Sono passati sette giorni, una lunghissima settimana che da Parigi torna a Parigi con la veglia di preghiera che sta per cominciare in tutta questa fredda serata autunnale in Place de la Republique. Sette giorni dopo gli attentati e sette giorni di terrorismo sparso per mezzo mondo, con l’Isis che ha mosso guerra e con la Francia, Usa e Russia che provano la controffensiva a Raqqa. Ma stasera è dedicato tutto alla memoria e al ricordo di quella sera: alle 129 vittime, ai duecento feriti e sopratutto a quel senso di paura dentro le ossa che da una settimana viviamo tutti, francese o meno, tra sé e sé. Eppure la lotta a questa paura non potrà essere un semplice “ritorno alla normalità”. O quantomeno, non basta: si può tornare al lavoro, alle attività di tutti i giorni ma se lasciamo passare questa occasione di domanda sul proprio mondo e la propria vita potrebbe essere doppiamente mortale. Domandarsi cosa sia normalità, ritengo, sia una delle strade più delicate ma interessanti da battere in queste ore di dispersione e confusione. Da Parigi a Parigi, ma in mezzo ci siamo tutti noi.



Inutile dire che le notizie da Parigi in questi giorni sono una sempre più importante di quella precedente a volte con l’eccesso di stravolgere l’ordine dei fatti per capire meglio come si sta effettuando una vicenda che è a suo modo storica. L’attacco del terrorismo è stato effettuato a Parigi, la risposto contro questi attacchi è in atto da una settimana ma le novità sono sempre dietro l’angolo. Di pochissimi minuti fa la notizia che per l’ennesima volta cambia la sceneggiatura del blitz di due giorni a Saint-Denis nella banlieu parigina: Hasna, la donna cugina di Abaaoud morta come kamikaze durante il blitz in realtà, secondo gli ultimi sciupi delle indagini nel covo di terroristi attorno allo stadio, non si sarebbe fatta saltare in aria. Infatti il kamikaze sarebbe un uomo, il suo corpo è ora sotto le analisi degli esperti che però avrebbero allontanato le prime ricostruzioni dei fatti. Hasna sarebbe dunque stata uccisa dall’onda d’urto provocata dall’esplosione del giubbotto dell’altro terrorista che ora va assolutamente identificato. Perciò le notizie che circolavano nella mattina che parlavano del terzo misterioso corpo come quello di una donna sono assai confermate, il problema che quella donna è Hasna e quindi si deve ripartire da capo nel capire a chi appartengano i resti dopo il suicidio kamikaze.



La psicosi, la paura non solo in Italia ma ovviamente anche in Francia e in tutta Europa dopo gli attentati di Parigi, la ricerca dei terroristi Isis e di tutte le cellule dormienti, le frontiere a rischio e con i blitz esterni dove Africa e Medio Oriente vivono attimi di terrore per i vari attacchi fondamentalisti che sono scoppiati nelle ultime settimane (ricordiamo Beirut e l’aereo russo prima di Parigi). Oggi è arrivata una notizia non propriamente positiva per l’ideale di Unione Europea ma molto importante per il tema della sicurezza: gli stati membri della UE hanno dato il via libera ad un deciso rafforzamento dei controlli alle frontiere dello spazio Schengen, con una modifica addirittura mirata all’articolo 7 degli accordi di Schengen che regola lo spazio di libera circolazione dei cittadini. Lo ha indicato qualche ora fa il ministro dell’Interno lussemburghese Etienne Schneider nella conferenza stampa di oggi. Traduciamo, più controlli immediati alle frontiere nonostante rimanga, per ora, la libera circolazione di persone e oggetti tra i vari stati membri di Schengen. L’ok dell’Unione Europea evidentemente arriva come stretta conseguenza del clima di assoluta crisi per gli attacchi terroristi via Isis messo in atto in questa settimana con, improvvisamente, riscoppiato il tema dei foreign fighters islamismi che dalla Siria e dall’Iraq tornano armati e “rieducati” per operare il terrore in giro per l’Europa. Lo ripetiamo, non una buonissima notizia per la liberazione del problema ma di certo una modalità per affrontarla.



In un contesto come quello in guerra, ormai, che stiamo vivendo in questi giorni convulsi da Parigi fino all’attacco del Mali ci sono alcune dettagli che valgono la pena di essere appronti anche per non rimanere chiusi nella valanga di ultime notizie che ci stanno immergendo in queste ore. Mentre continua il blitz delle forze dell’ordine in Mali nell’Hotel Radisson per liberare tutto l’albergo dai terroristi islamici asserragliati, vi raccontiamo di un piccolo elemento come il Captagon che in questi giorni è ritornato prepotentemente di scena. È la droga ritrovata nel covo degli attentatori di Parigi; dopo una fase di stasi, dovuta alla sua insita pericolosità, ultimamente questo tipo di droga sintetica è ritornata prepotentemente di moda. E’ di questi giorni, infatti, la notizia di un sequestro effettuato dalla polizia libanese di due tonnellate di pasticche di Captagon, la droga è stata rinvenuta su un aereo di un commerciante saudita, in seguito arrestato, ed era pronta a entrare nel vecchio continente. I sospetti si sono poi trasformati in realtà, quando nella camera d’albergo usata dal terrorista in fuga Salah Abdeslam sono state ritrovate siringe con tracce di Captagon, la stessa droga era stata rinvenuta durante l’autopsia nel corpo del terrorista Seifeddine Rezgui, colpevole della strage sulla spiaggia di Sousse, dove trovarono la morte 38 turisti.

