Concerti annullati, ristoranti vuoti, piazza San Pietro semideserta all’udienza del papa, continui allarmi bomba nelle metropolitane di Roma e Milano: la gente ha paura, dopo le stragi di Parigi, è un dato di fatto. Le autorità invitano a reagire, a uscire lo stesso e vivere normalmente. Ma si può parlare di psicosi nel senso di esagerazione di quanto c’è da temere realmente? Lo psicologo e criminologo Alessandro Meluzzi parlando con ilsussidiario.net non ha dubbi: “Non si tratta di psicosi nel termine medico, cioè allucinazioni e delirio, siamo davanti a fatti reali e altre tragedie ci aspettano. La gente ha ragione ad avere paura”. Secondo Meluzzi, solo una strategia vincente da parte delle nazioni occidentali può mettere fine alla paura: “Colpire lo stato islamico e distruggerlo. Una volta schiacciata la testa di questa piovra che agita i suoi tentacoli in Europa, i tentacoli moriranno da soli”.



Meluzzi, la gente esagera? Si sta auto alimentando la psicosi degli attentati o no?

Quello a cui assistiamo non ha niente a che vedere con la psicosi, ma è una atmosfera di allarme che generalmente si crea in queste situazioni, ma anche per ragioni statistiche quando ci sono ottime ragioni per avere paura.

Non stiamo dunque esagerando a vedere terroristi e bombe a ogni angolo? 



La psicosi è una malattia mentale caratterizzata da delirio e allucinazioni. Qua purtroppo non c’è nessuna allucinazione, gli attentati ci sono stati e altri ne arriveranno. Se uno vede del fumo dietro a una porta o una valigia abbandonata, è normale oggi pensare che stia per accadere un attentato.

In piazza San Pietro all’ultima udienza si è registrato un terzo delle persone che abitualmente vi partecipano, che ne pensa?

E’ inevitabile che succeda e le persone hanno ragione ad avere paura.

Le reazioni a cui stiamo assistendo sono di due tipi: città blindate militarmente e inviti a reagire, a tornare nei locali, a uscire. Quale delle due è quella giusta?



E’ giustissimo tornare nei locali, dobbiamo continuare a fare quello che riteniamo sia giusto per noi fare. Però non c’è da stupirsi che una parte di persone abbia paura a uscire di casa e di finire in uno dei prossimi attentati che sono in arrivo. E’ anche vero forse che le probabilità di essere coinvolto in un attentato statisticamente sono minori di morire in un incidente stradale, ma questo non significa che alcune persone abbiano legittimamente paura di attentati.

Concretamente, come si sconfigge la paura?

La sconfitta o la vittoria non si gioca sulla paura ma sulle strategie.

In che senso? 

Le faccio un esempio concreto. Quando cadevano le bombe naziste su Londra la gente continuava a fare una vita perfettamente normale continuando a vivere dove aveva sempre vissuto e facendo quello che aveva sempre fatto anche se ogni giorno morivano molte persone.

 

Perché lo facevano?

Perché c’era una strategia precisa, quella di Churchill, che aveva detto in modo esplicito agli inglesi con orgoglio nazionale, “lacrime e sangue e poi la vittoria definitiva”. La gente si sentiva in guerra e in una guerra vincente. La cosa demenziale è invece pensare di essere in pace. L’unica vera prevenzione della paura è una strategia efficace per vincere la guerra.

 

Però questa volta siamo davanti a un nemico che si muove nell’ombra, in mezzo a noi, difficile da individuare. E questo genera paura. 

Un nemico misterioso fino a un certo punto. C’è un nemico ben preciso che si estende dal Marocco fino alle Filippine passando per un baricentro preciso che è la testa della piovra e cioè il califfato islamico. Pensare di sconfiggerlo tagliando le unghie alla piovra invece di schiacciarle la testa è una strategia perdente. 

 

Giubileo sì, giubileo no: lei da che parte sta?

Il  giubileo lo decide la Chiesa se farlo o no, bisogna poi vedere quante persone vi parteciperanno. Certamente è un’esca fantastica per gli attentatori, e personalmente credo che Roma non scamperà a un attentato.

 

Perché è così certo?

Lo hanno promesso e annunciato. Ogni giorno esce un video dell’Isis su Roma in cui si dice che agiranno come hanno fatto prima Parigi e Londra.

 

Abbiamo i mezzi per prevenire questo attentato?

Secondo me no. E’ talmente semplice, basta passare con una macchina fotografica in mezzo alle migliaia di persone che entrano ed escono da piazza San Pietro  ogni giorno.

 

Davanti a questo quadro, che parola di fiducia si sente di dire?

Spero si formi una coalizione guidata dalla Russia per schiacciare la piovra annientando l’Isis.

 

Eppure i terroristi di Parigi erano nati e cresciuti qui, non in Siria o in Iraq…

Certo ma possono esistere perché c’è una strategia guidata da un progetto politico ben chiaro. Una volta schiacciata la testa della piovra i tentacoli uno a uno moriranno da soli.

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