Come le più pessime previsioni annunciavano, arriva oggi la 28esima fumata nera per l’elezione di tre giudici della Consulta, ovvero la nomina politica di parte della Corte Costituzionale. Dopo una notte di dialoghi e scontri tra le tre maggiori forze presenti in Parlamento, Forza Italia, Movimento Cinque Stelle e sopratutto Pd. Non è stato infatti raggiunto il quorum richiesto di 571 voti necessari per l’elezioni. I tre nomi in campo erano Giovanni Pituzzella, Augusto Barbera e Francesco Paolo Sisto dei quali però solo Barbera, il candidato del Pd, ha ottenuto 536 voti. Franco Modugno, sostenuto dal M5s ha preso 140 voti, Gaetano Piepoli del Centro democratico solo 56, mentre Sisto (appoggiato da Forza Italia) ne ha presi 511 e Pitruzzella “solo” 492 voti. Ora bisognerà ricominciare tutto da capo con evidenti reazioni in ambito politico che ci saranno nei prossimi giorni, con l’evidente impossibilità di arrivare ad un accordo con solo quei tre partiti.
La notizia che vi avevamo dato in anteprima oggi viene adesso confermato dal diretto interessato: sarà Mario Calabresi il nuovo direttore di Repubblica, dopo che Ezio Mauro a gennaio lascerà la poltrona su cui siede da circa 20 anni. «A Natale, dopo 6 anni e mezzo, lascerò La Stampa e un pezzo di cuore: è stata un’avventura bellissima, e gennaio comincio a Repubblica», afferma l’attuale e dunque ormai dimissionario direttore del quotidiano di Torino, su Twitter. Con Ezio Mauro se ne va dunque un’era giornalistica e politica durata un ventennio con la fortissime collaborazione con il fondatore Eugenio Sclafari: lascia la guida del gruppo Espresso e con lui se ne andranno vari collaboratori che erano stati portati nel corso dei vari anni. Cambierà di certo l’impianto editoriale: primo effetto, Adriano Sofri, storico collaboratore di Repubblica, ha annunciato che finirà anche la sua parte essendo stata originata dall’amicizia personale con Ezio Mauro.
Papa Francesco è sbarcato nel primo pomeriggio a Nairobi sotto ali di folla festanti, con la popolazione locale che gli ha riservato un’accoglienza incredibile: subito è avvenuto il primo discorso molto forte che ovviamente ha tenuto in considerazione tutte le varie problematiche del polo africano e anche, nello stesso tempo, le gravi conseguenze che ultimamente terrorismo e fondamentalismo stanno provocando in giro per il mondo. «L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione», ha affermato Bergoglio di fronte al presidente Kenyatta e alle autorità del Paese riunite nel giardino della State House di Nairobi sotto una immensa tenda. Il Pontefice ha poi proseguito con la sua ormai consueta argomentazione misto braccio e discorso preparato con la semplicità che lo contraddistingue. «La lotta contro questi nemici della pace e della prosperità deve essere portata avanti da uomini e donne che senza paura credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita della nazione e ne danno coerente testimonianza». Conclusione rivolta ovviamente allo specifico tema dell’Africa, con uno sguardo al popolo keniota e alle sue piaghe profonde: «Fintanto che le nostre società sperimenteranno le divisioni, siano esse etniche, religiose o economiche, tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace, per il perdono e per la guarigione dei cuori».
Notizia di poche ore fa che riporta ancora una volta uno scenario inquietante che aumenta la tensione internazionale: l’Ucraina vieta da oggi lo spazio aereo a tutti gli aerei provenienti dalla Russia, con tutte le compagnie russe che sono state bandite dalla circolazione aerea nei confini ucraini. Già, proprio i confini uno die motivi della chiusura, con il fronte della guerra tra i due paese che ancora non è stato chiuso per niente e solo le minacce mondiali dell’Isis hanno spento le polemiche su quei territori che però continuano a battagliare sul campo, con azioni mirate e senza dar troppo nell’occhio. Un altro dei motivi potrebbe anche riguardare lo stop di ieri di Mosca al gas per tutta l’Ucraina, accusandola di non aver pagato i rifornimenti. Annuncio dato ieri da Gazprom, il colosso russo del gas, e ora la reazione di Kiev: un altra grana per l’ordine mondiale già piuttosto scosso dai fatti delle ultime settimane. Per avere dettagli in più e per scoprire l’origine del fronte Russa-Ucraina clicca qui, con tutti gli approfondimenti aggiornati.
