arrivano notizie inquietanti dal comando dei terroristi che sono ricercati in tutta Europa in questo momento. Una donna infatti è stata vista tra gli attentatori nel teatro, con numerosi testimoni che raccontano di lei mentre sparava sulla folla a volto scoperto. È stata ritrovata a Monteuil la seconda auto abbandonata dai terroristi, una Seat Leon nera: secondo i media francesi il ritrovamento rafforzerebbe l’ipotesi che uno o più membri del gruppo di fuoco si siano fati alla fuga dopo la strage e che avrebbero trasportato anche alcuni dei kamikaze nei luoghi dove la notte di venerdì si sono poi fatti saltare in aria. La paura dalla Francia si sparge per l’Europa intera con le frontiere sotto strettissima sorveglianza e con numerosi casi di ansia collettiva per ipotetici pacchi bomba sospetti in giro per gli aeroporti. L’Isis fomenta anche questo, sono responsabili del massacro ma faranno molto più effetto dannoso ancor più del numero delle vittime purtroppo molto alto.
Inutile, quasi, dire come la paura in queste ore anche non in Francia dopo gli attentati di Parigi sia davvero tanta: non forse per la minaccia lanciata dallì’Isis sul web dopo la strage, l’eccidio, il terrore scatenato nella capitale francese, ma più che altro per quel senso di insicurezza per poter essere attaccato, dovunque e in qualsiasi momento senza alcuna apparente protezione. È così che in queste ore i paesi europei stringono la cintura della sicurezza per evitare ulteriori problemi: in Italia ad esempio dopo le parole del ministro dell’Interno Angelino Alfano e del Premier Matteo Renzi, è stata alzata la soglia dell’allerta al grado quasi massimo. Misure d’emergenza sono molteplici, come ad esempio le quindici unità di forze speciali di pronto intervento che sono state dislocate nelle maggiori quindici città italiane e il livello di allarme è altissimo; a Roma sono state inviate, in previsione delle parole del Papa all’Angelus e della soglia di massima prudenza per la capitale della cristianità, almeno 700 uomini dell’esercito. L’intensità non si placherà anche è ormai a giorni l’inizio del Giubileo e il livello di pericolo a questo punto è davvero preoccupante. Da studiare è però una nuova strategia, visto che la teoria dei lupi solitari ormai sembra acqua passata dopo quello che abbiamo visto venerdì: a Parigi per i sette attentati in giro per la città, c’era sembrerebbe dalle prime ricostruzioni una cellula francese che avrebbe curato per mesi tutta la fase dei sopralluoghi e della logistica, mentre i kamikaze sembrano venuti da fuori. L’Europa insomma comincia la sfida, anche se recuperare terreno dopo quanto è successo è altamente difficile e drammatico.
La situazione in Francia dopo gli attentati kamikaze, seppure tranquilla, è ora davvero critica. Dopo quanto accaduto nella notte tra il 13 e il 14 novembre quando il fuoco è stato aperto verso un popolo inerme. Gli attacchi visti però potrebbero portare lo stato a prendere delle decisioni dure e senza ritorno. Ne ha parlato il Premier francese Manuel Valls a Tf1 come riportato da Ansa: “Siamo in guerra e dobbiamo attenderci degli altri attacchi. Risponderemo colpo su colpo per distruggere l’Isis. Proseguiremo la nostra azione nei prossimi giorni in Siria”. Parole dure che fanno capire qual è lo stato d’animo di una nazione che si sente ferita e che ha paura di altro dolore e altro sangue. Anche perchè non è passato nemmeno un anno dai terribili fatti del Charlie Hebdo, sempre a Parigi, una ferita ancora fresca che è stata riaperta.
La strage di Parigi è iniziata esattamente alle 21.20 di venerdì 13 novembre, quando un kamikaze si è fatto esplodere appena fuori lo Stade de France, dove si stava giocando Francia-Germania, facendo una vittima. All’interno dello stadio il Presidente Francois Hollande viene evacuato assieme al ministro dell’interno Bernard Cazeneuve. Proprio nello stesso momento dei terroristi sparano sui ristoranti ”Le petit Cambodge” e ”Le Carillon”, procureranno quindici decessi. Poco più tardi un altro kamikaze si fa esplodere sempre nei pressi dello stadio, davanti al caffè Events. Altre cinque persone vengono uccise da degli spari nella pizzeria ”La Casa Nostra” e dieci nel ristorante La Belle Equipe. Alle 21.40 una Polo nera si ferma davanti alla sala da concerti Bataclan dove è in corso un concerto rock. Tre terroristi entrano in sala inneggiando Allah, la Siria e l’Iraq e sparano sul pubblico, sequestrando cento persone tra quelle presenti. Poco dopo al ministero dell’Interno viene allestita unità di crisi e invitati i cittadini a non uscire di casa. Intanto allo Stade de France arrivano le notizie e il pubblico, che non può uscire, si riversa sul triangolo verde in preda al panico. Dopo la mezzanotte finalmente le forze speciali irrompono all’interno del Bataclan e i tre terroristi si lasciano esplodere, i superstiti vengono evacuati e si contano 89 morti. Di notte sul web l’Isis festeggia per l’attacco riuscito e minaccia prossimi attacchi su Roma, Londra e Washington.
Sicuramente viene da chiedersi cosa c’è dietro agli attacchi che hanno sconvolto la Francia e l’intera Europa della notte tra il 13 e il 14 novembre. C’è rabbia sicuramente, ma questo non giustifica tali vili azioni nei confronti della libertà e della pace. E’ così che abbiamo provato ad analizzare quanto accaduto e ai microfoni de IlSussidiario.net ha parlato il generale Jean sottolineando che: “Lascia senza parole come i governi occidentali non abbiano subito capito che l’offensiva anti-Isis in Iraq e Siria avrebbe avuto come conseguenza immediata un aumento immediato degli attentati in Europa e negli Stati Uniti”. Sicuramente quello che ha fatto paura è rappresentato anche dalle modalità di esecuzione di tali efferati delitti, come spiega Don Juliàn Carròn Presidente della Fraternità di CL: “Davanti ai nostri occhi appare evidente che la vita di ognuno è appesa a un filo, potendo essere uccisi in qualsiasi momento e ovunque, al ristorante, allo stadio o a un concerto”. Parole che fanno male, ma evidenziano una realtà difficile da digerire. Una realtà che ci ha mostrato una notte di terrore che difficilmente scorderemo nella speranza di poter evitare nuovamente situazioni di una tragicità talmente elevata da sembrare irreali.
Sicuramente il messaggio del Presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato uno di quelli che ha provato a lasciare il segno. L’Italia ha dovuto dare una sua risposta a quanto accaduto in Francia nella notte tra il 13 e il 14 novembre. Renzi ha voluto stringersi attorno alle famiglie dei colpiti da questa strage senza senso e ha espresso tutto il suo dolore da italiano, europeo ma soprattutto da essere umano. Queste alcune delle sue parole: “Vorrei offrire l’abbraccio degli italiani alle sorelle e fratelli italiani. Colpendo la Francia hanno colpito l’umanità intera. E’ il momento delle lacrime, ma anche quello di tante domande. Come tanti italiani questa mattina vedendo le immagini dei padri che stringono i loro figli allo stadio ho cercato le parole giuste per raccontare ai miei figli cosa è accaduto. Guardando le immagini dei sopravvissuti a Bataclan cosa stessero mettendo in discussione ciò che noi abbiamo di più caro, la pace e la libertà”.