È intervenuto poco fa il presidente della Repubblica francese, Francois Hollande per commentare gli ultimi avvenimenti di guerra al terrorismo dopo  Parigi e con l’attacco in Mali ancora in corso in queste ore. All’Hotel Radisson Blu di Bamako, la capitale maliana, un gruppo di terroristi jihadisti del gruppo armato Ansar Dine ha preso in ostaggio 170 persone questa mattina ma nelle ultime ore sono stati liberati oltre 80 persone ed è in corso il blitz delle forze maliane e anche dei militari francesi presenti. Ecco le parole di Hollande: «si fa tutto il possibile per liberare gli ostaggi e si sta facendo di tutto per liberare gli ostaggi tenuti nell’Hotel Radisson Blu a Bamako. Va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno». Il presidente francese giusto ieri aveva raccontato in un discorso pubblico come uno dei motivi principali per cui l’Isis avrebbe mosso guerra a Parigi con la strage rivendicata ufficialmente del 13 novembre sarebbe proprio per l’intervento francese in Mali negli scorsi anni per risolvere i focolai sociali per la lotta civile tra fondamentalisti islamici e popolazione. Un altro attacco dunque, anche se questa volta in Mali non c’entrerebbe l’Isis ma poco importa ai fini della tragedia: si tratta di persone prese in ostaggio e di alcuni morti, al momento quattro e questo è giù un punto fisso che sconvolge a prescindere dalle rivendicazioni. È passata una settimana dalle stragi di Parigi ma purtroppo la situazione mondiale non è certo migliorata.

Se qualcuno guardasse dal cielo non capirebbe più nulla: nel giro di sette giorni da Parigi alla Siria, dal panico terrorismo in Italia, Usa e Spagna, fino all’attacco di questi minuti in corso nella capitale Bamako in Mali, con l’Hotel Radisson preso d’assalto da un gruppo jihadista. Terrore, terrorismo, morti e un mondo rivoltato in una settimana: dopo gli attentati di Parigi tutto sta cambiando e le notizie si susseguono al secondo, neanche ogni minuto. Stando in Francia, le ultime notizie parlano di altre novità sul caso di Salah Abdeslam che rimane al momento l’unico in fuga dopo la strage parigina: ancora ricercato e con possibile altra identità, annuncia la polizia francese dalle pagine di El Mundo. Secondo anche il Daily Mail, Salaha si farebbe chiamare in questi giorni Yassine Baghli e starebbe scappando però non più solo dalle forze speciali europee ma, novità se confermata clamorosa, anche dall’Isis stesso che sarebbe furiosa sul sua mancata riuscita dell’attacco kamikaze. Ovviamente non ci sono conferme ufficiali, ma in effetti questo spiegherebbe anche il mistero della mancata esplosione del suo giubbino, o almeno la conferma di un cambio idea dell’ultim’ora che probabilmente ha vitato altri morti. Al Radisson Hotel in Mali, invece, i nuovi aggiornamenti parlano di alcuni ospiti liberati solo perché in grado di leggere i versetti del Corano. Ci sono moltissimi ostaggi cinesi, francesi e anche turchi, di varie compagnie aeree e commerciali: ci sono anche i primi morti, 3 vittime per la precisione, ma chi è stato liberato parla di una carneficina in atto e purtroppo dunque il numero è destinato a salire.

Mentre la Francia guarda con terrore a quanto sta succedendo in Mali con l’attacco terroristico all’Hotel dei diplomatici e di tanti ospiti francesi nella capitale Bamako, continuano a Parigi e in tutta Europa le ricerche dei possibili terroristi ancora in fuga e ormai dovremmo essere certi nel dire che l’ultimo ricercato legato alle stragi del 13 novembre è Salah Abdeslam di cui continuano ad emergere segnalazioni e testimonianze che però vengono quasi tutte verificate e derubricate come falsi allarmi o piste fasulle. Una notizia però è certa ed è arrivata dalla Procura di Parigi in questi minuti: è stato ritrovato e recuperato il terzo corpo dei terroristi morti nell’assalto a Saint-Denis l’altro ieri. Si tratta, con sorpresa, di una donna  e dunque viene allontanata definitivamente l’ipotesi che potesse trattarsi di Salah Abdeslam: dunque nel bltiz delle teste di cuoio nella banlieu parigina di due giorni fa hanno trovato la morte Hasna Aitboulahcen (cugina di Abaaoud) e lo stesso Abdelhamid Abaaoud, ovvero la mente degli attentati di Parigi, e ora sappiamo anche una donna, quella trovata oggi e che nelle prossime ore o giorni si saprà anche la sua identità. La guerra nel mondo continua e in Francia va di pari passo: non sono bei tempi, questo è certo.

