Sembra sempre più uno scenario che dalla crisi terrorismo porta a quello inquietante di conflitto mondiale e, parafrasando Papa Francesco, il rischio della terza guerra mondiale si fa spettrale su tutta Europa e non solo. Non sono allarmismi ma semplici dati di fatti di tutta l’escalation che sta accompagnano gli attenti osservatori in questi giorni incedibili di fatti internazionali. L’ultima arriva dall’eterno conflitto tra Russia e Ucraina, riaprendo quel fronte rimasto per troppo tempo in “silenzio” più che altro per la presenza di altre questioni più pressanti come le minacce dell’Isis. Ma tra Kiev e Mosca i rapporti sono sempre congelati e il freddo non c’è entra: dopo il caos occorso ieri con la Turchia, per Putin si riapre un’altra grana con il governo ormai filo europeo dell’Ucraina, che mal digerisce tutta la situazione ancora non risolta con i confini dei ribelli filorussi e la “presa” della Crimea (altro atto che da solo richiederebbe un intero approfondimento sui possibili rischi di scontri internazionali). Oggi, anzi da poche ore, è arrivato la notizia choc del governo di Kiev che annuncia la chiusura dello spazio aereo alla Russia, contro possibili provocazioni. L’Ucraina ha dunque deciso di concedere il suo spazio aereo alle compagnie russe senza alcuna eccezione, al fine di «evitare possibili provocazioni». Kiev aveva già vietato i voli militari dalla Russia che aveva risposto con il procedimento simmetrico, ma in questo caso si tratta anche di aerei civili, che fino ad ora erano rimasti circolanti. Un altro passo verso l’inasprimento del conflitto, e questa volta l’Isis non c’entra nulla.
Una crisi internazionale senza precedenti negli ultimi anni, un clima da nuova guerra fredda allargata, anzi probabilmente da terza guerra mondiale: è lo scontro Turchia-Russia che ha infiammato la giornata di ieri dopo il jet russo abbattuto da Ankara per ordine del primo ministro turco. Le duplici accuse – “volava oltre confine siriano nei nostri territori”, “non è vero, abbattuto mentre volava in Siria” – dei due Paesi, l’escalation di crisi diplomatica che ha fatto convocare immediatamente i vertici Nato per affrontare un qualcosa a cui non si era preparati. Forse. Infatti è interessante provare a vedere anche solo in superficie – in profondità forse solo i servizi di intelligence potrebbero – le radici delle contrapposizioni tra Erdogan e Putin. Obiettivi strategici? Esatto, e la Siria è il campo di battaglia. Erdogan vuole rovesciare Assad per trasformare la Siria in un grande stato sunnita guidato magari dai Fratelli Musulmani ovvero il grande bacino di voti del partito AKP del “Sultano”, mentre Mosca e Putin vorrebbero salvare Assad dall’ipotesi sultanato della Turchia, per poter assumere ruolo preminente di Zar anche in Medio Oriente, indebolendo così gli Stati Uniti, ovvero i principali sostenitori della Turchia. Putin ha stretto accordo con tutti i limitrofi, da Israele (accordo militare) e Iraq, Iran e Libano (economico) ma resta la Turchia. Ebbene, questa lotta Zar vs Sultano che solo nei nomi sembra ridicola, non profuma, anzi puzza, di conflitto mondiale?
Il jet russo abbattuto nei cieli tra la Siria e la Turchia ha aperto una voragine di crisi diplomatica dalla vaste proporzioni ancora ben da calcolare e che portano l’immagine di Terza Guerra Mondiale sempre più vicino alla realtà, purtroppo. La Russia con Putin ha parlato di pugnalata alle spalle e di atti gravissimi, per quanto successo al jet abbattuto da missili turchi per via di una presunta violazione dello spazio aereo di Ankara che è ora al vaglio degli investigatori internazionali. La risposta del governo turco non si è affatto attendere: «prenderemo ogni genere di misura contro le violazioni dei nostri confini» ha detto il premier Davutoglu e non da meno il presidente Erdogan quando ha affermato che il diritto di difesa deve essere garantito sempre, forte del sostegno anche di Barack Obama, il che allarga notevolmente il raggio della crisi. In un momento in cui è decisiva la concertazione internazionale per capire come intervenire in Siria e Iraq contro il Califfato Isis una crisi di questo genere non era certo la benvenuta. Uno scontro ai massimi livelli con la convocazione immediata delle rispettive rappresentanze del corpo diplomatico che ha coinvolto ovviamente anche la Nato. Da quale parte sta la verità? Difficile da dire a così poche ore di distanza dai fatti di certo non è un segreto che sia Russia che Turchia hanno interessi ben più ampi sulla Siria che non il “semplice” Stato Islamico e che i fastidi tra i due Paesi sono storici. Detto questo la tensione è difficile da sopportare e la concezione di guerra purtroppo si fa sempre più vicino a propositi reali.
