Chi ci segue da tanto sa quale punto stiamo cercando di mostrare (e non dimostrare): guardare gli ultimi fatti con un occhio attento non significa gridare alla terza guerra mondiale senza alcun senso. IL termine, provocatorio lo sappiamo, cerca di mostrare come molti aspetti di questo tempo siano riconducibili ad un rischio di conflitto che un po’ tutte le parti cercano di portare al limite, ma non si vede una strategia che miri alla costruzione della pace attiva (concetto che meriterebbe da solo un reportage dedicato) ma solo una bieca contrapposizione tra pacifismo moralistico e piglio guerrafondaio senza criterio. Il caso Russia-Turchia è da maestro in questo senso: continui scambi di accuse dopo il jet russo abbattuto ha solo svelato una profonda e diversa posizione sulla lotta al terrorismo e sopratutto sulle mire specifiche di Erdogan e Putin, tutt’altro che pacifiche. L’ultima arriva da Ankara, con il presidente turco che tuona così: «Supportare il regime di Assad in Siria, che ha ucciso 380 mila persone, significa giocare col, fuoco. Colpire gruppi di opposizione che hanno una legittimazione internazionale con la scusa di combattere contro l’Isis significa giocare col fuoco. Usare un incidente in cui la ragione della Turchia è accettata dal mondo intero come scusa per tormentare i nostri cittadini che erano in Russia significa giocare col fuoco». Ecco, il fuoco evocato è purtroppo più vivo che mai.
Il clima da guerra è dato anche dalle schizofreniche dichiarazioni che si stanno susseguendo in questi giorni molto tesi che vi stiamo raccontando: dal pericolo da terza guerra mondiale, ai continui richiami di Papa Francesco, fino allo scontro totale tra Russia e Turchia dopo la crisi del jet abbattuto. Insomma, da un lato si cerca il dialogo diplomatico bruscamente interrotto dopo il “pasticcio” del jet, e dall’altro alcune misure portano il livello del conflitto a gradi mai raggiunti finora. Ankara ha sospeso in questi giorni i suoi raid anti-Isis in Siria e quasi sicuramente per via dello scontro con il possibile alleato di Mosca che dopo quanto successo al confine turco-siriano sta rendendo imbarazzante la situazione. La notizia arriva da fonti anonima della diplomazia di Ankara, riportate sul quotidiano turco Hurriyet oggi in edicola, e racconta il durissimo dialogo diplomatico con la Russia anche se nello stesso tempo Mosca ha ritirato la contraerea missilistica dal confine turco come invece aveva piazzato nei tre precedenti scontri. Questa possibile prova di disgelo andrebbe secondo noi iscritta al tentativo di Anakra di fissare un appuntamento con Mosca nei prossimi giorni: lo riporta l’Ansa, Erdogan avrebbe informato e chiesto un colloquio con Putin nella prossima Conferenza Onu sul clima a Parigi il 30 novembre, lo ha confermato anche il portavoce del Cremlino in mattinata, Dmitri Peskov.
Un passaggio fondamentale, ma che non allontana anzi forse avvicina l’idea di una terza guerra mondiale: per una volta dopo tre giorni un disgelo della Russia verso un altro paese mondiale dopo gli scontri con Turchia e Ucraina e più nel profondo anche con gli Usa: Putin ha ricevuto Hollande e ha ribadito l’appoggio totale contro l’Isis in Siria e Iraq e nello stesso tempo annuncia anche come il destino di Assad sarò poi nelle mani del popolo siriano. Ma sentite questo passaggio: «La cooperazione con la Francia è un passo verso la creazione di una coalizione internazionale contro l’Isis», ha aggiunto il capo del Cremlino nell’incontro con il pari grado francese. Dunque l’annuncio è forte, ci vuole una coalizione e le coalizioni rievocano scenari di guerra, inutile nascondersi. Ma al di là di questo, parallelamente, continua l’attacco diretto ai presunti alleati della Turchia: «Chi usa i doppi standard col terrorismo ed è coinvolto in attività criminali con lo Stato islamico sta giocando col fuoco». Ecco in questa coalizione dovrebbero esserci tutti e 2 questi Paesi, come sarà possibile un accordo? Su che basi, sopratutto? Non lo sappiamo noi, certamente, ma rimane interessante e allo stesso tempo inquietante, provare a capire che tempi si delineano nel nostro immediato futuro. Il bisogno forte è di un ancora di salvezza e questo non la darà mai nessuna azione militare di nessun Paese al mondo.