Un altro attacco, l’ennesimo di questi tristi giorni e con la Francia sempre coinvolta: dopo gli attentati di Parigi, ritorna di scena il terrorismo jihadista con l’attacco ancora in corso nella capitale del Mali, a Bamako con una decina di islamisti fondamentalisti che hanno preso in ostaggio almeno 170 persone nell’Hotel Radisson, il famoso albergo di lusso dei diplomatici francesi ed occidentali. Alla NBC News ha parlato poco fa un portavoce dell’hotel che ha raccontano come 140 ospiti e 30 personale dell’albergo sono tenuti in ostaggio dai criminali con le forze dell’ordine che hanno già stabilito un perimetro di sicurezza attorno al Radisson. Spari in tutti piani partendo dal settimo, ci sarebbero già delle vittime. Identità, motivazioni ancora sconosciuti, si sa solo che tre terroristi si sono avvicinati all’hotel con un’auto diplomatica urlando “Allah Akbar” – come durante gli attacchi di Parigi – e compiendo il primo assalto. Inquietante oltre al fatto in sé anche il collegamento stretto con la Francia: giusto ieri Hollande ha citato il Mali come un esempio felice dove l’intervento francese ha cercato di eliminare il male del terrorismo islamico alla radice, chiedendo un’imitazione anche in questi momenti in cui bisogna liberare Siria e Iraq da questo male totale. Inoltre l’Hotel è pieno di personale e ospiti francesi e l’attacco potrebbe essere una sorta di coda delle stragi parigine dello scorso 13 novembre. Guerra al terrorismo? Al momento è la guerra del terrorismo, con un attacco ad ogni fonte vista come ostacolo al Califfato.

È passata una settimana esatta dagli attentati di Parigi che forse hanno cambiato per sempre la storia della Francia e probabilmente di gran parte del mondo occidentale. In soli sette giorni siamo passati dalle cronache sulla Legge di Stabilità, a scenari di guerra impensabili (ne siamo così sicuri?) con il terrorismo che torna prepotentemente sulla bocca e la testa di tutti, l’Isis che attacca in maniera così determinata e spietata solleva e solleverà una reazione dentro tutti, resta da capire di che natura sia. Intanto nella nottata c’è stato il colloquio telefonico tra il presidente della Repubblica Francese, Francois Hollande, e il presidente americano Barack Obama per comprendere bene come gestire il conflitto contro lo Stato Islamico in Siria (eh sì, in sette giorni abbiamo visto anche l’intensificazione vertiginosa delle bombe su Raqqa, con la partecipazione attiva e prepotente anche della Russia). «Distruggeremo l’Isis, ci impegniamo ad indebolire e sconfiggere il Daesh», con la conferma che Hollande volerà alla Casa Bianca il prossimo 24 novembre. Situazione allarme totale per il terrorismo però in tutti i Paesi europei: dal Belgio asserragliato da continui blitz a Molenbeek dove risiedono le maggio cellule dormienti dell’islamismo più radicale, alla Spagna che ha inasprito notevolmente le misure di allerta nazionale fino all’Italia che si prepara al Giubileo che sta per aprirsi con una notevole dose di psicosi collettiva dopo i cinque allarme bomba nelle metro di Roma e Milano di ieri.

Eh già, poi ci sono ancora i “rimasugli” della impietosa strage di Parigi dell’ormai triste 13 novembre 2015: sono stati tutti catturati/uccisi? Con il colpo messo segno a Saint-Denis, ovvero con l’uccisione delle teste di cuoio della mente dei terroristi, Abdelhamid Abaaoud detto Abu Omar, ora rimane in fuga solo un ultimo elemento, quel Salah Abdeslam scampato al destino da kamikaze per motivi ancora sconosciuti che vaga chissà dove braccato da tutte le polizie e i servizi segreti di mezzo mondo. Dovrebbe ormai avere le ore contate, con la speranza che nonostante tutto il male provocato possa esse più utile catturato vivo, sia per motivi strategici e farsi raccontare quando accaduto e sia sopratutto per provare ad interrompere almeno per un giorno la striscia di sangue che continua ininterrotta dallo scorso 13 novembre. Impresa dura, la reazione è istintiva ma resta da capire quanto effettivamente resti dentro ognuno di noi dopo quanto accaduto. E per questo non ci vogliono i servizi di intelligence ma la propria coscienza umana. Quella che l’Isis e con lei tutte le altre ideologie vogliono estirpare/sedare.

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