14 anni, futuro radioso davanti e mondo della moda pronta ad accoglierla: è Kaia Gerber, figlia di Cindy Crawford, la modella che ha fatto impazzire il mondo dagli anni Novanta in poi per il suo fascino che la rendono una icona di top model. Ha deciso, su insistenza di numerose case di moda e giornali del settore, di intraprendere la carriera da modella: dopo aver mosso i primi passi posando per le campagne di Young Versace e su Vogue Italia, ora la figlia di Cindy e Rande Gerber intende andata avanti e sarà protagonista del numero di gennaio di Teen Vogue, dove racconta il suo bel rapporto con la splendida mamma. «È lei a curarmi le sopracciglia, se fosse per me inizierei a strappare tutto e rimarrei senza», afferma la bella e giovanissima Kaia. La baby top, come ormai in molti la chiamano, ammette anche che «crescendo mi sono resa conto che volevo far parte del mondo della moda, questo voglio fare e lo voglio davvero». E mamma Cindy cosa dice? Per lei nessun problema, riporta Adnkronos, anzi ha detto che la sosterrà qualsiasi cosa decida di fare lasciandole il suo segreto: «Mia madre mi ha insegnato che dietro ogni posa deve esserci un pensiero e questo evita di avere un’espressione vuota ogni volta che si scatta un servizio fotografico».
Fonti vicine al giornale romano Repubblica danno una clamorosa anticipazione che se fosse confermata cambierebbe gli scenari della carta stampata: riporta la Reuters che Ezio Mauro, da vent’anni alla guida del gruppo L’Espresso, starebbe per lasciare e con lui anche il fondatore Eugenio Scalfari. Al loro posto, le voci si fanno sempre più insistenti su Mario Calabresi, già inviato in America per Repubblica e poi attuale direttore de La Stampa. Ezio Mauro, come riportano anche su Dagospia, avrebbe anticipato ai suoi collaboratori più fidati che ha fine anno dovrebbe togliere il disturbo dopo una lunghissima stagione politica e giornalistica che ha affrontato a muso duro l’epopea berlusconiana. Corazzata culturale e giornale a massima tiratura nazionale, starebbe per cambiare dunque tutta l’impostazione, con l’arrivo di Calabresi che già aveva rilanciato alla grande il quotidiano di Torino.
Si chiama Rodolfo Corazzo, il sessantenne che ieri sera assieme alla sua famiglia ha vissuto l’incubo della rapina e sequestro in casa, in una villa a Rodano in provincia di Milano. Commerciante di gioielli, possessore di varie armi registrate, l’uomo ieri sera aggredito in casa da tre malviventi che volevano rapinargli gran parte della villetta, ha però risposto sparando un colpo che ha ucciso uno dei tre ladri, facendo fuggire gli altri due. Le ricostruzioni parlano di una sparatoria durata qualche minuto, dopo che i ladri stavano, pare, aggredendo anche la famiglia del commerciante che era già stato picchiato prima di rientrare in casa dai malviventi: due spari dell’uomo e altri dei ladri che avevano rubato un’arma della collezione privata del padrone di casa. Il risultato è un morto, purtroppo, ovvero Valentin Frrokaj, ladro albanese che si scopre oggi essere ricercato da mesi dalla polizia per altre rapine simili in passati e sopratutto per omicidio commesso il 23 luglio 2007 a Brescia ai danni di un connazionale per il quale era stato incarcerato ma recentemente evaso dal carcere di Parma nel 2013.