Un attore molto silenzioso che in queste settimane non si era fatto notare e che in questi ultimissimi giorni di forti tensioni, da terza guerra mondiale per intenderci, si era tenuto in disparte. E invece dopo il vertice con Hollande di ieri qualcosa si è mosso e ora anche la Germania, la grande assente dopo gli attentati di Parigi, ha deciso di muovere forze ingenti contro l’Isis in Siria. Una svolta, un cambio radicale di strategia arrivato ieri in serata e che allarga ancora di più le maglie del conflitto che si prospetta. In Siria contro l’Isis ma soprattuto a moderare a fianco di Russia, Turchia e Usa dopo giorni di assoluto timore di spaccature insanabili in seno alla Nato e al G20: forse la forza e l’intento di Angela Merkel potrebbero dispiegarsi nella prova di equilibrio che saranno in grado di offrire agli altri attori in gioco in questo clima di conflitto internazionale e potrebbe non essere un male per forza. Il Ministro della Difesa, Henning Otte, ha riferito ieri sera che Berlino d’ora in poi «non soltanto rafforzerà le sua missione nel Nord Iraq dove la Germina fornisce i peshmerga curdi già dal 2014 ma contribuirà a combattere l’Isis con caccia di ricognizione Tornado in Siria». Le fonti parlano di sei tornado, sei caccia, Airbus da riferimento, satelliti e fregate di missili antiaerei da schierare vicino alla portaerei francese Charles De Gaulle. Forza militare e dialogo diplomatico, signori la Germania “scende in campo”.
Invece che placarsi col passare delle ore, lo scontro tra Russia e Turchia diventa sempre più frontale e tenendo conto dell’appoggio degli Usa al governo di Ankara l’impianto subisce effetti da guerra mondiale, la terza come andiamo dicendo non solo noi da molto tempo. È di oggi l’ennesima escalation di inasprimento dei rapporti tra i due governi dopo il caso del jet russo abbattuto, con un gruppo di 50 imprenditori turchi che sono stati fermati dalle autorità russe a Krasnodar, nella Russia meridionale con l’accusa di aver mentito sul motivo del loro ingresso nel Paese. A riferirlo è la Cnn turca che ha riportato il racconto di uno degli imprenditori dice che hanno subito un fermo da mercoledì scorso per poi oggi comparire davanti ad un giudice che li avrebbe condannati a dieci giorni di detenzione e mula da 60 euro per aver dichiarato di essere in Russia per turismo quando invece erano andati a partecipare ad una fiera agricola. È ovviamente un piccolo caso ma che racconta bene che livello di tensione ci sia tra i due paesi che dopo le dichiarazioni dei due presidenti di qualche ora fa vivono davvero attimi di tensioni da conflitto totale: Putin ha detto due ore fa che la Turchia non si è nemmeno degnata di chiedere scusa per quanto accaduto, mentre Erdogan ha ribadito che il suo popolo non deve scuse visto che militari e contraerea hanno fatto il loro dovere contro un’azione straniera che ha invaso i confini nazionali. Estremismo non è mai una una buona strada, ma siamo davvero in un momento in cui i ferri corti tra due superpotenze mondiali stanno diventano infinitamente corti.
E se poi scende in campo anche “l’Impero” britannico allora davvero si può pensare ad un terza guerra mondiale, quantomeno negli intenti diplomatici e nelle mosse strategiche. È da poco intervenuto al Parlamento di Westminster David Cameron, premier inglese che ha posto tutto il suo discorso per chiedere alle Camere il via libera a bombardare l’Isis in Siria: «Raid in Siria contro l’Isis, per fermare subito il terrorismo che avrebbe puntato le armi già contro il Regno Unito». Il voto arriverà tra una settimana e sarà una tappa importante non solo per la leadership di Cameron ma per la scelta britannica su quale parte prendere nelle strategia contro l’Isis, se un profilo “all’italiana” di strategia senza guerra o se invece, come vorrebbe Cameron, sia assolutamente prioritario l’intervento di bombardamento sul Daesh. Per il buon David non ci sono alternative: «Il Regno Unito deve unirsi alla coalizione internazionale e allargare i bombardamenti all’Iraq, dove già effettua raid da tempo», continua il premier inglese. Per Cameron la minaccia va fermata ora, con un aiuto prima militare e poi umanitario per le popolazioni che verranno eventualmente coinvolte dai bombardamenti. Necessario infine anche un tavolo diplomatico molto aperto a cui partecipino anche Iran e Russia, la posta in palio è alta e non si possono avere nemici ulteriori all’Isis, come ricorda sempre il premier a Westminster. Ecco, l’Impero è pronto a muoversi.
