Una giornata di falsi allarmi tra Roma e Milano, dopo l’allerta dell’Fbi diramata ieri che coinvolge anche le città di Napoli e Torino. I controlli sono stati rafforzati per il timore di attentati terroristici. Gli investigatori statunitensi avevano indicato come possibili obiettivi la Scala e il Duomo di Milano e San Pietro a Roma. La fonte del Federal Bureau of Investigation sarebbe l’Agenzia federale antidroga. Cinque i nomi sospetti forniti dalle autorità Usa all’Italia, sui quali sono scattate le indagini. Ne abbiamo parlato con Carlo Jean, generale in pensione e analista militare.



Che cosa ne pensa dell’allerta scattata in diverse città italiane?

Sono state aumentate le misure di controllo del territorio, e del resto era inevitabile. L’Italia ha deciso di rafforzare le misure di difesa, anziché quelle di offesa nei confronti dello Stato Islamico. Anche perché non abbiamo capacità militari molto consistenti, tali da pesare veramente sulla bilancia delle forze.



Renzi ha detto che l’Italia non deve chiudere le frontiere perché la minaccia non viene dagli immigrati. Come valuta questa affermazione?

Verosimilmente avrà notizie dall’intelligence di cui noi non disponiamo. Il pericolo Isis esiste comunque anche in Italia, come è dimostrato dal gruppo che è stato arrestato a Merano.

I terroristi possono raggiungere l’Italia dalla Libia?

Non soltanto dalla Libia ma anche dalla rotta balcanica. Attraverso la Slovenia è infatti possibile raggiungere l’Italia. In Libia lo Stato Islamico è presente a Sirte, dove sembra abbia addestrato quanti hanno compiuto l’attentato in Tunisia. Di conseguenza non è da escludere che qualcuno possa infilarsi sui barconi, oppure arrivare in un altro modo.



Che cosa ne pensa dell’allarme per l’Italia lanciato dall’Fbi?

La fonte sono intercettazioni della Nsa oppure agenti di Fbi e Cia infiltrati nei gruppi terroristici.

Un’allerta pubblica rischia di creare solo maggior panico?

La collaborazione dell’intelligence e della polizia è sicuramente molto sviluppata. Può darsi che ci sia stata una fuga di notizie. L’Fbi ha sicuramente un ufficiale di collegamento all’ambasciata Usa a Roma, e anche al Consolato a Milano.

A chi giova il diffondersi di falsi allarmi?

Spesso si tratta di psicopatici che si divertono a seminare il panico.

Oltralpe abbiamo assistito a un blitz al giorno. Dove va la Francia?

Dopo attentati delle dimensioni che abbiamo visto il governo deve cercare di giustificarsi. Hollande vuole dimostrare all’opposizione di Sarkozy e Marine Le Pen che l’Eliseo ha preso in mano la situazione e reagisce violentemente, cosa che ai francesi piace. Le accuse mosse dal ministro degli Interni francese, Cazeneuve, secondo cui il Belgio è stato incapace di contrastare il terrorismo, nascono da questa stessa esigenza. Anche se di fatto stanno provocando una “guerra” domestica tra Francia e Belgio, con le rispettive polizie che si accusano a vicenda di inefficienza.

 

Questi blitz danno l’idea di un substrato jihadista molto diffuso in Francia e Belgio. E’ solo un’impressione?

Sicuramente l’Isis in Europa non è un’organizzazione gerarchica, con un’autorità cui tutti obbediscono.

 

Com’è invece la situazione in Italia?

In Italia la situazione della sicurezza è migliore in quanto abbiamo avuto fenomeni come le Brigate Rosse e la criminalità organizzata. Le nostre forze di polizia, di intelligence e di controllo interno sono dunque molto forti. Tenga conto che dove c’è criminalità organizzata non c’è mai terrorismo: le Brigate Rosse non sono mai arrivate in Sicilia perché la mafia controlla il territorio.

 

(Pietro Vernizzi)

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