È cominciato da pochi minuti il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella direttamente dal Parlamento Europeo, il primo da quando è capo dello stato: introdotto dal messaggio di Martin Shulz, presidente del Parlamento che ha richiamato il forte valore dell’Italia in questo periodo difficile, dalla solidarietà immediata data alla Francia fino al ricordo delle vittime del terrore, Mattarella ha dunque incominciato la sua prolusione. Partenza rigorosa dalla solidarietà totale alle vittime dell’immagine tragedia in Francia: «L’Europa è ferita, e dobbiamo affrontare insieme il dolore: con gli attentati di Parigi oggi, ci è richiesta più unità per sconfiggere il terrorismo, un’unità che deve essere la base dell’ideale europeo». Secondo Mattarella, va isolato ogni estremismo e la battaglia va condotta senza freni e senza timori per garantire alle future generazioni un orizzonte di pace globale reale. Per altri dettagli e per la diretta streaming del discorso, clicca qui.
È partito da Fiumicino alle 8.05 di questa mattina con rotta Kenya, Africa: è iniziato perciò il primo viaggio apostolico di Papa Francesco in Africa con tappe importanti anche dopo il Kenya, ci sono infatti in agenda visite in Repubblica Centroafricana e Uganda. Il tutto si concluderà il 30 novembre con il ritorno a Roma: viaggio di estrema importanza per moltissime motivazioni legate anche alla situazione attuale del mondo contemporaneo, con il Pontefice che affronta un viaggio rischioso e pericoloso per le situazioni e i focolai accesissimi ancora in molte zone africane e che riguardano per lo più pericoli di terrorismo islamico o anche solo locale che non fanno dormire sonni tranquilli al cordone di sicurezza di Bergoglio. Tutti tranne il Papa che con felicità si appresta a dare conforto, speranza e riconciliazione, come detto nel suo messaggio video prima di partire, al popolo africano. Inoltre a Bangui nella splendida cattedrale della Repubblica Centrafricana, Francesco ha annunciato che aprirà la Porta Santa, dando il via al Giubileo in quelle “periferie” da lui tanto amate e che per la prima volta nella storia non accade nella consueta Porta Santa in San Pietro. Molte visite, grandi incontri con anche i capi di stato africani e un unico messaggio da trasmette: la Misericordia di Cristo può ancora salvare questo mondo.
Dopo ormai due settimane di fuga tra Francia, Belgio e Germania senza di fatto mai farsi prendere, l’ultimo degli attentatori della strage di Parigi, Salah Abdeslam, spunta ora un altro nome di un terrorista che sarebbe in ritirata assieme al criminale fondamentalista. Si chiama Mohamed Abrini, 30 anni, occhi marroni e un metro e 75 d’altezza: garantiscono i servizi segreti belga e francese che hanno visionato le immagini delle telecamere di servizio all’altezza del comune di Ressons, una delle uscite sull’autostrada Parigi-Bruxelles. Abrini guidava la Clio nera ed era l’11 novembre scorso, a soli due giorni dagli attentati sulla macchina che poi verrà usata da Salah durante la strage. Proprio il fratello di Ibrahim Abdeslam, l’altro kamikaze, sedeva accanto ad Abrini e in molti confermano che siano in fuga ancora insieme. Continua dunque il terrore in Francia e con la capitale d’Europa ancora del tutto asserragliata per il timore di attentati e per cercare di stanare i due, a questo punto, ricercati più importanti d’Europa in questo momento. In un primo momento si pensava a loro due come i sequestratori della rapina di ieri sera a Roubaix, poi per fortuna ipotesi è stata allontanata anche se purtroppo il blitz delle teste di cuoio ha causato un morto tra i malviventi che solo poi hanno scoperto non essere terroristi.