Ma ve li ricordate i tempi della Guerra Fredda quando il pericolo Terza guerra mondiale non solo era molto vivo ma probabilmente in alcuni casi (Baia dei Porci, Vietnam) il limite su superato e dunque ora più correttamente si dovrebbe parlare di forte rischio da quarta guerra mondiale. Non sono pazzo anche se ammetto che durante la Guerra Fredda non c’ero ma non per questo motivo la storia non la si può imparare a conoscere: quanto vediamo oggi, intenso proprio nel senso quotidiano del termine, con i rapporti al limite della nevrosi tra Russia e Turchia, tra Ucraina e Mosca e in generale il mondo nei confronti della Siria ha davvero ben poche possibilità di essere definito un tempo “normale”. E mancava, come ciliegina sulla torta, la protesta e la dichiarazione degli americani che davanti allo schieramento in forze massime della Russia con la sua contraerea nella zona di Latikia (confine turco-siriano dove due giorni fa è stato abbattuto il jet russo da Ankara) reagisce così: «la decisione di Mosca di schifare i sistemi di difesa anti missilistica S-400 alla base militare russa a Latakia non che complicare la situazione e non favorisce la lotta all’Isis», e a dirlo è il presidente Barack Obama, non certo l’ultimo degli americani qualunque. Gli Usa temono che Putin miri i missili anche contro gli aerei della coalizione franco-americana in lotta contro lo Stato Islamico, cosa che al momento non accade ma con i tempi che corrono e dopo, lo possiamo dire, la sciocchezza compiuta dal governo turco di abbattere il jet russo, non si possono escludere alcuna ipotesi.
La tensione internazionale attorno alla Siria, forse per troppo tempo sottovalutata o peggio valutata per fini unicamente personali, sta generando un forte sapore di terza guerra mondiale in un vortice di conflitti mezzo esplicitati che purtroppo non si avvertivano in maniera così evidente da tempo. Lo scontro frontale tra Russia e Turchia generato dal jet russo abbattuto – sembra tra l’altro confermata la versione di Mosca che dice di non aver invaso il confine turco con l’aereo – ha portato la Nato, gli Stati Uniti e i paesi limitrofi alla Siria ad una situazione molto complessa dal punto di vista diplomatico, per di più stante la minaccia sempre presente dello Stato Islamico e di una popolazione siriana dilaniata da una divisione interna al Paese di almeno tre forze distinte (regime Assad, Isis e ribelli siriani filo-turchi, quelli per intenderci che hanno ucciso uno dei due piloti russi paracadutati dal jet in fiamme). Scenari di guerra sempre più in vista, con Putin che schiera la contraerea al confine con Latakia, la zona dove è stato abbattuto il jet militare russo. La risposta di Ankara è stata quella di aumentare i pattugliamenti dei suoi F16 lungo il confine con la Siria. Se poi ci mettiamo anche la crisi del gas tra la stessa Russia e l’Ucraina allora lo scenario prende l’inquietante aspetto di conflitto pre-guerra: Mosca chiude rubinetti di Gazprom verso l’Ucraina accusando i cugini nemici di non aver pagato i rifornimenti e inoltre minaccia anche possibili rischi per il transito del metano verso l’Europa dopo che Kiev ha deciso di non acquistarne più. Ma di cosa stiamo parlando dunque? Tutto è pronto a scoppiare? Non è detto ma di certo bisogna riflettere bene sulle prossime mosse per tutti per scongiurare quello che Papa Francesco va dicendo da ormai anni, ovvero il rischio se non il fatto che è già in corso un terzo conflitto mondiale a pezzi. Bisogna almeno evitare che questi pezzi si ricompongono, il puzzle non sarebbe per nulla divertente.