“Come tutti i Paesi la Turchia ha il diritto di difendere il suo territorio“. Con queste parole, pronunciate durante la conferenza congiunta con il presidente Francoise Hollande alla casa Bianca, e riportate da “Ilsole24ore.com“, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama mette in chiaro da che parte sta nell’incidente diplomatico che vede protagoniste Turchia e Russia. Nonostante abbia ammesso di non avere troppe informazioni a riguardo della vicenda Obama, interpellato da un cronista sull’abbattimento di un jet russo da parte dell’aviazione turca, ha invitato entrambi i Paesi a non procedere ad un’escalation, sottolineando che si terrà in stretto contatto con il presidente turco Erdogan.
Ad accrescere il timore di uno scoppio sempre più probabile della Terza Guerra Mondiale, in un periodo ampiamente caratterizzato dalla minaccia terroristica, ecco arrivare la crisi diplomatica tra Turchia e Russia. Tutto è nato dall’abbattimento di un jet russo in Siria da parte dell’aviazione turca, che avrebbe deciso di colpire il velivolo di Mosca dopo che questi avrebbe prima violato lo spazio aereo di Ankara e poi ignorato gli avvertimenti turchi di fare ritorno nei cieli siriani. Come riportato da Rainews.it, della vicenda ha parlato poco fa anche Steve Warren, portavoce del Pentagono, sottolineando che “il jet russo non ha risposto agli avvertimenti turchi“. Dopo aver spiegato che nella zona in cui l’aereo è caduto non era presente personale americano, Warren ha poi in un certo senso preso le distanze dalla Turchia intesa come alleata all’interno della Nato, sottolineando che “l’incidente non riguarda la coalizione appoggiata dagli Usa ma e’ una questione fra i due paesi“.
Terza guerra mondiale, il tuono arriva forte e chiaro dal richiamo del Papa durante l’omelia di giovedì scorso alla Chiesa di Santa Marta a Roma ma anche in quai tutti gli interventi pubblii di Beroglio: il Pontefice, stando a quanto riferito da “Città Nuova” si è infatti scagliato contro gli uomini della guerra e i trafficanti d’armi. Dopo aver sottolineato che “Dio piange, Gesù piange“, Papa Francesco ha sottolineato che “questi che operano la guerra sono maledetti“, e il passivo utilizzato nella frase sta ad indicare che non è il vescovo di Roma a maledire gli artefici dei conflitti, bensì Dio stesso, che per natura condanna ogni sorta di dissidio e di violenza. Parole forti da parte di Bergoglio, che commentando il pianto di Gesù a Gerusalemme è tornato a parlare di quella che ha a più riprese definito come la “Terza Guerra Mondiale a pezzi“, sentenziando che “nessuna giustificazione” è ammessa per un mondo che è “tutto in guerra“. Papa Francesco ha poi parlato del Natale che sta per arrivare, definendolo “truccato” nei suoi festeggiamenti vista la situazione attuale:”Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, feste, alberi luminosi, presepi: tutto truccato. Il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Non ha compreso la strada della pace“. Il Santo Padre ha poi parlato delle conseguenze disastrose che la guerra porta con sé:”Rovine, migliaia di bambini senza educazione, tanti morti innocenti: tanti!“, prima di concentrarsi sui trafficanti d’armi che vedono entrare nelle loro tasche “tanti soldi“. Ecco dunque riecheggiare le parole dell’ultimo Angelus del Papa, in cui più volte il Santo Padre ha invocato “riconciliazione” e “perdono“, concetti imprescindibili per raggiungere quella pace unica a lungo cercata e troppo spesso sfuggita.