Due miliardi di euro per sicurezza e cultura. Questo il piano di Renzi presentato ieri in Campidoglio del suo governo per cercare di affrontare il pericolo terrorismo in una serie di misure con varie questioni che rimangono ancora aperte e che hanno fatto arricciare il naso alle opposizioni. Il bonus di 80 euro esteso alle forze dell’ordine, mezzo miliardo per potenziare la difesa e altrettanto per rafforzare le periferie a rischio. Inoltre un aumento di 200 milioni di euro come stanziamenti alla difesa per migliora equipaggiamenti e cyber sicurezza, e poi il provvedimento che ha fatto più notizia ovvero il bonus da 500 euro per i 550mila neo maggiorenni da investire in teatri, musei e concerti. Insomma, per un euro speso in difesa ce ne vuole uno altrettanto speso in cultura, questo il messaggio forte di Matteo Renzi. Forza Italia propone invece un programma di 12 punti, che comprende metal detector in metrò e stazioni ferroviarie, presenza fissa di sorveglianza nei luoghi sensibili e nuove misure per l’immigrazione.
La Repubblica apre con la tensione salita alle stelle tra Turchia e Russia dopo l’abbattimento del jet. Il premier russo avverte che ci saranno conseguenze. Al centro pagina invece la foto della bara di Valeria Solesin, per la quale ieri ci sono stati i funerali laici in Piazza San Marco, a Venezia. Presenti il Ministro Pinotti, il Presidente Mattarella e Agnese Renzi. Sullo sfondo, i due miliardi stanziati dal Governo per sicurezza ed istruzione. Anche il Corriere della Sera in prima pagina pubblica la notizia del jet russo. Obama, riporta, si schiera con Erdogan e la Turchia. Putin lasciato solo nelle sue convinzioni. La situazione si fa molto delicata. Uno spazio è dedicato alla proposta di Renzi di un bonus cultura di 500 euro ai neo diciottenni. La Stampa apre con l’incidente del jet, con relative minacce da parte di Putin. Riprende poi la notizia delle misure del Governo per sicurezza ed istruzione. Dedica uno spazio all’uccisione di un ladro da parte di un uomo nel milanese: voleva proteggere la sua famiglia. Il Fatto Quotidiano apre con la notizia principale del jet ma si concentra in particolare sullo sfaldamento del fronte anti-Is, mentre Marino è pronto a ricandidarsi a Roma. Il Giornale invece riporta la notizia del jet, azzardando l’inizio di una guerra mondiale. In alto, il funerale di Valeria, con la foto del feretro e dei genitori. Libero invece parla di crisi internazionale, riferendosi alla Turchia, accusandola di aiutare l’Isis. Si sposta poi sulla notizia riguardante il M5S, che avrebbe fatto sparire degli scontrini. La Gazzetta dello Sport si concentra invece sulla stangata della Roma. Il 6 a 1 del Barcellona contro la squadra della capitale è stata resa possibile da Messi, che ha dominato per tutti i 90 minuti.
Sono tre nomi che stanno facendo ballare (e saltare) il banco da ben 27 tentativi: si tratta della nomina dei tre giudici per la Consulta, ovvero la parte di nomina politica all’interno della Corte Costituzionale. Manca sempre l’accordo tra le tre principali forze politiche che hanno più voti in Parlamento, ovvero Pd, M5s e Fi: questa mattina per il 28esimo tentativo si dovrà tenere la seduta per arrivare ad una proposta condivisa di tutti altrimenti salterà di nuovo il banco con una pessima figura davanti a tutto il Paese e con un altro problema politico-giudiziario che si riproporrebbe con massima urgenza. Renzi ha dato il via libera ai suoi capogruppo Zanda e Rosato di risolvere la partita entro la notte appena passata, arrivando a tre candidature possibilmente condivise con gli azzurri e i grillini. Se così non fosse però, allora si virerebbe verso le forze di centro che però pretendono ovviamente un candidato di propria parte per poter accettare gli altri due proposti da Berlusconi e Renzi. Un gran caos politico attorno a dei nomi che il Movimento Cinque Stelle continua a bocciare con astuti giochi politici degni degli altri partiti in Parlamento. L’unico certo sembra essere Franco Modugno, proposto da M5s che piace a tutti, mentre Augusto Barbera e Francesco Paolo Sisto vengono rifiutati per presunti passati poco chiari, tutti da verificare. Ma si capisce che questo è l’ennesimo gioco per indebolire la maggioranza e far sentire la propria voce, idem per il governo è occasione di stabilire predominio su altre forze. Un gran giochino che però questa mattina dovrà finire altrimenti saranno guai un po’ per tutti.
