Un uomo, Papa Francesco, che da tempo va dicendo che il mondo è in guerra, dovunque e con numerose armi che non sono solo quelle militari. Una terza guerra mondiale, il primo a parlarne molto prima degli attentati di Parigi e della escalation di questi ultimi giorni. Eppure le sue ragioni sono limpide ed esposte da tempo: ma dargli ascolto è molto difficile perché occorre ammettere che su alcuni punti ha ragione da vendere. Sentitelo questa mattina, sofferente e commosso, nella sua predica a Santa Marta riportata dai colleghi di Vatican Insider: «Tutto il mondo oggi è in guerra e per questo non c’è giustificazione: la mancanza di volontà di ricerca della strada della pace porta al pianto di Dio». Duro e sofferto il richiamo di Bergoglio che parla a tutti, occidente e terrorismo islamico: citando il Vangelo di oggi, con il Cristo piangente davanti a Gerusalemme per tutta l’immondità che vedeva, il Papa commenta ulteriormente. «Anche oggi Gesù piange, perché noi abbiamo preferito la strada delle guerre, dell’odio. Siamo vicini al Natale, ci saranno luci, feste e presepi ma tutto è truccato: il mondo infatti continua a fare la guerra e le guerre e non ha compreso la strada della pace». Bum. Secondo Bergoglio gli elementi che oggi fanno pendere i fatti che accadono verso l’ipotesi di terzo conflitto mondiale sono evidenti: rovine, bambini senza educazioni, morti innocenti, soldi in tasca ai trafficanti di armi perché «la guerra è la scelta della ricchezza». La conclusione è forte ma rende l’idea dell’assoluta pena che il Papa prova per questo tempo che viviamo: «C’è una parola brutta del Signore: “Maledetti!”. Perché Lui ha detto: “Benedetti gli operatori di pace!”. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti». Ogni altro commento ora è superfluo.
La situazione che stiamo vivendo non è delle più rosee e non siamo pazzi a parlare di terza guerra mondiale se proviamo a guardare sia le potenze di fuoco in campo dopo gli attentati di Parigi – vedere Usa e Russia provare a condividere una linea e avere un nemico comune da colpire continuamente è davvero da altro mondo – e sia la terminologia e gli effetti che vengono discussi in queste ore di altissima tensione internazionale per la lotta al terrorismo islamico, la sfida del Ventesimo secolo. Sentite propria in questa direzione le parole appena pronunciate al Parlamento da Manuel Valls, Primo ministro della Francia, l’indomani del blitz che ha bloccato e ucciso alcuni terroristi ancora nel centro di Parigi: «L’immaginazione macabra non ha limiti e oggi non possiamo esedre niente, ci può essere anche il rischio di armi chimiche e batteriologiche». Ecco, ci mancavano queste: un’accezione da brividi che anche solo come eventualità da riflettere su quale periodo siamo oggi costretti a vivere: dopo la guerra fredda e la sconfitta di Saddam nella “seconda” guerra del Golfo nel 2001 di armi chimiche si era smesso di parlare ma rispunta fuori con le avanzate dello Stato Islamico che sembra avere sempre più in pugno la paura europea e mondiale. Una vera guerra dove le armi in campo sono ben più di quelle che siamo stati abituate a conoscere negli ultimi anni di relativa pace, ovvero diplomazia e politica; qui abbiamo a che fare con rischi reali e le misure da adottare vanno decise, alla svelta.
Un grande e complesso enigma sorge in questi giorni dopo che dal 13 novembre 2015 di terza guerra mondiale non è più una chimerica allusione al caos del mondo che alcuni isolati casi – vedi Papa Francesco – guardavano con timore. No, dopo gli attentati di Parigi che hanno trucidato 129 persone, il vento è cambiato e nel giro di cinque giorni il livello della tensione è salito in maniera incredibile, come forse solo durante alcune fasi della Guerra fredda. Il nemico è chiamato e giurato, è l’Isis che ha dichiarato guerra alla Francia, al mondo occidentale, come afferma Barack Obama e Francois Hollande a ruota. Una guerra di contro al terrorismo, allo Stato Islamico: ma chi ci sta? Al momento Francia e Russia stanno bombardando la parte della Siria controllata dal Daesh, con Raqqa sl centro delle bombe via aerea francese e via navale russa, con i droni americani che continuano nella fase di appoggio alla coalizione. Da ultimo il messaggio dell’Isis che nella rivista circolante sul web come diffusione della loro ideologia islamista, viene spiegato come i prossimi obiettivi dove verrà posta la bandiera nera dello Stato Islamico saranno Istanbul e “i crociati di Roma”. A quel punto la conquista dell’Isis sarà suprema, dicono gli islamisti. Ebbene, diamo ancora a Papa Francesco del visionario eccessivo quando parla di terza guerra mondiale? Fate un po’ voi, e non stiamo certo parlando di Nostradamus e della sua profezia che parlava di una guerra che sarebbe partita in Francia. Lì erano profezie, qui sono fatti che stanno accadendo. E la realtà continua a piacerci leggermente di più delle ricostruzioni “metafisiche”.