È appena cominciato e già il caos regna sovrano: il processo della gendarmeria vaticana sul caso dei documenti segreti usciti dal Vaticano e poi pubblicati sui libri di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi ha preso il via ieri tra le mille polemiche per le diverse procedure tra i due stati e per l’accusa forte degli imputati di mancanza di libertà di stampa (anche se bisogna ricordarsi sempre che a livello giudiziario stiamo sempre parlando di due Paesi diversi con regole molto diverse). Vatileaks 2 ha preso il via e dovrebbe andare avanti fino all’inizio del Giubileo con una udienza al giorno. Dopo la respinta dell’eccezione di nullità per l’imputato Fittipaldi, chiesta dal suo avvocato, si procede avanti tutta con il processo che ogni giorno riserverà importanti sorprese. Intanto dopo questo rifiuto, un altro problema si pone su uno dei test/indagati fondamentali, ovvero Francesca Immacolata Chaouqui, una dei presunti corvi all’interno del Vaticano da cui sarebbe partita tutta la fuga di notizie. Tramite l’avvocato Giulia Bongiorno, starebbe per per presentare l’istanza di rifugiata nel Paese italiano, dopo «le innumerevoli compressioni di difesa, la mia assistita sta valutando di astenersi dalla partecipazione al procedimento in Vaticano, invocando il suo status di rifugiata nel territorio italiano», le parole della Bongiorno. La faccenda si fa piuttosto complessa, e non poco: processo avanti, polemiche divampano.
Un’ansia durata tutta una serata e una nottata per via di bruttissimo fatto di cronaca nera che però, almeno stavolta, non rientra nella minaccia del terrorismo in Francia anche se per molte ore si è creduto il contrario. Si è concluso con un raid delle teste di cuoio francesi che a Roubaix hanno fatto irruzione nella casa dove erano sequestrate due persone, un direttore di banca e la moglie. Si ha una vittima, ed è uno dei tre banditi che hanno provocato una rapina e il conseguente sequestro: attimi di terrore oltre al fatto increscioso in sé anche per il timore di un nuovo atto terroristico, anche per la vicinanza al Belgio di questa cittadina famosa per la Grande Classica di ciclismo. Presi in ostaggio nella loro abitazione un’intera famiglia per motivi di rapina e quindi prettamente di guadagno economico: risultato, assalitori molto armati ma lo scontro a fuoco con la polizia ha portato ad un morto, l’assalitore, e gli altri arrestati. Tutto risolto, a parte il morto che non è mai una buona notizia. Ma il terrore rimane fisso in Francia, purtroppo.
Brutto fatto di cronaca nella notte milanese dove un ladro è stato ucciso dopo un furto nella periferia a Lucino di Rodano, attorno alle 21 di ieri sera. In una villetta a due piani, un commerciante ha subito l’attacco di tre malviventi che volevano rapinarli degli oggetti preziosi l’intera abitazione: i ladri avrebbero, secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri riportate dai colleghi del Corriere della Sera, rubato delle armi possedute al commerciante proprietario, ma l’uomo li avrebbe scoperto e i ladri avrebbero dunque sparato. Ma a quel punto l’uomo, che si occupa anche di televendite di oggetti preziosi, ha risposto al fuoco ferendo a morte uno dei tre ladri. Le armi possedute dal commerciante erano tutte legali, «erano a volto coperto, parlavano italiano ma con accento straniero e hanno aggredito il mio cliente, anche se lui ha chiesto prima di non far male alla sua famiglia e che era disposto a collaborare ma è stato malmenato e alla fine dopo un colpo in aria per spaventarli ha colpito effettivamente uno dei tre ladri», questo il commento dell’avvocato Piero Porciani, il legale di Rodolfo Corazzo, il commerciante in questione.